Hamas, il (pericoloso) ruggito del topo

Indifferenti alle sofferenze dei palestinesi, consci che Israele fa di tutto per evitare di colpire civili, i terroristi confidano che la “asimmetria morale” possa battere quella militare

Di Moshe Arens

Moshe Arens, autore di questo articolo

Moshe Arens, autore di questo articolo

Come il Ducato di Gran Fenwick dichiarava guerra agli Stati Uniti nel film con Peter Sellers “Il ruggito del topo” (The Mouse That Roared), Hamas ha deciso di attaccare Israele, un paese infinitamente superiore sul piano della potenza militare. A prima vista questo “topo” sembra davvero folle. Come può pensare di sconfiggere uno degli eserciti migliori del mondo?
Ma a pensarci bene, il “topo” non appare poi così pazzo. Non curandosi minimamente della vita e delle sofferenze dei civili palestinesi, e sapendo molto bene che Israele in ogni operazione militare avrebbe fatto di tutto per evitare di colpire civili, i terroristi hanno capito che questa “asimmetria morale” potrebbe ben surclassare l’asimmetria militare tra Hamas e le Forze di Difesa israeliane.
Il loro piano è semplice. Piazzare le rampe di lancio, gli arsenali e i centri di comando e controllo nel bel mezzo della popolazione civile della striscia di Gaza, lanciare raffiche di razzi contro le città israeliane, infiltrare terroristi in Israele attraverso i tunnel, provocare contro obiettivi di Hamas una risposta israeliana destinata inevitabilmente a provocare vittime civili, gridare come aquile che le forze israeliane stanno facendo strage di civili palestinesi, portare le proteste contro Israele in tutto il mondo e dentro Israele, e pretendere un cessate il fuoco alle proprie condizioni. Una volta che Israele accettasse il cessate il fuoco alle condizioni di Hamas, rivendicare una clamorosa vittoria di Hamas contro Israele di cui gloriarsi presso il pubblico palestinese e i finanziatori arabo-islamici.

“I cani possono entrare, ma i sionisti assolutamete no”. Cartello sull’ingresso di un bar di Saint-Nicolas, sobborgo di Liegi, segnalato mercoledì dalla Lega Belga contro l’Antisemitismo. La versione in turco dice esplicitamente “ebrei” al posto di “sioinisti”. Dopo la segnalazione, il sindaco Jacques Heleven ha mandato la polizia a rimuovere il cartello.

“I cani possono entrare, ma i sionisti assolutamete no”. Cartello sull’ingresso di un bar di Saint-Nicolas, sobborgo di Liegi, segnalato mercoledì dalla Lega Belga contro l’Antisemitismo. La versione in turco dice esplicitamente “ebrei” al posto di “sioinisti”. Dopo la segnalazione, il sindaco Jacques Heleven ha mandato la polizia a rimuovere il cartello.

Ma c’erano tre cose che Hamas non ha preso in considerazione. Il sistema anti-missile “Cupola di ferro”, la determinazione di Israele nel difendere la propria popolazione civile e la posizione del presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sissi, che ha detto: prima il cessate il fuoco, poi eventuali trattative.
L’attacco di Hamas contro Israele non è certo il solo atto di terrorismo contro i civili che si sia visto in questi ultimi anni in Medio Oriente. Gli eventi in Siria, in Libano, in Iraq e in Libia producono ogni giorno una caterva di vittime civili, che dovrebbero essere considerate nel quadro di quella che l’Economist ha recentemente definito “la tragedia degli arabi”. Ed è destino di Israele quello di trovarsi geograficamente al centro di questa tragedia araba, e di essere costretto a battersi con le sue ricadute.
Non v’è dubbio che l’indebita influenza dell’islam sulla società arabe riveste una gran parte di responsabilità per quella che l’Economist chiama “la sciagurata condizione” degli arabi. Mustafa Kemal Ataturk, che guidò la Turchia dopo la sconfitta dell’Impero Ottomano nella prima guerra mondiale, si rese conto che per modernizzare la Turchia era necessario separare religione e stato. Varò riforme di ampia portata, persino mettendo al bando certi codici di abbigliamento tradizionali. Sotto la sua leadership e quella dei suoi successori, la Turchia è entrata nel novero dei moderni stati-nazione e ha dimostrato che uno stato musulmano può essere moderno e democratico. Nessuno dei capi arabi seguì il suo esempio, mentre l’attuale primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan sembra intenzionato a far tornare la Turchia al periodo ottomano. E non sorprende che proprio Erdogan sia un fervente sostenitore di Hamas.

