I cristiani diminuiscono in tutto il Medio Oriente (eccetto Israele)

Rischiano di scomparire anche dai territori dell’Autorità Palestinese

Su questa bandiera palestinese: “Prima quelli del sabato, poi quelli della domenica”. Spiega Lela Gilbert, ricercatrice dell’Hudson Institute: “Quelli del sabato sono naturalmente gli ebrei, oggi praticamente scomparsi dai paesi arabi musulmani e combattuti in Israele. Ora sono nel mirino quelli della domenica, i cristiani, anch’essi costretti a fuggire a ritmi allarmanti”.

Benché quella cristiana sia la religione più diffusa al mondo con oltre 2,4 miliardi di aderenti, la popolazione cristiana del Medio Oriente, compresi i territori palestinesi, si trova più che mai in difficoltà.

Dieci anni fa, nel 2009, la popolazione cristiana della striscia di Gaza era stimata in circa 3.000 persone, secondo la Reuters. Alla vigilia del nuovo decennio il numero si è ridotto di due terzi, a circa 1.000 fedeli, la maggior parte dei quali greco-ortodossi. Stando a un rapporto del think tank Begin-Sadat Center for Strategic Studies, quest’anno i cristiani che vivono nei territori di Cisgiordania sotto Autorità Palestinese sono stati colpiti da almeno tre importanti incidenti: una folla violenta ha preso di mira il villaggio cristiano di Jifna, vicino a Ramallah, causando danni significativi alle proprietà e terrorizzando gli abitanti, mentre altri elementi ostili hanno fatto irruzione e vandalizzato una chiesa maronita a Betlemme e una chiesa anglicana vicino a Ramallah.

Secondo un rapporto commissionato all’inizio di quest’anno dall’allora ministro degli esteri britannico Jeremy Hunt, un secolo fa i cristiani rappresentavano circa il 20% della popolazione in Medio Oriente e Africa, mentre oggi ammontano appena al 4%. Entro questo contesto, anche il numero dei cristiani palestinesi si è particolarmente ridotto. “Siamo stati tutti come addormentati anziché in guardia, quando si trattava della persecuzione dei cristiani” disse Hunt lo scorso maggio, citato dal Guardian, commentando i risultati del rapporto.

L’organizzazione cristiana Open Doors, la cui missione è sensibilizzare e sostenere i cristiani perseguitati, ha incluso i territori palestinesi nella sua World Watch List, un rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani nel mondo che enumera i primi 50 paesi in cui i cristiani risultano perseguitati per la loro fede. Nell’edizione 2019, i territori palestinesi sono classificati al 49esimo posto.

Il rapporto Open Doors menziona “l’oppressione islamica” come principale fonte di persecuzione, osservando che “militanti estremisti islamici sono presenti anche in Cisgiordania, inducendo i cristiani a temere d’essere aggrediti”, e che la persecuzione è particolarmente spietata contro coloro che si convertono al cristianesimo.

Il rapporto sottolinea inoltre che “i cristiani sono presi in mezzo nel fuoco incrociato dell’incessante conflitto israelo-palestinese: la loro etnia [arabo-palestinese] comporta limitazioni da parte israeliana, mentre la loro fede [cristiana] ne fa una minoranza all’interno della comunità palestinese a maggioranza musulmana. Le limitazioni israeliane e la paura per il crescente estremismo islamico hanno causato l’emigrazione di molti cristiani”.

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“Sebbene i cristiani dell’Autorità Palestinese evitino di dirlo pubblicamente – ha scritto Edy Cohen, ricercatore presso il Begin-Sadat Center for Strategic Studies – molti di loro temono, e con buone ragioni, che l’aggressione musulmana contro di loro si vada intensificando. Queste paure sono ancora più forti per via dell’assordante silenzio dei mass-media occidentali di fronte al la progressiva scomparsa della minoranza cristiana nei territori dell’Autorità Palestinese e nelle terre islamiche in generale. Il persistente disinteresse internazionale per la condizione dei cristiani sotto il controllo dell’Autorità Palestinese non può che portare alla scomparsa del cristianesimo proprio nel luogo in cui è nato”.

(Da: Jerusalem Post, 24.12.19)

I cristiani in Israele sono attualmente 177.000, circa il 2% della popolazione totale. Di questi, il 77,5% sono arabi, rappresentando circa il 7,2% della minoranza araba israeliana. Lo ha comunicato lunedì scorso l’Ufficio Centrale di Statistica d’Israele in occasione della vigilia di Natale, aggiungendo che la maggior parte dei cristiani arabi (70,6%) vive in Galilea e nelle città del nord. In particolare, la più grande comunità cristiana d’Israele è quella di Nazareth, dove vivono 21.900 cristiani insieme a 55.000 musulmani. Seguono la comunità cristiana di Haifa (16.100) e quelle di Gerusalemme (12.700) e Shfaram (10.300). I cristiani d’Israele hanno il più basso tasso di natalità tra le varie comunità religiose del paese: 1,87 bambini per famiglia, contro i 2,3 delle famiglie ebraiche e i 2,7 di quelle musulmane. Di conseguenza la comunità cristiana cresce, ma lentamente: è aumentata dell’1,5% nel 2018, contro l’aumento dell’1,7% della popolazione ebraica e del 2,3% di quella musulmana. Ben il 70,9% dei liceali cristiani israeliani consegue i voti d’ammissione all’università, leggermente di più degli ebrei (70,6%) e significativamente di più degli arabi drusi (63,7%) e dei musulmani (45,2%).
(Da: Times of Israel, 23.12.19)