Greenblatt: Il mondo è bloccato negli schemi dei decenni passati. Bercovici: Il piano Trump dice ai palestinesi: venite ora al tavolo delle trattative perché il tempo sta scadendo
Dershowitz: "Un'occupazione militare è perfettamente legittima finché non cessa ogni belligeranza, e non credo che qualcuno possa dire che è finita la belligeranza contro Israele"
Diversi importanti esperti di Medio Oriente ed ex alti funzionari hanno discusso il piano “Pace per la prosperità” dell’amministrazione Trump e la prospettata decisione israeliana di esercitare la sovranità su porzioni di Giudea e Samaria (Cisgiordania) in una tavola rotonda on-line organizzata dallo Shurat HaDin Israel Law Center.
Fra gli ospiti intervenuti Jason Greenblatt, ex rappresentante speciale degli Stati Uniti per i negoziati internazionali, che innanzitutto ha osservato come nessuno possa presentare un piano per la soluzione del conflitto arabo-israelo-palestinese “che venga accettato da tutti”. Tuttavia, ha continuato Greenblatt, l’obiettivo dell’amministrazione Trump era quello di crearne uno “che fosse realistico, attuabile e di cui entrambe le parti potessero servirsi per avviare un negoziato in buona fede”. Greenblatt ha sottolineato la reazione positiva di alcuni paesi arabi, come gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein i quali, ha detto, dovrebbero essere elogiati per il loro sostegno al piano. Greenblatt ha poi affermato che, mentre alcuni altri paesi hanno avuto un atteggiamento positivo, il resto del mondo sembra “bloccato negli schemi dei decenni passati: pensano che ripetere più e più volte le stesse cose possa portare a un accordo di pace, ma questo non succederà mai”.
Oltre a Greenblatt, hanno partecipato alla tavola rotonda il senatore repubblicano Ted Cruz, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele Dan Shapiro, il professore emerito della Harvard Law School Alan Dershowitz, l’ex ambasciatrice canadese in Israele Vivian Bercovici e la presidente di Shurat HaDin, Nitsana Darshan-Leitner.
Uno dei principali temi in discussione è stato il continuo rifiuto di negoziare da parte palestinese. I palestinesi, che dal dicembre 2018 hanno continuato a boicottare l’amministrazione Trump, si sono rifiutati anche solo di prendere in considerazione la proposta di Trump. Recentemente il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen è giunto a minacciare di interrompere qualsiasi cooperazione con Israele, compreso il coordinamento sulla sicurezza. Tuttavia l’amministrazione Trump ha continuato ad andare avanti con il piano, chiedendo a Greenblatt di concentrarsi sugli obiettivi indicati dal presidente nonostante l’ostinazione palestinese. “Non intendevamo lasciare che ci bloccassero con la solita retorica che hanno sempre usato in passato – ha spiegato Greenblatt – Abbiamo ricordato loro che non eravamo certo la prima amministrazione che loro ignoravano e a cui dicevano no. Abbiamo dichiarato che non eravamo disposti a lasciare che rovinassero potenziali progressi positivi per Israele e per i suoi vicini arabi, così come per i numerosi cittadini israeliani che vivono in Giudea e Samaria”. “Ci sono persone attorno ad Abu Mazen che non potranno mai portare la pace – ha continuato Greenblatt – Ingannano e manipolano e fanno del male al popolo palestinese. Non vedo Abu Mazen allo stesso modo. Nelle giuste circostanze politiche, che oggi non ha, potrebbe convincere qualcuno a produrre qualcosa di buono”. Nel frattempo, tuttavia, le cose si muovono in tutt’altra direzione. “La dirigenza palestinese, per lo meno sotto l’amministrazione Trump, non può più esercitare il veto sulla sorte dei cittadini israeliani. Ora è nel loro interesse tornare al tavolo dei negoziati”.

Manifestanti palestinesi bruciano i ritratti del presidente Usa Donald Trump e del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in segno di rifiuto del piano di pace americano
Dan Shapiro ha detto che la mossa sulla sovranità potrebbe indebolire ulteriormente l’Autorità Palestinese. “Il piano Trump – ha detto l’ex ambasciatore Usa in Israele sotto l’amministrazione Obama – non offre ai palestinesi uno stato realizzabile. La mia preoccupazione maggiore circa l’annessione unilaterale è che essa col tempo renderà molto meno praticabile l’esistenza di qualsiasi Autorità Palestinese funzionante nella porzione di territorio non annesso”.
Secondo l’ex ambasciatrice canadese in Israele Vivian Bercovici, per entrare nella partita Abu Mazen dovrebbe sentire più pressione da parte degli alleati arabi. “Perché Abu Mazen non si siede al tavolo negoziale? – si è chiesta Berovici – Perché sceglie di non farlo. Se sentisse un po’ di pressione finanziaria e diplomatica dagli Emirati Arabi e dai sauditi, se Hamas sentisse la stessa pressione dal Qatar, allora i palestinesi potrebbero finalmente vedere che è nel loro interesse sedere al tavolo”.
