Hamas scossa e attonita per la sollevazione in Egitto

Gli islamisti palestinesi cercano di valutare le conseguenze per il loro dominio sulla striscia di Gaza.

image_3779Solo un anno fa decine di migliaia di sostenitori di Hamas scendevano per le strade di Gaza a festeggiare rumorosamente l’elezione del loro confratello islamista Mohamed Morsi a presidente dell’Egitto. Il suo rovesciamento, mercoledì scorso, per mano dei militari è stato accolto da un silenzio attonito degli esponenti di Hamas nella enclave palestinese, che confina con il Sinai egiziano. Hamas, che è un’emanazione della Fratellanza Musulmana cui appartiene il leader deposto al Cairo, guarda scioccata e circospetta alle battaglie di strada in corso nelle città d’Egitto fra manifestanti pro- e anti-Morsi, e riflette su come andrà a finire il sommovimento e che conseguenze comporterà per il suo dominio sulla striscia di Gaza.
L’Egitto per molti aspetti ha in mano le chiavi della vita nel territorio palestinese: dal controllo del suo unico valico di frontiera con il mondo arabo, all’opera di mediazione per ripristinare l’unità palestinese fra Fatah e Hamas così come per le varie tregue con il nemico di Hamas, Israele. L’Egitto esercita poi un controllo vitale sulla vasta rete di tunnel sotterranei attraverso cui passa ogni sorta di contrabbando, dalla droga alle armi. I tunnel sono una fonte fondamentale di finanziamento per il “governo” di Hamas, il movimento islamista palestinese che si oppone esplicitamente all’esistenza dello stato ebraico e che si impadronì del controllo sulla striscia di Gaza con un sanguinoso colpo di stato nel giugno 2007 contro le forze fedeli al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), un anno dopo averle battute alle elezioni palestinesi. I nemici di Hamas, sia in campo israeliano che palestinese, potrebbero sentirsi rincuorati da un indebolimento del suo alleato, la Fratellanza Musulmana.

(«Grazie, grande Egitto, e grazie al tuo glorioso popolo». Con queste parole il segretario di Fatah Italia, Yousef Salman, ha salutato la deposizione del presidente Morsi ad opera dei militari egiziani, con un comunicato riportato dall’ANSA lo scorso 4 luglio. Secondo Salman, gli eventi in Egitto costituiscono la sconfitta «del progetto Usa-Israele che mirava alla liquidazione finale della questione palestinese attraverso la sua trasformazione in conflitto puramente religioso», cosa che – a suo dire – avrebbe significato «sconfiggere il progetto e obiettivo strategico dei palestinesi di Fatah, dell’Olp e dell’Autorità Palestinese di un unico stato laico e democratico per musulmani, cristiani ed ebrei»: vale a dire – sia notato per inciso – l’obiettivo della cancellazione di Israele in quanto stato del popolo ebraico.)

Secondo Hani Habeeb, un analista politico di Gaza, Hamas ha già superato altri cambiamenti, e potrebbe stabilire rapporti operativi con chiunque governi in Egitto. “Hamas aveva una forte base in Siria e ha poi lasciato quel paese – dice Habeeb, riferendosi alla chiusura della sede di Damasco e all’esodo dei capi di Hamas in seguito all’inasprirsi della rivolta contro il presidente Bashar Assad – Ma io non credo che ne sia stata indebolita”. In verità, la spaccatura con Assad ha portato a un taglio dei finanziamenti a Hamas da parte dell’altro suo grande alleato, l’Iran, accrescendo l’importanza di mantenere buoni rapporti con l’Egitto, compresa la complicata situazione della sicurezza lungo la frontiera fra Sinai e striscia di Gaza. I militari egiziani combattono i terroristi islamisti nel Sinai, una regione in preda a totale illegalità da quando è stato rovesciato l’autocratico presidente Hosni Mubarak con la rivolta del 2011. E Morsi, benché sia stato il primo leader egiziano a ricevere i vertici di Hamas nel palazzo presidenziale, si tenne un passo indietro, in mezzo alle tempeste politiche interne, mentre l’esercito egiziano lanciava un’aggressiva campagna per contenere terroristi e contrabbandieri chiudendo decine di tunnel tra Sinai e Gaza. “Gaza rappresenta un problema di sicurezza nazionale per l’Egitto e ciò non cambierà – dice Habeeb – Prima o poi la nuova leadership egiziana dovrà fare i conti con chi controlla Gaza”.
Secondo Hani al-Masri, un analista politico che vive in Cisgiordania, gli eventi in Egitto sono stati “uno shock politico e ideologico” per Hamas, anche se per ora ha adottato un prudente approccio di basso profilo. La presidenza Morsi non aveva portato a Hamas i grandi benefici che probabilmente si aspettava. L’ultimo giro di vite contro i tunnel da parte dell’esercito del Cairo è stato addirittura più pesante di quando venivano chiusi per ordine di Mubarak. Hamas ha ostentato un aumento del numero di persone che hanno il permesso di attraversare la frontiera fra Gaza ed Egitto a Rafah, ma le autorità di sicurezza egiziane hanno ripetutamente respinto i suoi appelli per un’apertura totale del confine. Mubarak, che aveva represso per decenni i Fratelli Musulmani, aveva mantenuto contatti minimi con Hamas attraverso funzionari dell’intelligence, che Hamas sosteneva favorissero il movimento palestinese rivale Fatah. E poi Morsi, come Mubarak, pur appoggiando le richieste palestinesi, non ha impugnato il trattato di pace con Israele del 1979.
In ogni caso, il mese scorso Hamas ha ammesso che le sue relazioni con il finanziatore iraniano si erano deteriorate dopo che il gruppo si era schierato contro il presidente siriano Assad, alleato di Teheran di lunga data. Secondo una fonte diplomatica mediorientale, l’Iran garantiva a Hamas fino a 20 milioni di dollari al mese per contribuire al pagamento degli stipendi di quasi la metà dei 50.000 palestinesi impiegati dal “governo” di Gaza. Inoltre forniva a Hamas molte armi, tra cui diversi razzi usati contro Israele. È opinione comune che anche i Fratelli Musulmani egiziani fornissero fondi a Hamas, prima della rivoluzione anti-Mubarak del 2011. Dopo la caduta di Mubarak, tuttavia, varie fonti diplomatiche dicono che i Fratelli Musulmani si sono maggiormente concentrati sul finanziamento dei propri sostenitori in Egitto, così come sulle rivolte in Siria e altrove.
Circa il possibile allargarsi alla striscia di Gaza del nuovo, tumultuoso capitolo egiziano della “primavera araba”, Habeeb afferma che sarà molto improbabile assistere a manifestazioni di piazza contro il potere di Hamas sull’esempio di quelle anti-Morsi al Cairo, sebbene sollecitate da alcuni attivisti su Facebook. “Una tale mossa – spiega – susciterebbe da parte di Hamas una reazione della massima violenza”.

(Da: YnetNews, 8.7.13)

Nella foto in alto: il capo del politburo di Hamas, Khaled Mashaal (a sinistra) ricevuto dal presidente egiziano Mohammed Morsi al palazzo presidenziale del Cairo il 18 novembre 2012