I diritti LGBT spaccano il gruppo dei parlamentari arabi israeliani

Ancora una volta si conferma che il dibattito politico arabo più libero e democratico è quello che si svolge in Israele

Di Judy Maltz

Judy Maltz, autrice di questo articolo

Nelle ultime elezioni israeliane la grande maggioranza dei cittadini arabi ha votato per la Lista (araba) Congiunta, un mix eclettico di quattro partiti che comprende parlamentari laici, comunisti, nazionalisti palestinesi e islamisti. Nonostante la diversità di opinioni all’interno della coalizione, che a marzo ha ottenuto 15 seggi, i membri della Lista (araba) Congiunta tendono a votare in blocco sulla maggior parte delle questioni e si esprimono più o meno con una sola voce. In effetti, è estremamente raro che i membri della Lista (araba) Congiunta si dividano su un voto. Tuttavia è proprio questo che è successo mercoledì scorso alla Knesset, e non era la prima volta nelle ultime settimane che una questione in particolare provocava una frattura tra i parlamentari arabi d’Israele: la questione dei diritti dei cittadini LGBT.

Mercoledì 22 luglio, tre membri della Lista (araba) Congiunta – tutti appartenenti alla fazione comunista Hadash, uno dei quali ebreo – hanno votato a favore di un disegno di legge volto a vietare la cosiddetta “terapia di conversione”, che mira a cambiare l’orientamento sessuale delle persone LGBT, e che è ampiamente screditata e biasimata dagli esperti come inefficace e dannosa. Quattro membri della Lista (araba) Congiunta – tutti appartenenti alla fazione islamista Ra’am – hanno votato contro il disegno di legge, mentre gli altri parlamentari della coalizione hanno preferito non partecipare al voto. Fra i tre che hanno sostenuto il disegno di legge, la vera sorpresa è stata la presenza di Ayman Odeh, leader della Lista (araba) Congiunta, che finora aveva perlopiù tenuto per sé le sue opinioni sui diritti LGBT.

Muhammad Zoabi, 22 anni, arabo-israeliano, attivista per i diritti degli omosessuali

Il disegno di legge ha spaccato anche la maggioranza di governo giacché ha ricevuto l’approvazione in prima lettura alla Knesset grazie al fatto che Blu-Bianco e Laburisti hanno votato a favore insieme a molti membri dell’opposizione. L’iter perché il disegno diventi legge è tuttavia ancora lungo.

Dopo il voto di mercoledì, Odeh ha dichiarato in un’intervista televisiva che il suo sostegno al disegno di legge “si basa su un sistema di valori che rispetta ogni essere umano per quello che è”. Viceversa Mansour Abbas, capo della fazione islamista e rappresentante dell’opposizione all’interno della Lista (araba) Congiunta, ha dichiarato a un intervistatore radiofonico che le sue opinioni sui diritti LGBT sono basate sulla sharia (legge islamica) e riflettono le opinioni della maggioranza della società araba in Israele.

“Francamente, sono rimasto sbalordito dal fatto che Odeh abbia preso posizione a sostegno di questo disegno di legge – afferma Muhammad Zoabi, 22 anni, noto attivista arabo-israeliano per i diritti degli omosessuali – E non mi dispiacerebbe essere sbalordito in questo modo tante volte. Per il leader della Lista (araba) Congiunta, votare in questo modo prendendo una tale posizione pro-LGBT è un fatto enorme”. La frattura fra i membri della Lista (araba) Congiunta, osserva Zoabi, riflette il conflitto più ampio che è in corso nella comunità araba “tra coloro che vogliono una società civile inclusiva in cui vi sia spazio per tutti e coloro che non la vogliono”.