Il Levante (o Grande Siria) a cui aspira l'ISIS, stando alle mappe dei suoi siti web

Il Levante (o Grande Siria) a cui aspira l’ISIS, stando alle mappe dei suoi siti web

Non c’è dubbio che la variante fanatica dell’islam, che sembra aver contagiato ed essere diventata dominante nella maggior parte dei paesi arabi, è la causa principale della violenza e del terrorismo che imperversano oggi in tutto il mondo arabo. Come c’era da aspettarsi, i movimenti che promuovono la violenza e il terrorismo, sia sunniti che sciiti – Hamas, Jihad Islamica, Al-Qaeda, Hezbollah, Stato Islamico (in Iraq e nel Levante), i Fratelli Musulmani in Egitto e il “ramo settentrionale” del Movimento Islamico in Israele – sono tutti movimenti fondamentalisti islamici: praticano l’assassinio sistematico in nome di Allah.
Ci sono voluti despoti come Saddam Hussein in Iraq e Hafez Assad in Siria per sottomettere i fondamentalisti islamici, ma la loro sconfitta era solo temporanea. L’Iraq sta andando a pezzi sotto la loro pressione, e in Siria Bashar figlio di Assad è sotto il loro attacco. La Fratellanza Musulmana in Egitto, repressa per decenni da una successione di dittatori, è salita al potere mediante elezioni democratiche dopo la caduta di Hosni Mubarak e ha rapidamente mostrato che era ben lungi dal saper rispondere ai mali dell’Egitto nonostante il suo celebre slogan “l’islam è la risposta”. C’è voluto il golpe di al-Sissi per sopraffare la Fratellanza, e si può solo sperare che ora questi sappia guidare l’Egitto verso modernizzazione e progresso. Al-Sissi sembra aver capito meglio dei precedenti governanti egiziani la pericolosa natura di Hamas, una branca dei Fratelli Musulmani, e probabilmente l’ha capito meglio anche di vari diplomatici americani ed europei.
Gli obiettivi di Hamas sono chiari. Mira in prospettiva alla distruzione dello stato di Israele, e pone una minaccia immediata per la popolazione civile israeliana. Il suo dominio nella striscia di Gaza è una tragedia per la popolazione palestinese. E non è un interlocutore per validi negoziati di pace. La popolazione civile d’Israele non deve essere costretta a vivere sotto la continua minaccia di attacchi missilistici e terroristici dalla striscia di Gaza. Dunque, Hamas deve essere disarmata.

(Da. Ha’aretz, 21.7.14)

Hamas spara dall’ospedale. Israele fa uscire pazienti e personale prima di reagire. Dopo che Hamas ha sparato per diversi giorni sui soldati israeliani con armi automatiche e missili anticarro dalle finestre dell’ospedale Al-Wafa di Gaza, mercoledì le Forze di Difesa israeliane hanno risposto al fuoco. Lo ha riferito il portavoce militare, aggiungendo che “l’ospedale veniva anche usato come sede di comando e controllo da Hamas e dalla Jihad Islamica palestinese e come rampa di lancio dei razzi contro Israele”. “Il fuoco dall’ospedale sui nostri soldati è aumentato nelle ultime ore – ha spiegato il portavoce – e l’esercito ha deciso di reagire contro i terroristi che operano nel complesso ospedaliero”, ma solo dopo essersi ripetutamente sincerato che nell’edificio, in seguito agli avvertimenti israeliani, non vi fossero più né pazienti né personale. In questo video diffuso dalle Forze di Difesa israeliane, si vede che i terroristi sparano dalle finestre dell’ospedale, si sente la registrazione delle telefonate delle Forze israeliane all’ospedale, si vede la successiva controffensiva israeliana e gli ingressi di un tunnel dei terroristi a ridosso dell’ospedale (dove sono state rinvenute armi e divise israeliane).

Traduzione: Terroristi sparano alle Forze di Difesa israeliane dall’interno dell’ospedale Al-Wafa – “Li vedi che sparano?” – “Ho individuato del fuoco dall’interno dell’edificio (ospedale)” – Affermativo. Fuoco dall’interno dell’edificio (ospedale)” – Telefonata di due giorni fa – “Pronto … Qui è … Come va?” – “Confermate che non c’è nessuno nell’ospedale Al-Wafa?” – “No, qui non c’è nessuno” – “State parlando dell’ospedale Al-Wafa e parlavate di Shuja’iya” – “Sì” – “Confermate che lì non ci sono pazienti?” – “Ci sono attrezzature ospedaliere, ma nessun (paziente)” – “Non ci sono pazienti?” – “No, non ce ne sono” – Telefonata di oggi – “Pronto? Come va?” – “Tutto bene. Ho parlato di nuovo con il direttore dell’ospedale” – “Avete parlato con il direttore dell’ospedale dopo che abbiamo parlato questa mattina?” – “Ho parlato con lui e ha detto che non ci sono pazienti né personale medico – Ha chiuso l’ospedale e ha chiuso a chiave le porte; non c’è modo di entrare” – “Ma avete parlato con … e lui ha detto che non c’è dentro nessuno?” – “Non c’è dentro nessuno” – “E’ importante chiarirlo perché loro (Hamas) stanno attaccando i nostri soldati da là e ora sono all’interno dell’ospedale – Per il diritto internazionale abbiamo il dovere di mettere al sicuro i nostri soldati e i nostri cittadini e impedire che si faccia fuoco o si lancino razzi da lì” – “Tutto okay, lo metterò in chiaro” – Esplosioni secondarie (che dimostrano la presenza di munizioni ed esplosivi) – Punto d’ingresso di un tunnel vicino all’ospedale Al-Wafa