I fatti parlano chiaro: Israele è una democrazia solida e funzionante

Mente sapendo di mentire chi accusa di apartheid un paese i cui cittadini – ebrei, arabi e altri – hanno tutti lo stesso diritto di eleggere ed essere eletti

Il voto di una elettrice araba israeliana

Fino al 1991 in Sud Africa ai neri è stato negato il diritto di voto alle elezioni nazionali: non c’erano partiti politici neri a cui fosse permesso candidarsi alle elezioni e nessun sudafricano nero veniva eletto al parlamento sudafricano. Era il Sudafrica dell’apartheid. Oggi è in corso una martellante campagna propagandistica volta a etichettare Israele come uno stato dell’apartheid da parte dell’Autorità Palestinese, di ong che si autoproclamano per i “diritti umani” e di una varietà di personaggi delle Nazioni Unite.

Lo scorso primo novembre Israele ha tenuto le sue quinte elezioni per la Knesset (il parlamento) dal 2019. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Centrale di Statistica israeliano, i cittadini chiamati alle urne erano 6,78 milioni: di questi, il 77% erano cittadini ebrei e il 17% erano cittadini arabi (un ulteriore 6% appartiene ad “altre” comunità).

Siccome molti arabi israeliani vivono in città miste arabo-ebraiche (basti pensare a Haifa), è impossibile sapere per chi hanno votato. Tuttavia, basandosi sui dati ufficiali pubblicati dal Comitato elettorale centrale Palestine Media Watch ha condotto un’analisi del voto nelle città e villaggi a popolazione solo araba. Quella che ne emerge è una straordinaria realtà democratica.

Nelle località solo arabe hanno espresso il loro voto 477.552 cittadini arabi israeliani. Ben 66.812 arabi israeliani che vivono in località solo arabe hanno votato per partiti sionisti, mentre il resto ha votato per uno dei tre partiti arabi che hanno partecipato alle elezioni.

Una realtà pluralista multiculturale in cui tutti i cittadini – ebrei, arabi e altri – hanno lo stesso diritto di voto

In tutto, fra località arabe e località miste, i tre partiti arabi Ra’am, Hadash-Ta’al e Balad hanno ricevuto 511.379 voti. Ra’am e Hadash-Ta’al hanno ottenuto abbastanza voti per superare la soglia minima elettorale (3,25% dei voti espressi), mentre Balad non l’ha raggiunta, disperdendo i propri voti. Nel nuovo parlamento, la 25esima Knesset, i partiti arabi avranno 10 seggi con: 8 parlamentari arabi musulmani, un parlamentare arabo cristiano e un parlamentare arabo druso.

Mentre Israele ha dimostrato ancora una volta di essere una democrazia solida e funzionante, lo stesso non si può dire dell’Autorità Palestinese (che pure, la sera stessa del voto, si è precipitata a denunciare le elezioni israeliane definendole il riflesso di una società “intollerante e razzista”). La legge dell’Autorità Palestinese prevede che le elezioni per il parlamento e per la carica di presidente si tengano ogni 4 anni. Ma di fatto, le ultime elezioni presidenziali dell’Autorità Palestinese si sono svolte nel 2005 e le ultime elezioni parlamentari nel 2006. Negli ultimi 4 anni il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha varato una serie di decisioni volte a consolidare il potere autocratico del suo partito Fatah e a cancellare anche l’ultimo residuo di democrazia palestinese. Queste manovre comprendono lo scioglimento del parlamento dell’Autorità Palestinese e il continuo rinvio sine die delle elezioni.

In conclusione: Israele è una realtà pluralista multiculturale i cui cittadini – ebrei, arabi e “altri” – hanno tutti lo stesso diritto di voto attivo e passivo, e chi lo accusa di apartheid mente sapendo di mentire.

(Da: palwatch.org, israele.net, 10.11.22)