Governo di unità nazionale: ancora nebbia fitta

Si fa sempre più concreto il rischio di andare alla terza tornata elettorale in un anno

I partiti della 22esima Knesset con: voti in cifra assoluta e percentuale, numero di seggi, variazione rispetto alla Knesset precedente (clicca per ingrandire)

Praticamente non si vedono vie d’uscita e Israele, salvo svolte sorprendenti nelle trattative, rischia realmente di andare incontro alla sua terza tornata di elezioni parlamentari in meno di dodici mesi. È quanto affermavano lunedì sera diversi alti esponenti politici di Likud, Blu&Bianco, Israel Beytenu e Nuova Destra citati da Ariel Kahana su Israel HaYom.

Secondo uno di questi esponenti, le due parti sono più distanti che mai, specie dopo che la scorsa settimana i portavoce di Benjamin Netanyahu, e i loro telefoni cellulari, sono finiti nel mirino della polizia che indaga sui presunti casi di corruzione a carico del primo ministro. Lo stesso esponente sostiene che Blu&Bianco (la formazione guidata da Benny Gantz, attualmente incaricato di formare il nuovo governo) sta aspettando la decisione del Procuratore Generale Avichai Mendelblit circa l’incriminazione formale di Netanyahu. Mendelblit dovrebbe prendere la sua decisione all’inizio di dicembre. Per Blu&Bianco qualunque incriminazione, quand’anche cadesse la principale accusa di corruzione, metterebbe la parola fine su ogni possibilità di formare un governo con Netanyahu.

Spiega Baruch Leshem, su YnetNews: “La principale battaglia legale condotta dagli avvocati di Netanyahu durante le udienze difensive preliminari è stata quella di convincere Mandelblit a lasciar cadere le accuse di corruzione dal caso 4000, in cui il primo ministro è accusato d’aver modificato dell norme a beneficio del magnate delle telecomunicazioni Shaul Elovitch, allora a capo di Bezeq, in cambio di una copertura positiva sul suo sito di notizie Walla. Se le accuse di corruzione vengono ritirate, Netanyahu e i suoi consulenti ritengono che, nella percezione pubblica, le accuse rimanenti non giustificherebbero le dimissioni di un primo ministro”.

D’altra parte, dice la fonte citata da Israel HaYom, Netanyahu vuole rimanere primo ministro anche se fosse incriminato. Pertanto, non si tirerà indietro e, a quanto pare, potrà continuare a contare sul sostegno non solo del suo partito Likud, ma anche delle formazioni minori di destra e religiose che gli hanno garantito il loro appoggio anche quando venisse incriminato. Secondo questa lettura, a partire da lunedì sera appare chiaro che né il Likud né il blocco di destra intendono rimpiazzare Netanyahu e sarebbero disposti ad andare alle elezioni anche a proprio svantaggio.

Il Procuratore generale israeliano Avichai Mandelblit

Sul versante opposto, il leader di Blu&Bianco, Benny Gantz, quand’anche lo volesse non sarebbe in condizione di imporre ai suoi un accordo di compromesso come quello suggerito dal presidente Reuven Rivlin (governo di unità con primo ministro a rotazione e contestuale varo di una legge che conferisca alla figura del vice primo ministro pieni poteri da premier nel caso il premier in carica si trovi “nell’impossibilità di esercitare il mandato”). “Per questo – conclude la fonte – il governo di unità nazionale è virtualmente morto prima di nascere, e Israele è sulla buona strada per una terza tornata elettorale”.

Anche l’ipotesi di un governo di minoranza che dipenderebbe dall’appoggio esterno dei partiti arabi non sembra praticabile a causa dell’opposizione del leader di Israel Beytenu, Avigdor Lieberman, e di vari esponenti all’interno della stessa formazione Blu&Bianco. C’è chi prospetta un ritorno di Lieberman nel blocco della destra come unico possibile sviluppo in grado di sventare le elezioni. Ma lunedì lo stesso Lieberman ha smentito tale scenario definendo “una montagna di sciocchezze giornalistiche” le notizie su una sua nuova disponibilità a “compromessi sul rapporto religione/stato, passaggi da un blocco all’altro ecc.” Liberman ha ribadito la posizione tenuta finora pubblicamente a favore di un governo di unità nazionale formato da Likud e Blu&Bianco anche a costo di tenerne fuori il suo partito Israel Beytenu.

Intanto l’orologio continua a ticchettare. A Gantz restano un paio di settimane per formare il nuovo governo. Dopodiché, o 61 parlamentari concorderanno un nome da raccomandare al presidente come candidato primo ministro (eventualità che appare altamente improbabile, a meno che uno dei due blocchi si spacchi al proprio interno) oppure verranno convocate le elezioni.

Il leader di Blu-Bianco Benny Gantz (a sinistra) e il leader del Likud Benjamin Netanyahu

In questo contesto c’è anche chi, come il neo-parlamentare del Likud Miki Zohar o il ministro di Shas Aryeh Deri, suggerisce di ripristinare l’elezione diretta del primo ministro come mezzo per sbloccare l’impasse riproposta dal voto proporzionale per la Knesset. In Israele si votato in elezioni dirette per il primo ministro nel 1996, 1999 e 2001, ma venne poi ripristinato il sistema precedente, con elezioni solo per la Knesset, a causa della difficoltà di formare coalizioni di governo coerenti fra voto per la Knesset e voto per il primo ministro.

Lunedì sera, Netanyahu e Gantz si sono incontrati a una cerimonia in memoria del compianto rabbino Ovadia Yosef ed entrambi hanno parlato a favore dell’unità nazionale. Ma poco dopo Netanyahu ha detto ai leader dei partiti di destra che Blu&Bianco di fatto si rifiuta di negoziare con il Likud. “Abbiamo fatto molte concessioni – ha detto Netanyahu – Ho chiesto a Gantz di rispondere, ma non ho sentito nessuna replica né risposta. Il nostro team negoziale cerca di incontrare quello di Blu&Bianco, ma loro continuano a rimandare di giorno in giorno”.

Immediata la reazione del partito Blu&Bianco. “Netanyahu – ha twittato Gantz martedì – non è disposto a rinunciare al suo blocco [di 55 seggi fra Likud, partiti di destra e ultra-ortodossi]. Netanyahu non è disposto a rinunciare alla sua immunità e non è disposto a discutere i fondamenti di un governo di unità. Vuole trascinare Israele alla terza elezione. Farò di tutto per impedirlo”. “Per quanto ci riguarda, c’è stato un autentico tentativo di creare un governo di unità nazionale, ma non ha funzionato”, ha detto un alto rappresentante di Blu&Bianco a Israel HaYom. E ha concluso: “Siamo stanchi delle manovre di Netanyahu e non ci fidiamo di lui. Questo ci lascia con una sola opzione: andare avanti senza il Likud e sperare che Lieberman salvi la situazione e non ci porti alle elezioni anticipate”.

In serata è giunta la notizia che un incontro fra le squadre negoziali di Likud e Blu&Bianco è stato fissato per mercoledì pomeriggio a Ramat Gan, presso Tel Aviv.

(Da: Istrael HaYom, YnetNews, Times of Israel, Jerusalem Post, 5.11.19)