Hamas ribadisce: “Non riconosceremo mai Israele”

“L'indipendenza nelle linee del ’67 sarebbe una truffa, la soluzione a due stati una sciocchezza''.

image_3199Hamas mantiene la striscia di Gaza saldamente sotto il suo stretto controllo. Sebbene il blocco israeliano miri a indebolirla, riciclaggio di denaro e proventi dei traffici attraverso i tunnel sotto il confine con l’Egitto hanno tenuto a galla la fazione islamista palestinese.
La Carta del movimento invoca l’istituzione di uno stato islamico su tutto il territorio della Palestina, Israele incluso. I capi di Hamas hanno opinioni molto nette circa il tentativo del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) di ottenere alle Nazioni Unite (senza accordo con Israele) il riconoscimento di uno stato palestinese nelle linee armistiziali 1949-67, cioè prima che Israele conquistasse la Cisgiordania dalla Giordania e la striscia di Gaza dall’Egitto. “Sono solo sciocchezze – dice Mahmoud al-Zahar, autorevole esponente di Hamas a Gaza – Uno stato palestinese significa territorio, popolazione e autorità. Ed ora quali sono i confini di Israele? Israele ha avuto molti confini diversi negli ultimi trenta, quarant’anni. Di quali confini stiamo parlando?”.
L’approccio alle Nazioni Unite, dice al-Zahar, è una “truffa politica”. Ed è altrettanto drastico sulla cosiddetta soluzione “a due stati”, che punta ad arrivare a due stati fianco a fianco, uno israeliano e uno palestinese. “È molto semplice: noi non riconosceremo Israele. E non abbiamo alcuna intenzione di accettare la proprietà di Israele su un solo centimetro quadrato, perché è uno stato fittizio”. Secondo al-Zahar, accettare il diritto di Israele ad esistere “costerebbe a dieci milioni di palestinesi il loro diritto alla Palestina. Chi andrà nei campi profughi a dire alla gente: voi non avete diritto alla Palestina?”.
Al-Zahar and Hamas non accettano compromessi anche per quanto riguarda la riconciliazione palestinese con il movimento Fatah di Abu Mazen. Dopo anni di un conflitto duro e a tratti molto violento, esploso in particolare quando nella striscia di Gaza Hamas lanciò la caccia agli uomini dei servizi di sicurezza leali ad Abu Mazen e all’Autorità Palestinese, nel maggio scorso i due movimenti hanno firmato un accordo di riconciliazione. Ma i colloqui per la formazione del governo di unità nazionale previsto da una delle clausole dell’accordo si sono arenati perché i due gruppi non riescono a mettersi d’accordo su chi debba essere il nuovo primo ministro palestinese. Abu Mazen vuole che continui a ricoprire la carica Salam Fayyad, l’attuale primo ministro nella Cisgiordania controllata dall’Autorità Palestinese di Fatah. Hamas lo rifiuta senza mezzi termini. “Per noi quell’uomo è inaccettabile – afferma categoricamente al-Zahar, spiegando che Fayyad, un economista stimato a livello internazionale, “non è un patriota, ma un collaborazionista”.
Circa, infine, la cosiddetta “primavera araba”, le sommosse che hanno investito i paesi del Medio Oriente portando alla caduta dei regimi in Tunisia ed Egitto e minacciandone almeno altri due, in Libia e in Siria, il paese dove ha sede il quartier generale di Hamas, il portavoce del gruppo Sami Abu Zuhri respinge – perlomeno pubblicamente – le speculazioni secondo cui Hamas dovrebbe traslocare da Damasco se venisse rovesciato il suo protettore, il presidente siriano Bashar Assad. “Noi siamo ospiti, in Siria e Libano, in quanto profughi – dice – E poi, cosa più importante, non c’entriamo con quello che accade in Siria: non abbiamo intenzione di lasciare Damasco, non ne vediamo il motivo”.

(Da: Ha’aretz, 29.7.11)

Nell’immagine in alto: Preghiera per lo sterminio “fino all’ultimo ebreo, cristiano e comunista”, trasmessa dalla tv di Hamas. Vedi (con sottotitoli in inglese) al link:

http://www.youtube.com/user/PalestinianWatch#p/a/u/0/IrI8-qb9M9A

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