Hamas e Fatah vogliono attentati e violenze contro civili e militari israeliani

Lo affermano esplicitamente volantini di entrambe le fazioni palestinesi diffusi in occasione della mobilitazione generale indetta per martedì

Il proclama diffuso da Fatah, segnalato da Memri (clicca per ingrandire)

Hamas sta facendo tutto il possibile per fomentare attacchi terroristici dalla Cisgiordania contro bersagli in Israele o, nel caso non si riesca, contro civili e militari israeliani in Cisgiordania. Lo ha riferito lunedì la tv Canale 12, aggiungendo che Hamas ha anche distribuito volantini in Cisgiordania, in particolare nei campi palestinesi, in cui afferma che lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen avrebbe approvato scontri violenti da scatenare martedì, giornata nella quale l’Autorità Palestinese ha indetto uno sciopero generale in Cisgiordania.
Incontrando lunedì l’emissario americano Hady Amr, Abu Mazen ha smentito. Tuttavia, nella stessa giornata di lunedì le Brigate Martiri di Al-Aqsa, ala militare del movimento Fatah che fa capo ad Abu Mazen, hanno diffuso un proclama rivolto “a tutti i combattenti, i più uomini tra gli uomini”, che esorta a rispondere alla richiesta di mobilitazione generale trasformando in un “inferno insopportabile” le strade “di Gerusalemme, Lod, Haifa, Giaffa, Nazareth e di tutta la Palestina” con l’obiettivo di impedire “che le mandrie di coloni codardi e di soldati dell’occupazione godano di sicurezza e stabilità”, “impedire loro di muoversi e viaggiare” e “costringerli a rimanere nei loro rifugi”.
“Esortiamo i nostri figli nelle coraggiose forze di sicurezza [dell’Autorità Palestinese] – prosegue il comunicato delle Brigate di Fatah – a offrire il loro sostegno e a farsi scudo, come hanno sempre fatto, per il nostro popolo e difenderlo dall’incursione dell’occupante nelle nostre città e villaggi”.
E conclude: “Le Brigate sono fedeli alla parola data e mantengono le promesse. Gloria eterna ai generosi martiri. Lunga vita all’unità del nostro eroico popolo. Lunga vita alla Palestina, libera e araba”.

(Da: Times of Israel, memri.org, 17.5.21)