Allo stesso tempo, è in corso un dibattito sulla tempistica del piano di sovranità. Con la pandemia da coronavirus e la reazione negativa della comunità internazionale, alcuni ritengono che questo sia un brutto momento per una tale mossa. Lunedì scorso il primo ministro vicario e ministro della difesa israeliano Benny Gantz, principale partner della coalizione di Netanyahu, ha questionato sulla tabella di marcia affermando che “tutto ciò che non è collegato alla lotta contro il coronavirus può aspettare fino a dopo la pandemia”. Greenblatt ha invece respinto il problema dei tempi, dicendo che Israele dovrebbe andare avanti con il piano: “Penso che sia tempo, e non farlo non avvicinerà la pace: non si può stare nel limbo per sempre”.
Allo stesso modo, Bercovici ha affermato che “l’iniziativa Trump non è meno giusta delle proposte precedenti. In fin dei conti, la proposta dice ai palestinesi: venite adesso al tavolo delle trattative perché il tempo sta scadendo. E se non vi decidete a farlo, noi non obietteremo al fatto che Israele attui una qualche forma di annessione”. Secondo Bercovici, “ciò che la proposta Trump fa in modo diverso da quelle precedenti è che segnala con forza ai palestinesi e alla dirigenza palestinese che devono darsi una mossa. Non si può lasciar andare avanti le cose all’infinito: più di cinquant’anni sono già troppo. Dovete assumervi le vostre la responsabilità”.

manifestante iraniano: “Spazzare via Israele”. Dershowitz: “Non credo che qualcuno possa dire che è finita la belligeranza contro Israele”
Shapiro ha anche affrontato l’obiezione secondo cui la mossa sulla sovranità danneggerebbe il sostegno bipartisan per Israele negli Usa. La scorsa settimana 115 esponenti democratici hanno firmato una lettera a Netanyahu in cui esprimono opposizione alla sovranità. Lunedì, diversi democratici di estrema sinistra hanno diffuso una lettera in cui chiedono agli Stati Uniti di tagliare gli aiuti a Israele per la questione della sovranità. “È ovvio che l’attuale amministrazione stabilisca la sua politica – ha detto Shapiro – ma c’è un intero partito, compresi i migliori amici d’Israele in quel partito, che dice a Israele in spirito di amicizia: noi pensiamo che questa mossa sia negativa. E’ molto difficile per noi difendere qualcosa a cui siamo contrari. E se Israele procede comunque, si fa beffe di quel consenso bipartisan nelle relazioni Usa-Israele che afferma di tenere in gran conto”.
Gran parte delle argomentazioni contro la mossa sulla sovranità ruotano attorno all’idea che essa possa violare il diritto internazionale. Alan Dershowitz respinge questa idea. “Non sono un grande fautore dell’autorità del diritto internazionale, che viene per lo più stabilito nelle loro torri d’avorio da accademici che hanno ben poca esperienza sul campo – ha detto il celebre giurista – Il diritto è un fattore, ma non è il fattore predominante (come in quasi tutti i casi analoghi nel resto del mondo). Le decisioni e il processo di pace in Medio Oriente non saranno decisi in base al fatto che l’occupazione si chiami o meno ‘occupazione’. Che sia legale o illegale è materia per interessanti dibattiti da tenere in aule universitarie, ma ben altri saranno i fattori a decidere le cose sul terreno. Ed è molto chiaro che la Valle del Giordano dovrà rimanere sotto il controllo militare di Israele per un periodo di tempo indefinito,m se si vuole che prevalga la pace. Un’occupazione militare è perfettamente legittima finché non cessa ogni belligeranza – ha concluso Dershowitz – e non credo che qualcuno possa dire che è finita la belligeranza contro Israele in Cisgiordania e a Gaza, per non dire in Iran e altrove”.
Indipendentemente da cosa accadrà nelle prossime settimane o mesi, Greenblatt ha affermato che deve esserci un modo per mettersi alle spalle il conflitto. “Ci deve essere una massiccia campagna educativa sui problemi reali per raggiungere la pace – ha detto – In parte, la strada da percorre è ascoltare, rispettare e cercare di trovare alternative pratiche e realistiche in modo che Israele non debba più essere costantemente in pericolo e i palestinesi possano avere sicurezza, rispetto, vite dignitose e prospere come gli israeliani”.
Bercovici ha esortato il mondo arabo a “mettere i piedi nel piatto e contribuire a cambiare la retorica creando conseguenze concrete. Questo momento offre un’opportunità perfetta per le nazioni arabe di usare la loro influenza per fare qualcosa di costruttivo”. Bercovici ha sottolineato che tanti sgridano Israele col ditino alzato. Invece tutti, ha detto, a partire dai paesi arabi, dovrebbero “puntare il dito molto di più su Abu Mazen, su Hamas, e portare i palestinesi al tavolo delle trattative e aiutarli a capire che non c’è altro da chiedere a Israele. Il mondo deve abituarsi a uno stato ebraico che è forte, fiero, che ha fatto del suo meglio per arrivare a un compromesso e che non si ritirerà a causa delle continue minacce”.
(Da: jns.org, 1.7.20)