I musulmani devono essere i primi a combattere il terrorismo

Ampie fasce dell’opinione pubblica palestinese considerano legittimo il terrorismo, ma la jihad islamica dovrebbe essere una lotta interiore con se stessi, non contro civili innocenti

Di Ahmed Charai

Ahmed Charai, autore di questo articolo

Israele sta subendo la peggiore serie di attacchi terroristici degli ultimi sei anni: dal 22 marzo, cinque aggressori in quattro città diverse hanno causato la morte di 14 cittadini (inoltre venerdì scorso un israeliano è stato ferito a coltellate a Haifa, domenica un palestinese armato di coltello è stato arrestato in tempo mentre tentava di entrare nella comunità ebraica di Beit El, a nord di Gerusalemme; intanto continuano le aggressioni agli ebrei che si recano al Muro “del pianto” e al Monte del Tempio e sono ripresi i lanci di razzi da Gaza ndr). Le vittime degli ultimi attentati erano persone normali che stavano trascorrendo la loro giornata. Un rabbino Chabad che va a casa in bicicletta con la spesa, un’acquirente che guarda gli scaffali di un negozio, una giovane madre che torna a casa.

Il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha diramato una inconsueta condanna degli attacchi terroristici, mentre decine di palestinesi scendevano in strada per celebrare l’attentatore nella sua città natale in Cisgiordania. L’Autorità Palestinese ha totalmente evitato di discutere pubblicamente la crescente ondata di terrorismo contro israeliani, rimanendo in silenzio mentre venivano perpetrati i sanguinosi attentati. I sondaggi mostrano regolarmente che ampie fasce dell’opinione pubblica palestinese considerano perfettamente legittima questa forma di “lotta armata” contro Israele.

Invece dovremmo trovare tutti il coraggio di condannare questa barbarie: mutilare o uccidere intenzionalmente civili innocenti non promuove nessuna causa politica. Dobbiamo condannare, tutti noi, questo spietato sovversivismo e non lasciare che alcuna simpatia per gli estremisti offuschi il nostro giudizio morale sull’assassinio. La politica non giustifica la violenza indiscriminata.

Il contesto conta, specialmente nell’esprimere giudizi morali. Questi attentati giungono molto tempo dopo la firma degli storici Accordi di Abramo del 2020, che hanno formalmente stipulato la pace tra Israele e quattro paesi arabi. In sintesi, gli attacchi sono peggiorati dopo l’adozione dei piani di pace. Dal punto di vista morale, è una totale follia.

Palestinesi celebrano il terrorista dell’attentato a Tel Aviv e terroristi della Jihad Islamica Palestinesi morti dopo aver ingaggiato scontri a fuoco con le forze di sicurezza israeliane

Soprattutto, dobbiamo trovare il coraggio di porci la domanda fondamentale che riguarda il mondo musulmano: come mai la nostra fede viene troppo spesso definita dagli estremisti anziché da autentici studiosi?

Cominciamo col riconoscere che nel corso della storia clan e cultura hanno prodotto pratiche dell’islam molto diverse. Non c’è alcuna somiglianza, ad esempio, tra l’islam di Cordova (in Spagna) e quello dei Fatimidi (in Iraq). Diversi passi del Corano o della Sunnah vengono interpretati in modo differente da studiosi e chierici in diversi luoghi e periodi di tempo. Non c’è un islam che sia identico nella pratica in tutto il mondo, proprio come l’ebraismo e il cristianesimo differiscono nel culto e nella pratica su diverse sponde del Mediterraneo. Quindi, dobbiamo accettare le diversità nel sincero credo musulmano.

Sayidd Qutb, filosofo della Fratellanza Musulmana e di molte sue diramazioni, e altri come lui hanno sostenuto che ebrei e cristiani sono designati dall’islam come nemici perenni. I libri di Qutb, Pietre miliari e All’ombra del Corano, esortano specificamente i credenti ad addestrarsi con le armi per intraprendere la jihad contro i non credenti. Sayidd Qutb, che venne impiccato dagli egiziani nel 1966 per incitamento al terrorismo, reinterpretava testi del VII secolo nel mondo moderno. Molti degli odierni terroristi seguono la linea intellettuale di Qutb.

