Gli inutili sigilli sul nucleare iraniano

Il mondo non può fondare la propria sicurezza sulla speranza che i mullah stiano solo un bluffando.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1045Con una di quelle barzellette prodotte ogni tanto dalla diplomazia mondiale, l’Iran ha annunciato domenica d’aver convocato gli ispettori Onu perché rimuovano i sigilli che la loro agenzia aveva posto più di due anni fa su alcuni impianti nucleari iraniani. Quei sigilli erano stati messi dopo che l’Iran si era volontariamente impegnato a sospendere le ricerche nucleari. I sigilli dovrebbero essere una forma di imposizione della legge, ma in questo caso cosa hanno imposto? Ora che l’Iran ha deciso di sconfessare apertamente il proprio impegno, il regime di Teheran non deve nemmeno macchiarsi dell’oltraggio di togliere da sé i sigilli: sono gli ispettori dell’Onu che diligentemente arrivano sul posto e li rimuovono su suo ordine.
Perché gli ispettori Onu hanno accettato di farlo? A cosa servivano dunque quei sigilli? Hanno forse impedito all’Iran di fare ricerche nucleari? Se la comunità internazionale si fidava dell’impegno dell’Iran a non trasferire segretamente il programma di ricerca da qualche altra parte, che senso aveva mettere i sigilli? La realtà è che i sigilli non hanno affatto legato le mani alla ricerca nucleare dell’Iran. Hanno legato le mani, invece, alla comunità internazionale dal momento che davano l’impressione che le ricerche iraniane in campo atomico fossero bloccate, e che non fosse urgente avviare ulteriori iniziative. (…)
Nonostante lo scalpore suscitato dalle recenti dichiarazioni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sulla negazione della Shoà e sul suo desiderio di “cancellare Israele dalla mappa geografica”, il mondo sembra aver dimenticato che già negli anni scorsi gli ayatollah iraniani erano stati molto espliciti. Quattro anni fa, ad esempio, Hashemi Rafsanjani disse all’università di Teheran: “Se un giorno il mondo islamico sarà dotato di armi come quelle oggi in possesso di Israele, allora la strategia degli imperialisti arriverà a un punto morto giacché l’uso anche di una sola bomba atomica su Israele distruggerebbe tutto… Non è irrazionale considerare una tale eventualità”. E Rafsanjani era il “moderato” nelle ultime elezioni iraniane.
Per quanta indifferenza possa esibire la comunità internazionale di fronte a queste minacce contro Israele, essa non deve comunque farsi illusioni che Israele sia il principale bersaglio, men che meno l’unico, nel mirino dell’Iran. Come scrisse, esasperato, l’ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid sul Wall Street Journal lo scorso 30 dicembre, “immaginate l’impatto che avrebbe una sola bomba nucleare su New York, su Londra, su Parigi, su Sydney o su Los Angeles! E due o tre bombe? L’intero edificio della civiltà moderna è costruito su fondamenta economiche e tecnologiche che i terroristi sperano di far crollare con attacchi atomici come capanni di pescatori sotto uno tsunami. Non ci possiamo permettere di andare avanti come niente fosse – concludeva l’ex leader del più popoloso paese islamico del mondo – di fronte a questa minaccia esistenziale. Dobbiamo piuttosto mettere da parte i nostri litigi internazionali e faziosi, e affrontare uniti il pericolo che abbiamo davanti”.
È appena il caso di ricordare cosa accadde l’ultima volta che le democrazie del mondo ignorarono simili minacce come frutto semplicemente di pazzi furiosi: fu una guerra mondiale che causò decine di milioni di morti. E Hitler non aveva armi nucleari. Il mondo non può fondare la propria sicurezza sulla infondata speranza che i mullah stiano solo un bluffando. La tacita convinzione diffusa in Europa è che il regime iraniano non userebbe le armi atomiche e che si limiterebbe, come le altre potenze nucleari, a possederle come forma di deterrenza. Ma questa prospettiva, quand’anche fosse plausibile, non rassicura per niente. Armi nucleari in mani iraniane, se anche non dovessero esplodere né essere passate a gruppi terroristici, permetterebbero comunque a quel regime di incrementare impunemente il proprio sostegno al terrorismo jihadista.
Secondo le agenzie di stampa, la settimana scorsa il capo del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano Ali Lariani parlando alla tv di stato ha avvertito gli europei “di non costringere la Repubblica Islamica a tagliar corto il processo di dialogo e optare per un altro scenario… Se perderemo, lo stesso avverrà per l’Europa e gli europei dovranno prepararsi a vivere in un inferno”. Si tratta della trasparente minaccia di scatenare attentati terroristici contro l’Europa.
Evidentemente nei confronti dell’Iran il mondo libero deve esercitare tutta la propria forza economica, diplomatica e – se necessario – militare in un classico caso di legittima autodifesa collettiva, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite.

(Da: Jerusalem Post, 10.01.06)

Nella foto in alto: “Israele deve essere cancellato alla facci della terra” dice la scritta sull’autobus iraniano