Gli implausibili pretesti palestinesi per respingere i vaccini forniti da Israele

"Si preoccupano più di danneggiare l’immagine internazionale dello stato ebraico che non di tutelare la salute della loro gente"

Nitzan Horowitz, leader del Meretz, neo ministro della salute israeliano

Il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha ordinato all’Autorità Palestinese di stracciare l’accordo per il trasferimento da Israele di un milione e 400mila dosi di vaccino come “anticipo” su quelle che Ramallah dovrebbe ricevere da Pfizer a fine anno. La ministra della salute palestinese Mai al-Kaila – violentemente attaccata sui social network palestinesi, che hanno qualificato l’accordo come una forma di “normalizzazione con l’occupazione israeliana” e uno “scandalo politico, sanitario e morale”, insinuando anche che si sarebbe trattato di “vaccini scadenti” – ha rifiutato venerdì sera le prime 100mila dosi ricevute da Israele sostenendo che erano “troppo vicine alla data di scadenza”. “Questo non è un accordo con Israele, ma con la società Pfizer”, aveva cercato di giustificarsi nella giornata di venerdì la ministra al-Kaila prima che l’accordo venisse annullato. Dal canto suo, il gruppo terroristico Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha definito l’accordo “umiliante”, sostenendo che “avrebbe colpito vite umane palestinesi”.

Il Ministero della salute israeliano, guidato da Nitzan Horowitz (leader del partito di sinistra Meretz), ha immediatamente precisato che i vaccini, in scadenza tra fine giugno e fine luglio, erano “perfettamente validi e identici in tutto e per tutto ai vaccini attualmente somministrati ai cittadini israeliani”, sottolineando inoltre che nelle campagne vaccinali è pratica corrente dare la precedenza a dosi la cui data di scadenza è vicina, ma non superata, proprio per evitare che vadano sprecate. “Il Ministero della salute palestinese ha ricevuto vaccini Pfizer assolutamente adeguati, con date di scadenza note in anticipo e concordate fra tutte le parti coinvolte”, ha affermato il Ministero della salute israeliano in una nota.

Febbraio 2021: la ministra della salute palestinese Mai al-Kaila riceve uno dei primi vaccini forniti da Israele. L’Autorità Palestinese non ha mai riconosciuto pubblicamente le dosi ricevute allora da Israele, usate da Ramallah per immunizzare soprattutto VIP e notabili

“Curiosa motivazione, quella accampata dall’Autorità Palestinese – si legge nell’editoriale di domenica del Jerusalem Post – visto che la data di scadenza era perfettamente nota sin dall’inizio, ed anzi era proprio alla base della logica dietro all’accordo: Israele non avrebbe potuto utilizzare quel milione e passa di dosi entro la data di scadenza, mentre l’Autorità Palestinese avrebbe potuto farlo permettendole di non aspettare le sue dosi che arriveranno solo in autunno quando potrebbe essere troppo tardi”.

Fonti del Ministero della salute israeliano citate da Ha’aretz e Israel HaYom affermano che Israele spera ancora di portare a buon fine l’accordo, almeno parzialmente, spiegando che molto probabilmente la cancellazione è stata causata da “motivi politici interni palestinesi”, e non dalla data di scadenza. La scorsa settimana, annunciando l’accordo, il ministro della sanità israeliano Horowitz aveva dichiarato: “Il coronavirus non conosce confini e non fa differenza fra le nazioni. Questa importante decisione è nell’interesse di tutte le parti. Spero e credo che questo accordo promuoverà la cooperazione tra Israele e i suoi vicini palestinesi anche in altre aree”.

Caustico il commento di Daniel Siryoti, su Israel HaYom di domenica: “Adesso tocca a Horowitz apprendere che non si può concludere alcun accordo serio con i dirigenti palestinesi, poiché quelli si preoccupano più di danneggiare la posizione internazionale di Israele che non di tutelare salute e benessere della loro gente”.

Marzo 2021: un lavoratore pendolare palestinese viene vaccinato da un’operatrice sanitaria israeliana

Domenica pomeriggio, citando una fonte diplomatica anonima il quotidiano Ha’aretz ha riferito che almeno tre paesi (non specificati) hanno contattato Israele per informarsi sulla possibilità di ottenere i vaccini rifiutati dai palestinesi. Il giornale dice che Israele resta in contatto con i tre paesi in merito alle dosi che scadranno a luglio. In serata, la ministra palestinese al-Kaila ha detto all’agenzia di stampa palestinese WAFA che il suo ufficio intende “rinegoziare” i termini dell’accordo e discuterà con Pfizer e con il Ministero della salute israeliano su come completare l’attuazione dell’accordo in modo da garantire “la sicurezza delle dosi”.

Scrive Khaled Abu Toameh sul Jerusalem Post di domenica che, a giudicare dalle reazioni di molti palestinesi, la convinzione  più diffusa, dai consueti toni complottisti, è che i dirigenti dell’Autorità Palestinese – giudicati corrotti dall’84% degli intervistati dall’ultimo sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research – fossero “in collusione con le autorità israeliane” per fornire “vaccini scaduti” al pubblico palestinese”. Uno “scandalo” che capita nel momento peggiore per l’Autorità Palestinese, dopo che lo scorso marzo è stata accusata d’aver distribuito i primi vaccini disponibili ad alti funzionari e notabili fedeli, e dopo che Abu Mazen ha cancellato le elezioni che avrebbero dovuto svolgersi il 22 maggio e il 31 luglio. L’accordo con Israele sui vaccini avrebbe dovuto riabilitare la reputazione dell’Autorità Palestinese dimostrando che fa del suo meglio per fornire le dosi ai palestinesi. Ma il fallimento dell’accordo sotto critiche e accuse più o meno pretestuose si è rivelato uno dei peggiori disastri di pubbliche relazioni per l’Autorità Palestinese, i cui dirigenti stanno ora cercando limitare i danni. Gettando la colpa su Israele.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, Israel HaYom, Ha’aretz, israele.net, 20.6.21)