Hamas, Putin e Israele

Latteggiamento di Mosca rischia di tradursi in un boomerang per tutta la regione mediorientale.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_1091Scrive il Jerusalem Post (12.02.06): Putin non solo ha dichiarato che inviterà i capi di Hamas a Mosca, ma ha insistito nel dire che Hamas non è un’organizzazione terroristica, di nuovo in evidente contraddizione con la posizione del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu). Allo stesso modo, un anno fa Putin annunciava il proposito di vendere alla Siria armi anti-aeree da spalla, nonostante il fatto che la Siria rimanga in cima alla lista degli stati delinquenti che sponsorizzano il terrorismo.
Gettando deliberatamente fiammiferi accesi nella polveriera mediorientale, la Russia di Putin si presenta come il degno erede senza scrupoli del suo precursore sovietico. Quanto la defunta Urss, anche la Russia di Putin sembra votata a spandere la propria influenza nel mondo arabo, e con quasi altrettanta trascuratezza per le preoccupazioni di Israele per la propria sopravvivenza.

Scrive Ha’aretz (12.02.06): La dichiarazione del 30 gennaio scorso del Quartetto internazionale (Usa, Ue, Russia, Onu) prendeva atto del risultato delle elezioni dell’Autorità Palestinese e non escludeva in linea di principio rapporti con Hamas, ponendo tuttavia precisi criteri perché possano aver luogo colloqui con il futuro governo palestinese: impegno per il metodo non violento, riconoscimento di Israele, accettazione degli accordi già esistenti tra le parti.
Il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert ha presentato questa posizione internazionale come un successo diplomatico di Israele, sebbene il Quartetto non avesse accolto la richiesta di Israele e Stati Uniti di includere fra le condizioni anche il disarmo delle organizzazioni terroriste nei territori. Accettando la posizione internazionale, Israele ha fatto capire di essere disposto, come fece con l’Olp, a soprassedere sui crimini passati di Hamas a condizione che Hamas si comporti in modo diverso d’ora in avanti.
Anche l’invito a Hamas da parte di Putin deve essere valutato sulla base dei risultati. Se i russi si comporteranno, come promesso, in conformità alla dichiarazione del Quartetto ed eserciteranno la loro influenza su Hamas per farla cambiare, come fa l’Egitto, allora la mossa russa dovrà essere appoggiata. Se invece il viaggio a Mosca dei capi di Hamas si tradurrà in un successo propagandistico di Hamas senza alcun cambiamento nelle sue posizioni, allora finirà solo per danneggiare gli sforzi di chi cerca di promuovere la calma e un accordo negoziato.

Scrive Yediot Aharonot (12.02.06): La prima reazione del mondo, e di molti israeliani, alla vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi è stata la reazione di un uomo che resta di stucco trovandosi un feroce leopardi nel giardino di casa. Il leopardo mostra unghie e denti, ma l’uomo dice a se stesso: non è poi così grave, non è un vero leopardo, è solo un grosso gatto. Gli darò un po’ di latte perché ai gatti piace il latte, lo accarezzerò sulla testa perché i gatti amano le carezze sulla testa. Così lo addomesticherò come si addomestica un gatto. Ma il leopardo resta un leopardo, può perdere il pelo ma non il vizio. Andandogli vicino, ci si rovina. L’uomo verrà divorato dal leopardo nel suo giardino di casa.
Il governo dovrebbe mettere in chiaro che porrà fine all’occupazione se vi sarà un governo pacifico nell’Autorità Palestinese, cercando così di persuadere i palestinese a votare contro Hamas. Altrimenti Israele dovrà completare in fretta la costruzione della barriera difensiva attorno ai propri confini e i palestinesi se ne resteranno con un feroce leopardo nelle loro case.