Guai giustificare e premiare il terrorismo

Ma per la Norvegia, l’occupazione è la causa del terrorismo che colpiva Israele... prima dell’occupazione.

Di Alan M. Dershowitz

image_3201In una recente intervista, l’ambasciatore norvegese in Israele ha lasciato intendere che il terrorismo contro Israele sarebbe più giustificato del recente attentato terroristico contro la Norvegia. “Noi norvegesi – ragiona l’ambasciatore – riteniamo che la causa del terrorismo contro Israele sia l’occupazione”. In altre parole, il terrorismo contro i cittadini israeliani è colpa di Israele. L’attacco terroristico contro la Norvegia, per contro, si basava “su un’ideologia che sostiene che la Norvegia e in particolare il partito laburista norvegese stanno abbandonando la cultura norvegese”. Difficile pensare che l’ambasciatore abbia fatto una dichiarazione così provocatoria senza l’esplicita approvazione del suo governo. Ebbene, non mi vengono in mente molti altri esempi di così tante assurdità contenute in una breve intervista.
Tanto per cominciare, il terrorismo contro Israele è iniziato molto prima che vi fosse una “occupazione”. Il primo grande atto di terrorismo contro ebrei che da tantissimo tempo vivevano a Gerusalemme e a Hebron ebbe luogo nel 1929, quando il leader di allora del popolo palestinese, il Gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini, comandò un’aggressione terroristica sulla base di motivazioni religiose, che provocò l’uccisione di centinaia di ebrei religiosi, per lo più anziani e alcuni giovanissimi. Il terrorismo contro gli ebrei proseguì per tutti gli anni ’30. Poi, una volta che Israele venne costituito in Stato (nel 1948), ma ben prima che conquistasse la Cisgiordania, il terrorismo divenne lo strumento principale con cui attaccare Israele attraverso i confini di Giordania, Egitto e Libano. Se la causa del terrorismo contro Israele è l’occupazione, qual’era la causa di tutto il terrorismo che precedette l’occupazione?
Non mi sono stupito di sentire questi pregiudizi antistorici da parte di un ambasciatore norvegese. La Norvegia è oggi il paese d’Europa più intriso di sentimenti antisemiti e anti-israeliani. Lo so perché l’ho sperimentato personalmente durante un mio recente tour di conferenze nella sue università. Nessuna università norvegese era disposta ad invitarmi a parlare a meno che non promettessi di non parlare di Israele. La Norvegia proibisce la macellazione rituale ebraica, ma non la macellazione rituale musulmana. I suoi leader politici e accademici rilasciano dichiarazioni che travalicano apertamente il limite fra anti-sionismo e antisemitismo, come l’ex primo ministero norvegese che ha condannato Barak Obama per aver nominato un ebreo a capo del suo staff. Nessun altro leader europeo potrebbe fare una dichiarazione di questo genere e cavarsela indisturbato. In Norvegia, invece, questa affermazione di intolleranza è stata elogiata, così come altre dichiarazioni analoghe fatte da un eminente accademico. Lo stesso campo giovanile caduto vittima dell’attacco del terrorista solitario era stato teatro, fino al giorno prima, di una kermesse di odio anti-israeliano. Ma non mi verrebbe mai in mente di sostenere che l’antisemitismo norvegese “ha causato” l’orrendo atto terroristico contro i giovani norvegesi. Le cause del terrorismo sono molteplici, ma al fondo hanno un elemento in comune: la convinzione che la più feroce violenza contro innocenti indifesi sia la risposta appropriata contro le politiche che i terroristi disapprovano.
L’altra causa comune ai vari terrorismi è che il terrorismo viene spesso premiato. La Norvegia, ad esempio, ha più volte premiato il terrorismo palestinese contro Israele, mentre castigava Israele per il suo sforzo di proteggere i propri cittadini dal terrorismo. Pur condannando a parole tutti gli attentati terroristici, il governo norvegese ha sempre cercato di giustificare il terrorismo palestinese come fondato su una causa legittima. Il che costituisce chiaramente un invito alla continuazione del terrorismo.
È importante che il mondo non premi mai il terrorismo appoggiando le politiche di coloro che lo impiegano come una “normale” alternativa al dibattito razionale, alla soluzione diplomatica, al compromesso politico. Non conosco nessuna persona ragionevole che abbia tentato di giustificare gli attacchi terroristici contro la Norvegia. Ci sono invece molti norvegesi che non solo giustificano gli attentati terroristici contro Israele, ma li elogiano, li sostengono, contribuiscono a finanziarli e li legittimano. Il mondo deve essere unito nella condanna e nella sanzione di tutti gli attentati terroristici contro civili innocenti senza riguardo alle motivazioni e alle presunte cause del terrorismo. La Norvegia, come nazione, non l’ha fatto. Vuole che noi condanniamo l’attacco terroristico contro i suoi civili, e infatti è doveroso farlo, ma si rifiuta di attenersi ad unico criterio.
Dal terrorismo non viene mai nulla di buono, e dunque non ci si aspetti che i norvegesi traggano insegnamento dall’esserne caduti vittime. Come ha messo in chiaro il loro ambasciatore nella sua ottusa intervista, “quelli di noi che pensano che l’occupazione sia la causa del terrorismo contro Israele non cambieranno parere per via dell’attentato a Oslo”. In altre parole, persisteranno nella loro preconcetta visione secondo cui Israele è la causa del terrorismo che subisce, e che se solo Israele ponesse fine all’occupazione (come si offrì di fare nel 2000-2001 e di nuovo nel 2007) il terrorismo cesserebbe. Anche Hamas, che la Norvegia sostiene in molti modi, ha messo in chiaro che non cesserà il suo terrorismo finché Israele continuerà ad esistere. Hamas ritiene che l’esistenza stessa di Israele sia la causa del terrorismo contro di esso: il che suona un po’ come i deliri dell’uomo che ha realizzato l’attacco terroristico contro la Norvegia.
È tempo che i norvegesi si facciano un profondo esame di coscienza circa la loro indecente storia di complicità con tutte le forme di fanatico pregiudizio che vanno dall’antisemitismo nazista all’antisemitismo di Hamas: sembra che vi sia un unico filo comune.

(Da: Jerusalem Post, 28.7.11)

Nella foto in alto: Alan M. Dershowitz, autore di questo articolo

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