Un’ulteriore prova di questa crescente spaccatura è la tempesta scoppiata tre settimane fa quando una società produttrice di tahina di proprietà araba con sede a Nazareth ha donato soldi per creare una hot-line specialmente dedicata agli arabi israeliani LGBT in pericolo o in difficoltà. Molti supermercati e negozi di alimentari di proprietà araba hanno reagito annunciando che avrebbero boicottato il prodotto della ditta Al Arz, cosa che a sua volta ha innescato una sorta di contro-boicottaggio.

Da sinistra, i parlamentari arabi israeliani Mansour Abbas, Ayman Odeh e Ahmad Tibi

Una sola dei 15 parlamentari della Lista (araba) Congiunta – Aida Touma-Sliman, membro della fazione comunista – si è pronunciata pubblicamente a sostegno della proprietaria di Al Arz, Julia Zaher, e della comunità LGBT. Gli altri si sono rifiutati di commentare o, come ha fatto Odeh, hanno cercato un escamotage per mantenersi nei ranghi. “Odeh – sottolinea Zoabi – ha detto di essere contrario al boicottaggio e di non capire perché tanti arabi stiano boicottando questa società di proprietà araba quando non hanno alcun problema a comprare da aziende ebraiche che sostengono l’occupazione. Ma non ha detto una sola parola sui diritti della comunità LGBT. Che aiuto è questo? Era come se volesse richiuderci nell’armadio”.

Zoabi spiega che non si aspettava certo che i parlamentari del partito islamista sostenessero il divieto della terapia di conversione. Ma è rimasto deluso da altri membri della Lista (araba) Congiunta che in passato hanno espresso sostegno per la comunità LGBT. Tra questi, Sami Abu Shehadeh della fazione nazionalista Balad, che ha spiegato la sua assenza dal voto dicendo a Nir Gontarz, di Ha’aretz: “Questo non è il momento”. Così come il veterano parlamentare arabo Ahmad Tibi, capo della fazione Ta’al, e Sondos Saleh, neo eletto della stessa fazione che nel suo discorso inaugurale alla Knesset si era solennemente pronunciato contro ogni discriminazione sulla base di “nazionalità, genere o orientamento sessuale”. “Penso che abbiano paura – dice Zoabi – Oggi la società araba è sicuramente più inclusiva, ma c’è ancora molta strada da fare. Là ci sono ancora molti estremisti, molti omofobi e molte persone piene di odio”.

(Da: Haaretz, 24.7.20)

Intervistato da radio Kan, il parlamentare della fazione islamista della Lista (araba) Congiunta Walid Taha ha affermato che la “terapia di conversione” ha lo scopo di riportare “alla normalità” le persone che si considerano membri della comunità LGBT. “La maggior parte della società araba è contraria a questa legge – ha detto Taha – La dirigenza religiosa, culturale, ideologica e morale non accetta questa cosa come legittima, e quindi abbiamo votato contro questo disegno di legge”. Taha ha aggiunto che “la portata di questo fenomeno, ammesso che esista nella società araba, e suppongo che da qualche parte esista, è estremamente limitata e coloro che ne soffrono [sic] non sono nemmeno pronti a identificarlo da sé poiché la società non lo accetta come qualcosa di normale. Sì, il fenomeno gay praticamente non esiste nella società araba”. Taha ha affermato che vietare la terapia di conversione impedirebbe agli omosessuali di tornare a quella che definisce “una condizione normale”, aggiungendo che non gli risulta che tali tecniche non funzionino. “Una persona nasce a immagine di Dio come uomo o come donna – ha detto Taha – Se qualcosa non è in linea con la creazione, quella persona ha bisogno di terapia”.
(Da: Ha’aretz, 26.7.20)

Dopo il voto, il leader della fazione islamista Mansour Abbas ha dichiarato a Kan 11 News che a questo punto “l’esistenza stessa della Lista Congiunta dipenderà dal comportamento dei suoi membri nel prossimo futuro”, ribadendo che la base della Lista Congiunta è conservatrice e contraria al disegno di legge.
(Da: jns.org, 26.7.20)