I palestinesi e la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo

Questa è la dirigenza dello “stato di Palestina” che solo due mesi fa ha aderito in pompa magna alle convenzioni internazionali

Di Alan Baker

Alan Baker, autore di questo articolo

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Comunque sia destinata a svilupparsi nei prossimi giorni la crisi degli ostaggi attualmente in corso, uno degli aspetti più paradossali e tragici della situazione è che appena due mesi fa il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite con la quale chiedeva, a nome della dirigenza palestinese, l’adesione dello “Stato di Palestina” a 15 convenzioni internazionali, compresa la Convenzione Onu del 1989 sui diritti del fanciullo e il Protocollo Aggiuntivo sul coinvolgimento dei fanciulli nei conflitti armati. Una lettera simile venne inviata al governo svizzero con la richiesta di adesione alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e al Primo Protocollo Aggiuntivo (del 1977). Inutile dire che, nel giro di pochi giorni dal ricevimento della richiesta di Abu Mazen, il Segretario Generale delle Nazioni Unite annunciava che la domanda era “debitamente formulata” e il Dipartimento svizzero per gli affari esteri si affrettava ad annunciare che l’adesione aveva effetto dal giorno successivo alla ricezione della lettera della Palestina.

Ci si potrebbe chiedere come il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il governo svizzero e i 194 Stati firmatari della Convenzione sui diritti del fanciullo e delle Convenzioni di Ginevra, nonché Abu Mazen e i suoi colleghi della dirigenza palestinese, intendano ora relazionarsi agli obblighi contrattuali che incombono sulla parte palestinese in forza di quegli accordi, alla luce del rapimento e della illegale detenzione in ostaggio di tre adolescenti israeliani: tenendo presente che due di quei tre giovani rientrano nella categoria dei “fanciulli” (o minorenni) per come è definita dall’art. 1 della Convenzione sui diritti del fanciullo (“ogni essere umano avente un’età inferiore a diciott’anni”). Ancora più pertinente sarebbe chiedersi come tutte le parti interessate intendano considerare il rapimento e la presa in ostaggio da parte palestinese di minorenni israeliani con riferimento al vincolo previsto dall’art. 34 della Quarta Convenzione di Ginevra (1949) secondo cui “è vietata la cattura di ostaggi”. Nonché chiedersi come intendano considerare la violazione palestinese dell’art. 11 della Convenzione sui diritti del fanciullo che proibisce l’illecito trasferimento all’estero e non-ritorno di minorenni, e l’art. 19 che obbliga i firmatari della Convenzione a proteggere i fanciulli “da ogni forma di violenza fisica o mentale, lesioni o abusi, trattamento incurante o negligente, maltrattamento o sfruttamento”.

Un mese prima della scadenza dei negoziati concordati con gli Stati Uniti e senza aver raggiunto un accordo con Israele, martedì 1 aprile il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) firma la domanda di ammissione dello “stato di Palestina” a quindici convenzioni internazionali e agenzie Onu, in violazione degli impegni che si era assunto

Lo scorso 1 aprile il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha firmato la domanda ufficiale di ammissione come “stato di Palestina” a quindici convenzioni internazionali e agenzie Onu, in violazione dell’impegno che si era assunto di non farlo prima d’aver raggiunto un accordo di pace con Israele

Analogamente si possono sollevare ulteriori rilevanti questioni, alla luce della Convenzione sui diritti del fanciullo, rispetto alla nuova dirigenza palestinese unificata, che comprende anche l’organizzazione terroristica Hamas; una dirigenza che ha già ricevuto luce verde dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea nonostante gli impegni precedentemente presi di non accettare alcun coinvolgimento dell’organizzazione terroristica Hamas. Come si relaziona questa nuova dirigenza palestinese unificata riguardo a all’obbligo per gli Stati di cui all’art. 35 della Convenzione di adottare tutte le misure idonee “a livello nazionale, bilaterale e multilaterale” per impedire il rapimento, la vendita e la tratta di fanciulli “per qualunque fine e sotto qualsiasi forma”? O l’obbligo per gli Stati di cui all’art. 36 di proteggere i fanciulli contro ogni forma di sfruttamento che possa pregiudicare il loro benessere “sotto ogni aspetto”? Non meno rilevante è l’art. 37 della Convenzione che proibisce la tortura dei fanciulli e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la privazione illegale o arbitraria della loro libertà, ed esige per contro trattamenti umani e rispetto per le loro necessità e la loro dignità.

Sarà interessante vedere se il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il governo svizzero e il Comitato internazionale della Croce Rossa, nonché i 194 Stati firmatari della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e delle Convenzioni di Ginevra, si preoccuperanno di fare qualcosa a fronte alle flagranti violazioni da parte di un’entità che pretende di essere considerata uno Stato, che ha appena solennemente aderito a tali Convenzioni, e che non ha alcuna intenzione o capacità di ottemperare agli obblighi che incombono sui paesi firmatari delle convenzioni internazionali. Sarà altrettanto interessante vedere se il Comitato internazionale della Croce Rossa si occuperà di queste violazioni palestinesi con la stessa solerzia e dedizione di cui dà prova quando si tratta di criticare Israele.

La tragica circostanza di questo rapimento, e l’ipocrisia delle Nazioni Unite, del governo svizzero e della comunità internazionale che hanno pedissequamente accettato la richiesta palestinese di aderire alle convenzioni internazionali e che trattano il governo palestinese “unificato” come se fosse un vero governo in grado di governare, dovrebbero suonare un campanello d’allarme per tutti noi affinché la si smetta di infilare la testa sotto la sabbia. Cosa che è purtroppo altamente improbabile.

(Da: Jerusalem Post, 16.6.14)