Noi, come musulmani, dobbiamo arrivare a vedere la jihad come una lotta interiore volta a vincere se stessi, non come il dovere di stravolgere pace e giustizia. La vera jihad è accantonare i cocenti desideri di orgogliosa vendetta a favore della tolleranza e della pace. Ciò naturalmente non esercita molto appeal su giovani ideologi estremisti, e c’è tanto lavoro da fare. E’ una battaglia che deve essere condotta su tutti i fronti. I religiosi hanno l’oneroso compito di dimostrare che l’islam può adattarsi ai nostri tempi. Filosofi, letterati, politici devono offrire al mondo musulmano un’altra prospettiva rispetto all’ostilità della separatezza.

Le crescenti tensioni mettono in evidenza le vulnerabilità di un cambio di paradigma nelle relazioni israelo-palestinesi, che ha subito un’accelerazione negli ultimi anni: nel senso che i colloqui di pace palestinesi, moribondi da quasi un decennio, non risultano più indispensabili affinché Israele venga abbracciato dal mondo arabo, e che Israele può gestire il suo conflitto secolare con i palestinesi mediante misure economiche e di rafforzamento della fiducia. Il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha recentemente avvertito i palestinesi che attacchi terroristici indiscriminati minacciano gli sforzi di Israele per migliorare la loro qualità di vita, specialmente durante il Ramadan.

Per un dovere di lealtà verso le vittime, tutti dobbiamo combattere contro tutti i mali che alimentano l’odio omicida: razzismo, barbarie e ideologie estremiste. La gente dovrebbe chiedere a palestinesi e israeliani che tornino al tavolo delle trattative, concentrandosi sul porre fine ai messaggi che promuovono l’odio nei libri di testo e nei mass-media. Dobbiamo farlo per i nostri figli. Non abbiamo il diritto di lasciare loro in eredità un mondo in cui gli estremisti uccidono e muore la gente comune.

(Da: Jerusalem Post, 12.4.22)

 

La jihad è l’apice dell’islam e mira a costringere tutte le persone del mondo a convertirsi all’islam oppure sottomettersi “in umiliazione”.
Lo ha affermato lo studioso islamico di Gaza Abd Al-Hamid Dabbous lo scorso 10 aprile 2022 in una trasmissione della tv Al-Quds Al-Youm (Jihad Islamica Palestinese).
L’emittente ha accompagnato le parole del chierico con immagini di miliziani delle Brigate Al-Quds della Jihad Islamica Palestinese impegnati in esercitazioni militari, preghiere e lanci di razzi, nonché di soldati israeliani e del funerale di un militare israeliano.

Abd Al-Hamid Dabbous: “Attraverso la jihad, Allah conquista le terre così come i cuori e le menti. La jihad è il mezzo con cui i musulmani innanzitutto difendono le loro terre, le loro vite, il loro onore e la loro religione. Inoltre è un mezzo per diffondere questa religione, perché in definitiva Allah ha inviato questa religione in modo che si diffondesse in tutto il mondo fino a quando tutte le persone diventeranno musulmane. […] Noi non vogliamo uccidere o terrorizzare le persone, né depredare le terre o i diritti delle persone, ma vogliamo che le persone si convertano all’Islam. Questa è la volontà di Allah, non la nostra. […] Quando gruppi [musulmani] intraprendono la jihad per amore di Allah, prima chiedono alle persone di unirsi all’islam. Se accettano, questo è ciò che Allah vuole e ciò che vogliono i musulmani. Quindi costoro diventano musulmani con gli stessi nostri doveri e diritti. In caso contrario, devono pagare la tassa jizya in umiliazione, altrimenti li combatteremo fino a quando non otterremo il martirio o la vittoria, con l’aiuto di Allah. La jihad è l’apice dell’islam. È ciò che rende l’islam affascinante, forte e amabile. Anche le persone che sono state costrette a convertirsi all’islam attraverso la jihad per amore di Allah hanno espresso rammarico per il fatto che hanno dovuto essere costrette. Hanno detto: ‘Se solo avessimo avuto il buon senso di convertirci di nostra volontà’. Questo perché l’islam è la migliore religione inviata da Allah”. (Da: tv Al-Quds Al-Youm, 10.4.22)

(Da: memri.org, 10.4.22)