Gli autocrati vanno presi in parola

Quando Putin ammassava truppe dicendo che l’Ucraina non ha diritto di esistere, tanti hanno preferito pensare che fosse solo un bluff. Dicono lo stesso delle minacce del regime iraniano contro Israele

Editoriale del Jerusalem Post

Mosca, 19 gennaio 2022: il presidente iraniano Ebrahim Raisi ricevuto da Vladimir Putin nella sua prima visita ufficiale da quando si è insediato a giugno 2021

Molte sono le lezioni che si possono trarre dall’invasione russa dell’Ucraina. Tra le più evidenti c’è questa: gli autocrati vanno presi in parola, perché intendono fare davvero quello che dicono.

Politici ed esperti di tutto il mondo si mostravano increduli all’idea che il presidente russo Vladimir Putin osasse inviare in Ucraina le decine di migliaia di soldati che aveva schierato ai confini del paese vicino, scatenando un’invasione su vasta scala. Molti pensavano che il massiccio ammassamento di forze fosse solo un bluff: che Putin volesse solo attirare l’attenzione dell’Occidente e manifestare quanto fosse profondamente afflitto dall’inclinazione verso Occidente dell’Ucraina e dalla prospettiva che volesse effettivamente unirsi alla Nato. Ma invadere un altro paese, e nel cuore dell’Europa, negli anni ’20 del XXI secolo? Suvvia, non oserebbe farlo davvero, non è così pazzo.

Ebbene, ha osato. Ma chiunque avesse dato ascolto a ciò che Putin è andato dicendo su questo argomento negli ultimi vent’anni non dovrebbe dirsi sorpreso. Putin non ha mai nascosto il suo dolore per l’esito della Guerra Fredda, con l’Occidente che aveva avuto il sopravvento e la Russia assai ridimensionata. Lo ha dichiarato in numerose occasioni, la più famosa nel 2005 quando disse al parlamento russo che “la fine dell’Unione Sovietica è stata la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”. La definì una “vera tragedia” per il popolo russo ed appariva chiaro dalle sue parole, allora e in seguito, che si trattava di una tragedia che lui era ben determinato a ribaltare.

Né Putin ha mai nascosto cosa pensava veramente dell’Ucraina, spiegando in un lungo articolo pubblicato l’anno scorso che ucraini e russi sono una cosa sola e che la separazione tra loro è artificiale e voluta da potenze esterne al solo scopo di danneggiare la Russia. Leggendo quell’articolo è difficile sfuggire alla sensazione che Putin si consideri l’ultimo grande “unificatore delle terre russe” e che senta come sua missione storica quella di riunire Ucraina, Bielorussia e Russia per far rivivere la gloria passata. Non la gloria dell’Unione Sovietica – Putin non è un grande ammiratore di Lenin – bensì della Russia imperiale zarista.

“No, mamma – è strano! Ancora nessun nazista” (The Telegraph, 4.3.22)

Le intenzioni di Putin erano chiare a tutti, ma pochi volevano vederle. Come mai? Perché vedere le sue intenzioni significava dover agire contro di loro, e farlo significava affrontare Putin e la Russia. Chi mai voleva una cosa del genere? Quindi la gente ha chiuso le orecchie su ciò che il capo russo andava dicendo circa la disgregazione dell’Urss e ha chiuso gli occhi su ciò che scriveva circa l’Ucraina. Oggi gli ucraini stanno pagando il prezzo di quell’errore generale.

Il mondo deve imparare da quest’esperienza, e farlo rapidamente. E il primo caso dove mettere a frutto quella lezione è l’Iran. Come Putin, anche gli iraniani – con le azioni e la retorica – non hanno mai nascosto i loro piani: predominio sulla regione e cancellazione di Israele dalla carta geografica. Per quanto riguarda i loro progetti di predominio regionale, basta guardare ciò che hanno fatto mediante i loro gregari in Iraq, Yemen, Siria e Libano. Quanto a ciò che hanno in serbo per Israele, i loro capi nel corso degli anni lo hanno sempre abbondantemente messo in chiaro.

Gli esempi sono troppo numerosi per essere citati. Basta ricordare questo tipico tweet della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, del 2018: “La nostra posizione contro Israele è la stessa che abbiamo sempre avuto. Israele è un cancro maligno nella regione dell’Asia occidentale, che deve essere rimosso e sradicato: è possibile e accadrà”. Gran parte del mondo quando sente queste parole pensa che sia solo retorica e che – come si pensava di Putin – non può essere che lo dicano sul serio. Invece Israele prende molto a cuore quelle dichiarazioni e quelle minacce. Il che spiega perché è così fortemente contrario a qualsiasi accordo con l’Iran che non lo privi completamente della capacità di sviluppare armi nucleari e dei mezzi finanziari per continuare a sostenere terroristi in tutta la regione.

Come ha affermato lunedì il ministro della difesa Benny Gantz dopo aver comunicato che un anno fa le Forze di Difesa israeliane hanno intercettato due droni iraniani con a bordo armi da fuoco in rotta verso Gaza, “oggi l’aggressione iraniana viene condotta senza un ombrello nucleare. Ma se l’Iran raggiungerà la soglia nucleare, diventerà molto più pericoloso per la pace mondiale”.

Israele presta molta attenzione a ciò che Khamenei fa e dice, e prende provvedimenti per cercare di contrastare i suoi disegni scellerati. Magari anche il resto del mondo, fresco dell’esperienza ucraina, facesse lo stesso.

(Da: Jerusalem Post, 8.3.22)