Hamas guarda al di là di Gaza

Chi pensava che il gruppo terroristico che controlla la striscia di Gaza avesse accantonato l’aspirazione ad allargarsi oltre l'enclave costiera ha ricevuto un brusco risveglio

Di Shahar Klaiman

Shahar Klaiman, autore di questo articolo

La salva di razzi palestinesi che ha colpito le comunità israeliane attorno al confine con la striscia di Gaza durante lo scorso fine settimana rappresenta un duro richiamo al fatto che, nonostante il flusso di fondi dal Qatar, i progressi compiuti su progetti energetici e l’allargamento della zona di pesca, Israele è ancora lontano dall’ottenere una vera calma su quel fronte infiammabile.

Le sirene d’allarme squillate in tutto il settore e la reazione delle Forze di Difesa israeliane su postazioni di Hamas costituiscono un richiamo altrettanto forte al fatto che i gruppi terroristici installati a Gaza, e in particolare Hamas, non hanno accantonato la loro aspirazione ad andare oltre la striscia costiera, avendo nel mirino Ramallah e Gerusalemme. Venerdì i gruppi terroristici di Gaza hanno diramato una dichiarazione congiunta in cui minacciavano che i disordini a Gerusalemme avrebbero “spalancato le porte dell’inferno”. Poche ore dopo veniva lanciato il primo razzo di una raffica di quasi quaranta ordigni. Più tardi quella sera, una dichiarazione del capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar affermava che era stato dato incarico a “tutti gli elementi di sostenere” le sommosse a Gerusalemme.

Gli scontri nella Città Vecchia sono alimentati, tra l’altro, dalle elezioni palestinesi previste per il 22 maggio. Il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen sta disperatamente cercando un modo per tornare sulla sua decisione di tenere elezioni, dal momento che, secondo i sondaggi, verrebbe sonoramente sconfitto da Hamas e probabilmente anche dai suoi rivali interni: l’uomo forte in esilio Mohammad Dahlan e il capo delle milizie Tanzim Marwan Barghouti, in carcere in Israele per attività terroristiche.

Un razzo palestinese intercettato sabato notte sopra la città di Sderot dal sistema difensivo Cupola di ferro

Fatah si trova al suo minimo storico in termini di sostegno in Cisgiordania e questo potrebbe offrire a Hamas una testa di ponte ben più grande. E’ anche vero, tuttavia, che il gruppo terrorista si troverebbe tra l’incudine e il martello, poiché i suoi operativi dovrebbero fare i conti sia con le forze di sicurezza israeliane che con quelle dell’Autorità Palestinese.

Naturalmente Abu Mazen ha prontamente incolpato Israele per la recente escalation a Gerusalemme e Gaza e ha elogiato gli agitatori. Ma a Fatah non sfugge il messaggio sotteso ai tumulti e al lancio di razzi. Sabato un esponente di Hamas ha definito gli scontri a Gerusalemme la prova che chiunque normalizza i rapporti o persegue il coordinamento sulla sicurezza con Israele “andrà a fondo con esso”. In altre parole, Hamas sa che Abu Mazen sta cercando un pretesto per annullare le elezioni e non ha intenzione di lasciarglielo fare.
(Da: Israel HaYom, 25.4.21)

Nahum Barnea

Scrive Nahum Barnea: Israele non ha nulla da guadagnare da un’escalation militare a Gaza né da un’ondata di terrorismo a Gerusalemme e in Cisgiordania. I carri armati di stanza lungo il confine di Gaza sono lì come deterrente, non come avanguardia. Il problema è che ci sono molte ragioni per la recente escalation di violenza e pochissimi modi per impedirne un ulteriore incremento. Uno dei motivi sono le elezioni del parlamento palestinese previste per il mese prossimo. Nonostante sia stato sconsigliato da Giordania, Egitto, Stati Uniti e Israele, il presidente palestinese Abu Mazen ha deciso di consentire lo svolgimento delle elezioni, innescando un vortice nella politica palestinese. Probabilmente non a torto, il gruppo terroristico Hamas ritiene che lo scenario torni comunque a suo vantaggio, e a sfavore di tutti gli altri. Se le elezioni verranno rinviate, Hamas potrà esprimere la sua rabbia con la violenza atteggiandosi di nuovo a paladino dei palestinesi. Se andranno avanti come previsto, avrà buone probabilità di stabilire la sua presa sulla Cisgiordania.
(Da: YnetNews, 25.4.21)