Hamas l’ha chiamata “protesta pacifica” e il mondo ci è cascato

Molti mass-media aiutano il terrorismo di Hamas pubblicando le sue bugie anziché attenersi ai fatti, e i primi a pagarne le spese sono i palestinesi

Di Ronen Manelis

Ronen Manelis, portavoce delle Forze di Difesa israeliane, autore di questo articolo

Sami Abu Zuhri è il portavoce del gruppo estremista Hamas, un’organizzazione internazionalmente riconosciuta come terroristica e finanziata dall’Iran. Hamas controlla la striscia di Gaza ed è responsabile dell’uccisione di civili innocenti israeliani, americani, brasiliani, kenioti, britannici, francesi e cinesi. Dal 2012 al 2014, nella mia qualità di capo dell’intelligence della Divisione Gaza delle Forze di Difesa israeliane, ho fatto la conoscenza a distanza del signor Abu Zuhri e di altri portavoce di Hamas. Il loro modus operandi è semplice: mentire. Le loro menzogne sorreggono l’obiettivo dichiarato di Hamas: delegittimazione e distruzione di Israele.

Da settimane i mass-media internazionali riferiscono sulle violenze al confine tra Gaza e Israele. Intanto Hamas ha continuato a mentire al mondo, motivo per cui le sue rare ammissioni della verità sono particolarmente rivelatrici. La settimana scorsa i portavoce di Hamas si sono precipitati a lamentare con la stampa la morte di decine di “civili innocenti”. Poi, però, un importante esponente di Hamas, Salah Bardawil, ha affermato in un’intervista del 16 maggio a una tv palestinese: “Nell’ultimo round di scontri, su 62 persone martirizzate 50 erano di Hamas”. La stessa Hamas ha confermato che l’80% delle persone rimaste uccise nei violenti tumulti di lunedì scorso erano membri di un gruppo terroristico, non civili innocenti. Altri morti sono stati rivendicati dalla Jihad Islamica palestinese. Il 13 maggio, Mahmoud Al-Zahar, uno dei co-fondatori di Hamas, ha dichiarato in un’intervista ad Al-Jazeera: “Quando parliamo di resistenza pacifica, inganniamo il pubblico”. Ci si può fidare di Hamas solo quando ammette le sue bugie.

Yahya Sinwar: “Abbatteremo il confine (con Israele) e strapperemo il cuore dai loro corpi”

I portavoce di Hamas hanno orchestrato una ben finanziata operazione di propaganda terroristica. Dietro la teatralità c’era un piano che minacciava i confini e i civili d’Israele. Hamas ha garantito a civili innocenti, comprese donne e bambini, trasporti gratuiti da tutta la striscia di Gaza alla frontiera. Hamas li assumeva come comparse, pagando per la loro partecipazione 14 dollari a persona o 100 a famiglia, e 500 dollari se riuscivano a farsi ferire. Hamas ha ordinato ai suoi comandanti e operativi di recarsi al confine in abiti civili, e fungere da capi di settore come per dirigere in proprio lo spettacolo dell’operazione.

Il pubblico erano i mass-media internazionali. A chiunque avesse una videocamera, Hamas ha accordato libero accesso alla prima fila dello spettacolo, con tanto di wi-fi gratuito. Le Forze di Difesa israeliane avevano precise notizie di intelligence secondo cui i tumulti violenti avrebbero fatto da copertura a un piano di infiltrazione di massa in territorio israeliano allo scopo di compiere un massacro di civili israeliani. Hamas l’ha chiamata una “protesta pacifica” e gran parte del mondo semplicemente ci è cascato.

Dalla pagina ufficiale su Facebook per la campagna “Grande Marcia del Ritorno”, una foto aerea che mostra la distanza tra Gaza e il kibbutz israeliano Kisuffim, con il testo: “Dalla recinzione di separazione a Kisuffim: 38 minuti” (12.5.18)

L’idea che si trattasse di una protesta pacifica è, di tutte, la menzogna più grande: perché a Gaza non esistono gli elementi basilari che sono necessari per una protesta genuina in una democrazia come gli Stati Uniti o Israele. Sotto il controllo di Hamas non c’è libertà di espressione, non c’è nessuna libertà di riunione, nessuna libertà di religione, nessuna libertà di stampa. A Gaza non può esistere nessuna protesta pacifica e spontanea, ma solo adunate organizzate approvate e finanziate da Hamas. Chiamare questa cosa una protesta spontanea non è una fake new, è una falsità pura e semplice.

