Hamas ha pagato i famigliari della neonata deceduta perché affermassero il falso

Per l’ennesima volta, gran parte della stampa mondiale è volonterosamente caduta nella trappola mediatica dei terroristi. Ma ormai il danno è fatto

Yahya Sinwar, il capo di Hamas che ha pagato per la falsa accusa contro Israele

Un 20enne palestinese incriminato per terrorismo ha rivelato agli inquirenti israeliani che il capo di Hamas, Yahya Sinwar, ha pagato perché i famigliari affermassero falsamente ai mass-media che la neonata Layla Ghandour era morta per inalazione di gas lacrimogeni.

Il mese scorso la vicenda della morte della piccola Layla Ghandour, descritta come “uccisa dai gas israeliani al confine di Gaza”, ha fatto scalpore in tutto il mondo scatenando la consueta ondata di accuse e condanne globali, senza prove né verifiche, contro la gestione da parte delle Forze di Difesa israeliane delle violenze alimentate da Hamas alla recinzione di confine fra Gaza e Israele.

Lo scorso 28 maggio, le forze israeliane hanno arrestato Mahmoud Omar, insieme a un altro membro delle Brigate Martiri di Al-Aqsa, l’ala militare di Fatah, sorpresi mentre tentavano di infiltrarsi in Israele per appiccare fuoco a una postazione militare israeliana in quel momento non presidiata. Stando all’atto d’accusa del Procuratore Distrettuale Sud, Omar faceva da palo mentre altri due membri della sua cellula dovevano tagliare la recinzione e penetrare Israele. Il gruppo non è riuscito a portare a termine l’attacco essendo stato sorpreso dal fuoco dei soldati israeliani. Le forze israeliane hanno catturato Omar e un suo complice, mentre il terzo terrorista è riuscito a fuggire.

Durante l’interrogatorio, Omar ha fornito agli investigatori i dettagli del programmato attacco, nonché ulteriori informazioni sul suo coinvolgimento in altre attività legate al terrorismo.

L’iconica immagine che ha fatto il giro del mondo

Fra l’altro, ha rivelato di essere parente di Layla Ghandour, la bambina di 8 mesi la cui morte lo scorso 14 maggio venne originariamente annunciata in tutto il mondo come provocata dall’inalazione di gas lacrimogeni usati dalle forze israeliane per disperdere i manifestanti al confine di Gaza. La storia della presunta morte della piccola “per mano di Israele” ha dominato i mass-media globali, diventando una delle notizie centrali in tutti i reportage sulle proteste palestinesi nel giorno dell’inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme.

Secondo l’atto di incriminazione, Omar ha detto che due settimane prima del suo arresto si trovava tra i 40mila palestinesi di Gaza che prendevano parte agli assalti del 14 maggio al confine con Israele, quando sua madre lo chiamò per informarlo che la sua cuginetta era morta. Poco dopo, appena arrivato a casa, gli venne detto che Layla era morta per una malattia del sangue simile a quella che aveva tolto la vita al fratellino della piccola, deceduto alla stessa età nel 2017.

Tuttavia, ha rivelato Omar, il capo di Hamas Yahya Sinwar decise di pagare 8.000 shekel (2.206 dollari) ai genitori di Layla, Miriam e Anwar Ghandour, perché dicessero ai mass-media che la neonata era morta a causa dell’inalazione di gas lacrimogeni israeliani. E’ lo stesso Sinwar che una settimana dopo avrebbe esplicitamete affermato alla tv Al-Jazeera: “Abbiamo deciso di trasformare i corpi delle nostre donne e dei bambini in una diga contro la normalizzazione dei rapporti con l’entità sionista”. Quel 14 maggio i membri della famiglia rilasciarono una serie di interviste in cui incolpavano Israele per la morte della piccola Layla. In un articolo pubblicato dall’AFP il 15 maggio, ad esempio, la madre, Mariam al-Ghandour, disse: “L’hanno uccisa gli israeliani”. Alla madre non venne chiesto se la bambina soffrisse di una patologia preesistente, e comunque la famiglia sostenne con il giornalista dell’AFP che era in ottima salute. La madre di Layla, Mariam, che ha solo 17 anni, e altri membri della famiglia, sostennero con il giornalista dell’AFP d’aver lasciato la piccola in custodia ai fratelli, i quali l’avevano “presa e portata al confine”.

Abu Mazen ostenta la vignetta basata sulla calunnia di infanticidio, tipicamente antisemita

Il giorno della morte di Layla, lunedì 14 maggio, il Ministero della salute di Gaza gestito da Hamas dichiarò ufficialmente che la piccola era stata uccisa dai gas lacrimogeni lanciati dalle forze israeliane. Nella notte fra lunedì a martedì il portavoce del ministero, Ashraf Al-Qudra, fece circolare via Facebook una foto della piccola Ghandour che fece il giro del mondo, sostenendo che era morta a causa di inalazione di gas. Solo nei giorni successivi il Ministero della salute di Gaza precisò che le cause esatte del decesso erano ancora sotto inchiesta. Dopo il funerale, tenutosi martedì con un’enorme copertura mediatica sulle tv di tutto il mondo, un medico di Gaza, parlando in condizioni di anonimato, disse all’agenzia di stampa AP d’essere convinto che la causa della morte fosse una grave patologia preesistente di cui era affetta la piccola.

L’esercito israeliano contestò sin dall’inizio le presunte circostanze della morte di Layla. Un portavoce militare affermò che, “contrariamente alla categorica notizia palestinese, abbiamo prove che mettono in dubbio la credibilità dell’annuncio del Ministero della salute di Gaza in merito alla morte della bambina”. Le sue parole non furono riprese praticamente da nessun organo di stampa internazionale.

Il Ministero della salute di Hamas incluse inizialmente Layla nella lista dei “martiri” morti durante gli scontri del 14 e 15 maggio. Solo due settimane più tardi lo stesso Ministero provvide a rimuovere il nome dalla lista, senza peraltro fornire particolari spiegazioni. Quasi tutte le altre vittime di quella lista sono state successivamente rivendicate come membri attivi di gruppi armati facenti capo a Hamas, Jihad Islamica o altre organizzazioni terroristiche. Dal canto suo, il Ministero della giustizia di Hamas, che controlla il Dipartimento di medicina legale, in quei giorni dichiarava d’aver concluso le indagini e d’aver trasferito il fascicolo al procuratore generale di Gaza. Da allora, entrambe le autorità palestinesi si sono rifiutate di rilasciare ulteriori commenti.

Nel frattempo la calunnia della bimba “uccisa dai lacrimogeni israeliani” era già diventata oggetto, fra l’altro, di una vignetta satirica dai forti tratti antisemiti, pubblicata la settimana seguente da un giornale palestinese, e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), in quei giorni ricoverato in ospedale di Ramallah, si fece fotografare mentre sfogliava quel giornale tenendo in bella evidenza la calunniosa vignetta.

(Da: Times of Israel, israele.net, 21.6.18)

La vignetta pubblicata da un giornale palestinese, basata sulla calunnia di infanticidio tipicamente antisemita