Gli stati arabi finanzino la pace

Miracolati da enormi guadagni petroliferi, gli stati arabi hanno sempre ignorato i loro fratelli palestinesi a vantaggio del terrorismo.

Da un articolo di Ros-Lehtinen

image_651Miracolati da una messe di guadagni petroliferi che va oltre ogni concepibile necessità, gli stati arabi hanno costantemente ignorato i sogni di sovranità dei loro fratelli arabi palestinesi a vantaggio del terrorismo contro innocenti israeliani. Per decenni gli stati arabi hanno potuto tenere il piede in due scarpe: finanziavano il terrorismo contro Israele e contemporaneamente condannavano Israele per il fatto di difendersi di fronte al terrorismo. Viceversa, la popolazione israeliana ha dimostrato il proprio costante impegno per la pace assumendosi grandi sacrifici sia in termini umani che materiali.
Il presidente Bush ha indicato chiaramente le condizioni necessarie per realizzare gli obiettivi e le aspirazioni di israeliani e palestinesi. Si auspica che il sostegno garantito dall’amministrazione a Israele e palestinesi si traduca in azioni concrete sul terreno che spingano verso una soluzione del conflitto che sia in grado di garantire il diritto d’Israele ad esistere nella pace e nella sicurezza come stato degli ebrei.
Molti alleati degli Stati Uniti, a cominciare dalla Gran Bretagna, hanno fornito aiuti cruciali, bilaterali e multilaterali, favorendo sviluppo economico, spronando gli impegni dei donatori e individuando opportunità di investimento in nome dello sforzo per la pace.
Israele, Stati Uniti e loro alleati hanno preso l’iniziativa. L’onere ricade ora sui governi arabi, che devono dare un contributo positivo per una pace duratura e per la stabilità della regione, provvedendo la loro dovuta parte di sostegno finanziario e di aiuto allo sviluppo a favore della nuova dirigenza palestinese.
A quanto risulta, ricchi stati petroliferi del Golfo come Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Bahrain si sono impegnati per milioni di dollari verso l’Autorità Palestinese. L’Egitto è in arretrato di 105 milioni, undici altri paesi della regione si sono impegnati per somme inferiori
Questi paesi, e in particolare i membri arabi dell’OPEC, nel 2004 hanno inaspettatamente incassato profitti molto alti rispetto al 2003 grazie agli aumenti del prezzo del petrolio. Il grado con cui tale munificenza verrà impiegata per sostenere le riforme dell’Autorità Palestinese e appoggiare il processo di pace israelo-palestinese sarà considerato da molti membri del Congresso americano come indice del vero impegno del mondo arabo per una pace globale e duratura e per la lotta al terrorismo palestinese.
Un intenso sforzo da parte degli stati arabi nel promuovere cambiamenti economico-istituzionali e sviluppo all’interno di Cisgiordania e striscia di Gaza può contribuire a liberare il vero potenziale degli imprenditori e investitori palestinesi e dei leader locali per edificare istituzioni trasparenti e responsabili. Promuovere concrete riforme politiche palestinesi a lungo termine anziché violenza e terrorismo è elemento essenziale per far emergere una classe dirigente e strutture di governo palestinesi che siano impegnate a governare la loro popolazione secondo pratiche democratiche fondate sulla tolleranza e la libertà.
Per questo motivo, la stessa doverosa attenzione e vigilanza che dobbiamo esercitare come Congresso sull’aiuto americano ai palestinesi va esercitata anche sull’aiuto arabo ai palestinesi, affinché non finisca col finanziare operazioni di terrorismo, acquisti di armi, propaganda antisemita o istigazione all’odio e alla violenza contro Israele.
È giunto il tempo che gli stati arabi si facciano avanti per aiutare i loro fratelli in nome della pace, non della guerra.

(Ileana Ros-Lehtinen, presidente del sottocomitato Medio Oriente e Asia Centrale della Commissione relazioni internazionali del Congresso Usa, su: Jerusalem Post, 12.04.05)

Nella foto in alto: L’autrice dell’articolo