I piani di sicurezza nell’era delle primavere salafite

Che farà il Segretario di stato Kerry quando il ritiro israeliano avrà lasciato la Cisgiordania nelle mani di al-Qaeda?

Di Guy Bechor

Guy Bechor, autore di questo articolo

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Le “misure di sicurezza” di cui stanno parlando gli americani potevano essere rilevanti per gli anni ’80, ma la “primavera salafita” ha cambiato tutto. Le bande salafite, terroristi di al-Qaeda, si sono trasformate in una delle principali minacce. Usando missili a spalla, potrebbero bloccare di fatto l’aeroporto internazionale israeliano di Ben-Gurion, o l’intero paese. Nessuna forza di “pace” o “di sicurezza” potrà fermare questi terroristi, che non sono frenati da nessuna normale misura di deterrenza; certamente non dai sistemi di “sicurezza” dell’Autorità Palestinese, di cui nessun israeliano si fida veramente.

Sarebbero disposti, gli americani, a cedere una parte della loro capitale Washington in mano a terroristi di al-Qaeda, e lasciare che la Casa Bianca finisse sotto la diretta minaccia dei loro missili? E allora perché dicono a Israele che deve farlo? Quale altro paese al mondo sarebbe disposto a farlo, proprio mentre la tempesta salafita infuria dappertutto?

La primavera araba si è rivelata una primavera salafita. Il movimento Fatah si è già trasformato in un reperto da museo in Giudea e Samaria (Cisgiordania), un residuo che appartiene al passato, e lo stesso in buona misura vale anche per Hamas. Entrambi sono odiati dalla gente del posto. Una nuova forza sta prendendo piede nei territori: il movimento salafita, una parte del quale è chiamata Partito della Liberazione (Hizb ut-Tahrir) e ha il suo centro di attività a Hebron. Due grandi manifestazioni di forza tenute dal movimento in città centrali di Giudea e Samaria hanno visto di recente la partecipazione di decine di migliaia di persone che sventolavano le bandiere nere di al-Qaeda. Detestano “l’Autorità” più di quanto odino Israele, e detestano anche Hamas. Rifiutano uno stato palestinese e si rifiutano di riconoscere qualunque confine o negoziato. La loro aspirazione dichiarata è quella di istituire califfati islamici in tutto il Medio Oriente, e la loro comune solidarietà va ai salafiti in Siria, Libano e nel resto dei paesi arabi.

Pochi giorni fa il movimento al-Qaeda ha annunciato la creazione della sua prima cellula nei territori di Giudea e Samaria, e le Forze di Difesa israeliane l’hanno già affrontata in uno scontro a fuoco in cui sono morti tre militanti di questa organizzazione salafita. I salafiti hanno accusato l’Autorità Palestinese d’aver passato alle forze israeliane informazioni sulla loro posizione. Al-Qaeda ha ammesso che i terroristi uccisi appartenevano al suo movimento e ha giurato di compiere altri atti di terrorismo.

«Si provi a immaginare una Cisgiordania senza la presenza delle Forze di Difesa israeliane, trasformata in pochi giorni in una Salafi-land»

«Si provi a immaginare una Cisgiordania senza la presenza delle Forze di Difesa israeliane, trasformata in pochi giorni in una Salafi-land»

Si provi anche solo a immaginare una Cisgiordania senza la presenza costante delle Forze di Difesa israeliane. Ebbene, nel giro di pochi giorni quel territorio si trasformerebbe in una Salafi-land. Che farà allora il Segretario di stato americano John Kerry? Accorerà a difendere Israele con le “disposizioni di sicurezza” suggerite dai suoi esperti? Per non parlare del fatto che la dirigenza palestinese ha già annunciato l’intenzione di far affluire nel suo territorio indipendente centinaia di migliaia, forse addirittura milioni di “palestinesi” dalla Siria e dal Libano: compresa, va da sé, una marea di salafiti addestrati e armati. Come sarà la vita quotidiana, a quel punto, in Israele, sempre se vi sarà ancora una vita?

E quale sarà il destino degli ultimi cristiani rimasti nei territori dell’Autorità Palestinese? Espulsione e spietata oppressione, proprio come sta accadendo ai pochi cristiani ancora rimasti nella striscia di Gaza. E i luoghi santi del cristianesimo? Basta vedere cosa è successo settimana scorsa al monastero cristiano di Maaloula, a nord di Damasco. I salafiti l’hanno ripulito, comprese le povere suore che vi si nascondevano. Forse gli esperti di Kerry potrebbero produrre un bel piano di “sicurezza” per la Siria: sarebbe una novità confortante.

Il movimento salafita si sta impadronendo di una zona dopo l’altra, in Medio Oriente: in Libano, in Egitto, in Iraq, in Nord Africa. Può recarsi in visita in tutti questi posti, il Segretario Kerry? L’unico posto dove può permettersi di atterrare in sicurezza è Israele, grazie alla sicurezza garantita da Israele. Se l’espansione salafita continuerà, non potrà più visitare nemmeno i territori dell’Autorità Palestinese, e perfino Israele potrà diventare troppo pericoloso per lui. Dunque, per favore, si suggeriscano dei piani di sicurezza che siano adatti al momento attuale, e non alla storia o all’archeologia.

(Da: YnetNews, 8.12.13)