I problemi con l’Iran non si riducono al suo programma nucleare

Israele deve insistere con Mosca e Washington affinché qualsiasi futuro accordo sulla Siria comprenda la rimozione di tutte le forze straniere da quel paese

Di Sima Shine

Sima Shine, autrice di questo articolo

Molti, come è comprensibile, sono impegnati a cercare di intuire quale strategia guiderà la politica estera del nuovo presidente americano Donald Trump. E molti osservatori sono restii a pronunciare valutazioni nette per via delle dichiarazioni in parte contraddittorie rilasciate da Trump in campagna elettorale, e di un generale senso di incertezza.

A prima vista i segnali lanciati finora da Trump indicano posizioni in grande sintonia con quelle di Israele e della sua agenda in politica estera. Di particolare rilievo sono le dichiarazioni contro l’Iran fatte da Trump e dai suoi più alti collaboratori in materia di sicurezza. In effetti, la questione della minaccia iraniana è da anni di assoluta priorità per la sicurezza d’Israele.

E’ passato un anno da quando è entrato in vigore l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto nel luglio 2015. I rapporti pubblicati finora dalla International Atomic Energy Agency indicano che l’Iran sta grossomodo attenendosi agli impegni. Ed è ovviamente un chiaro interesse d’Israele constatare che l’Iran sta rispettando un accordo che inibisce per oltre un decennio l’ulteriore sviluppo del programma nucleare di Teheran. Allo stesso tempo, però, Israele ha delle serie riserve su alcuni aspetti dell’accordo. In particolare, è preoccupato per due aspetti fondamentali: la continuazione della ricerca e sviluppo iraniana sulle centrifughe avanzate, e la legittimità concessa all’Iran di sviluppare un completo programma di arricchimento quando l’accordo giungerà a scadenza. Su questi due temi Israele deve raggiungere delle intese con la nuova amministrazione degli Stati Uniti, anche se non vi è un’urgenza immediata.

Ma vi è un problema più urgente e non meno grave, in materia di Iran, ed è la sua volontà di stabilire una massiccia presenza militare in Siria, insieme a Hezbollah. Esponenti iraniani di alto rango, a partire dalla stessa Guida Suprema Ali Khamenei, ne parlano come di un supremo interesse di sicurezza, in parte in senso anti-israeliano. Ali Akbar Velayati, alto consigliere di Khamenei per la politica estera, ha recentemente confermato che Iran e Hezbollah non lasceranno la Siria. Il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane ha detto che Teheran potrebbe creare una sua base navale in Siria.

Poster celebrativo con i volti di: Hassan Nasrallah, capo della milizia libanese Hezbollah, il presidente iraniano Hassan Rouhani, il presidente siriano Bashar Assad e il presidente russo Vladimir Putin

Una presenza iraniana in Siria, in particolare nel sud del paese nei pressi delle alture del Golan, riveste un grave significato. Un tale sviluppo creerebbe un fronte aggiuntivo fra Israele, l’Iran e la sua organizzazione satellite Hezbollah, che potrebbe modificare profondamente lo scenario per quanto riguarda la natura di un futuro eventuale confronto in questo scacchiere. Si tratta di una questione di assoluta centralità, che deve comparire nell’agenda delle discussioni fra Israele e la nuova amministrazione americana. La richiesta da parte di Israele di includere in qualsiasi futuro accordo sulla Siria la rimozione di tutte le forze straniere da quel paese sarebbe non solo legittima, ma di vitale importanza per la sua sicurezza, e dovrebbe essere fatta propria sia dai russi che dall’amministrazione degli Stati Uniti, che dichiara si voler perseguire la cooperazione con Mosca.

Ma è un compito tutt’altro che semplice, giacché Israele deve fare i conti col fatto che Russia e Iran sono impegnati in Siria in una cooperazione operativa senza precedenti. La Russia ha persino iniziato a rifornire l’Iran di missili anti-aerei S-300 (ai quali Israele si è opposto per anni), e intende tener conto degli interessi iraniani in qualsiasi futuro accordo sulla Siria. Non basta. L’Iran è anche coinvolto in Iraq nella lotta contro il cosiddetto “Stato Islamico” (ISIS) il che pone Teheran, sotto questo aspetto, dalla stessa parte di Washington.

Date queste circostanze, nascerà un contrasto fra il desiderio dell’amministrazione Trump di agire contro l’Iran e ridurre la sua influenza regionale, e i vantaggi che derivano dal significativo ruolo che l’Iran svolge nelle arene siriana e irachena. Il che va ad aggiungersi al desiderio dell’amministrazione Usa di instaurare relazioni più strette con la Russia, il cui impegno verso l’Iran è andato aumentando nel corso dell’ultimo anno.

Dal punto di vista dei rapporti tra Israele e Stati Uniti, questo sarà un problema complicato da gestire.

(Da: Ha’aretz, 23.1.17)