Gli interessi vitali di Israele, Stati Uniti e stati arabi non devono essere subordinati alle condizioni palestinesi

Promuovere le relazioni tra stato ebraico e paesi arabi (sauditi compresi) è di per sé positivo e contribuisce a contenere l’aggressività dell'Iran e a creare una regione più pacifica, prospera e stabile per tutti

Editoriale del Jerusalem Post

Da sinistra: il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, il primo ministro israeliano Yair Lapid, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

In vista della visita di questa settimana del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, l’Autorità Palestinese ha sollevato una serie di questioni che vuole siano messe all’ordine del giorno.

Biden visiterà Israele e Autorità Palestinese mercoledì, giovedì e venerdì, per poi spostarsi in Arabia Saudita che è l’obiettivo principale del suo itinerario. Secondo Khaled Abu Toameh del Jerusalem Post, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen è preoccupato che la questione palestinese possa essere messa da parte mentre l’attenzione è concentrata sulle ipotesi di una nuova alleanza difensiva in Medio Oriente che vedrebbe cooperare Israele e alcuni paesi arabi, Arabia Saudita compresa, per fronteggiare l’Iran e i suoi lacchè terroristi. Gli Accordi di Abramo, varati nel 2020, hanno scavalcato l’impasse della questione del processo di pace palestinese e della cosiddetta “Iniziativa di pace” dell’Arabia Saudita del 2002, per poter procedere con la normalizzazione dei rapporti tra lo stato ebraico, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain, il Marocco e il Sudan. Sebbene non vi siano segnali che stia per essere annunciato un analogo accordo di pace con l’Arabia Saudita, è tuttavia evidente il disgelo in corso nelle relazioni anche con Riad.

Lo scorso fine settimana, il primo ministro israeliano Yair Lapid ha parlato con il re di Giordania Abdullah II e col presidente palestinese Abu Mazen. Anche il presidente d’Israele, Isaac Herzog, ha parlato al telefono con Abu Mazen, mentre il ministro della difesa Benny Gantz lo ha incontrato di persona a Ramallah in quello che è stato il terzo incontro tra i due in meno di un anno. Ufficialmente le telefonate servivano per porgere i saluti in occasione della festività musulmana di Eid al-Adha, ma è ovvio che l’imminente visita di Biden, era ben presente a tutti. La conversazione di Lapid con Abu Mazen è stata la prima tra un primo ministro israeliano e il presidente dell’Autorità Palestinese dopo più di cinque anni. Come prevedibile, l’iniziativa è stata criticata dall’opposizione di destra del Likud, ma è stata un passo positivo poiché è bene che il dialogo sia sempre mantenuto aperto.

Gerusalemme, 11 luglio: preparativi nella residenza del presidente d’Israele per la visita del presidente Usa Joe Biden

Come ha osservato Tovah Lazaroff sul Jerusalem Post, si prevede che Israele possa annunciare varie concessioni ai palestinesi durante la visita di Biden. Secondo KAN News, Israele sta valutando l’approvazione di attività edilizie palestinesi nell’Area C della Cisgiordania (sotto controllo israeliano in base agli Accordi di Oslo ndr) nonché la fornitura di connessione internet 4G. Potrebbe anche essere rivitalizzato il Comitato economico congiunto. Con la visita al Makassed Hospital, il più grande centro medico palestinese di Gerusalemme, l’itinerario di Biden include la prima visita in assoluto di un presidente degli Stati Uniti in un quartiere est della città.

Durante il suo soggiorno, Biden ripeterà senza dubbio il suo messaggio sul legame indissolubile tra Stati Uniti e Israele e ribadirà l’impegno dell’America per la difesa di Israele. Lapid ribadirà concetti simili sui forti e duraturi legami e sul fatto che Stati Uniti e Israele sono solidi alleati. Alla riunione di governo di domenica mattina, Lapid ha definito Biden “uno degli amici più stretti che Israele abbia mai avuto nella politica americana” e ha affermato che la visita tratterà “sia sfide, sia opportunità: la discussione delle sfide si concentrerà innanzitutto sulla questione dell’Iran. Sabato – ha continuato Lapid – è stato rivelato che l’Iran sta arricchendo uranio in centrifughe avanzate in totale violazione degli accordi che ha firmato”. La risposta internazionale, ha affermato Lapid, dovrebbe essere quella di tornare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e attivare il meccanismo delle sanzioni a pieno regime. “Discuteremo con il presidente e il suo team su come espandere la cooperazione in materia di sicurezza contro tutte le minacce”, ha aggiunto Lapid.  Sottolineando che Biden volerà direttamente da Israele all’Arabia Saudita, Lapid ha detto: “Porterà con sé un messaggio di pace e speranza da parte nostra. Israele tende la mano a tutti i paesi della regione e li invita a stabilire rapporti con noi e cambiare il corso della storia per il bene dei nostri figli”.

Naturalmente Israele accoglierebbe con favore una vera pace con i suoi vicini palestinesi, cosa che tuttavia al momento non sembra essere all’orizzonte. Nel frattempo, nulla impedisce di creare e sviluppare relazioni pacifiche con altri paesi arabi e musulmani, soprattutto a fronte alla minaccia iraniana. Israele deve chiarire agli Stati Uniti che, a differenza della questione palestinese, un Iran dotato di arma nucleare rappresenta una minaccia esistenziale per lo stato ebraico e una minaccia globale: cosa che i paesi musulmani sunniti capiscono molto bene.

La promozione di un processo diplomatico con i palestinesi non deve essere collegata alla questione iraniana. Promuovere le relazioni tra Arabia Saudita e Israele è una mossa in sé positiva che contribuirebbe a ostacolare la corsa dell’Iran agli armamenti e alle capacità nucleari e a creare una regione più pacifica, prospera e stabile. Tutto questo non deve essere ostacolato da richieste e condizioni palestinesi.

(Da: Jerusalem Post, 11.7.22)

“Per promuovere la pace, questa settimana Biden dovrebbe invitare il premier israeliano Lapid a salire sull’Air Force One e volare con lui in Arabia Saudita” – Joel C. Rosenberg, All Israel News, 10.7.22