In molti assalti al confine delle scorse settimane Hamas ha usato mitra, bombe molotov, granate e ordigni esplosivi artigianalmente trasportati in volo. Centinaia di abitanti di Gaza hanno tentato di far saltare in aria o abbattere la recinzione tra Gaza e Israele, con l’intento di penetrare nel nostro territorio sovrano e raggiungere israeliani innocenti che vivono a pochi minuti di cammino dal confine. Lo scorso 6 aprile il capo politico di Hamas, Yahya Sinwar, ha dichiarato: “Abbatteremo il confine [con Israele] e strapperemo il cuore dai loro corpi”. Su Facebook, Hamas ha pubblicato per i suoi operativi mappe che mostravano i percorsi più rapidi dal confine alle case, alle scuole, agli asili d’infanzia israeliani vicini al confine. A voi questa sembra una protesta pacifica?

Dovendo fronteggiare la minaccia posta da terroristi codardi che si travestono da civili, i soldati delle Forze di Difesa israeliane hanno agito con coraggio e autocontrollo, attenendosi alle rigorose regole di ingaggio per ridurre al minimo feriti e perdite di vite umane fra i civili, pur garantendo la protezione del confine. Come effetto dell’operazione propagandistica di Hamas, la settimana scorsa centinaia di abitanti di Gaza sono rimasti feriti e alcune decine sono morti. La maggior parte di loro erano operativi di Hamas. Nessuna di queste violenze avrebbe dovuto verificarsi: ma erano le violenze che Hamas ha fomentato e orchestrato affinché titoli e immagini andassero a rafforzare le menzogne che i portavoce di Hamas avevano pianificato.

Immagine postata il 14.5.18 su una pagina Facebook di Gaza con la scritta: “Il Kibbutz Kerem Shalom, a est di Rafah, si trova a soli 300 metri dal confine. Ha tacchini, un campo da calcio e una piscina, ospita solo 15 famiglie. Balzategli addosso coi coltelli”

Hamas può mentire: al mondo, ai palestinesi, ai suoi stessi comandanti e operativi. Ma io sono fiero di poter dire che l’esercito israeliano non mente, e non utilizzerà mai come pedine né i civili né i soldati israeliani. Alcuni buoni amici d’Israele avrebbero preferito che la settimana scorsa avessimo un’immagine migliore sui mass-media. Ma tra immagine e verità, le Forze di Difesa israeliane scelgono sempre la verità. È questa moralità ciò che sostiene le Forze di Difesa israeliane. I soldati in divisa e ben preparati dell’esercito israeliano non potranno mai essere più fotogenici dei terroristi travestiti da civili. Ma noi siamo corretti e onesti su ciò che siamo e ciò che diciamo. Come portavoce delle Forze di Difesa israeliane, se non riesco a trovare materiale attendibile e citabile, non permetto che venga pubblicato. Se i fatti sono ancora in dubbio, non rilascio dichiarazioni.

Non pochi mass-media hanno aiutato Hamas pubblicando le sue bugie, anziché attenersi ai fatti. Hamas è riuscita a ottenere una copertura mediatica negativa per Israele dopo la prima violenta rivolta del 30 marzo, il primo giorno di questa operazione di propaganda. Hamas avrebbe potuto rivendicare quella vittoria propagandistica, fermare le violenze e prevenire molte morti. Ma per Hamas, le bugie sono più importanti della vita umana.

Se per vincere la guerra della propaganda internazionale devo mentire come fa Hamas, allora preferisco dire la verità e perdere. Le Forze di Difesa israeliane vinceranno dove conta: la protezione dei nostri civili a fronte del terrorismo. I soldati delle Forze di Difesa israeliane hanno vinto, questa settimana, quando hanno garantito la sicurezza alle famiglie israeliane impedendo a Hamas di conseguire i suoi obiettivi dichiarati.

Ma ancor più delle menzogne, la vera differenza tra il signor Abu Zuhri e me è che lui va a dormire ogni sera augurandosi la distruzione del mio paese e la morte dei miei figli. Io vado a dormire ogni sera augurandomi una vita migliore per i suoi figli, oltre che per i miei. E questa è la verità.

(Da: Wall Street Journal, 20.5.18)