«I profughi ebrei dai paesi arabi siano inclusi nel negoziato»

La presidente dell'Associazione degli ebrei dall’Egitto ricorda che sia Clinton che Kerry hanno preconizzato equi risarcimenti, senza attardarsi con irrealizzabili “diritti al ritorno”

New York Times, 16 maggio 1948: “Ebrei in grave pericolo in tutti i paesi musulmani”

“I presidenti di tutte le associazioni di ebrei originari da paesi arabi, sotto l’ombrello della nostra ‘Organizzazione centrale degli ebrei dai paesi arabi’ guidata da Meir Kahlon, sono grati a John Kerry e a Martin Indick per aver incluso nell’accordo-quadro in discussione il tema degli indennizzi per gli ebrei dai paesi arabi, accanto agli indennizzi per i palestinesi”. Lo afferma Levana Zamir, presidente dell’Associazione Internazionale degli ebrei dall’Egitto, sottolineando che dal febbraio 2011 esiste una legge approvata dalla Knesset che stabilisce che tutti i negoziati relativi ai profughi palestinesi devono comprendere anche i diritti dei profughi ebrei dai paesi di lingua e cultura araba. “E’ una legge speciale – continua Zamir – in cui si afferma che ogni volta che Israele parla di processo di pace, ogni volta che il tema dei profughi palestinesi entra nel negoziato, Israele deve sollevare il tema del risarcimento dei profughi ebrei dai paesi arabi”.

Nel aprile 2008 il Congresso degli Stati Uniti riconobbe la realtà dei profughi ebrei dai paesi arabi. Il paragrafo 8 dell’Accordo fra Israele ed Egitto firmato nel marzo 1979 dal primo ministro israeliano Menahem Begin, dal presidente egiziano Anwar Sadat e dal presidente Usa Jimmy Carter, successivamente ratificato dal governo e dal parlamento israeliani, stabiliva che venisse istituito un Comitato congiunto israelo-egiziano per negoziare le richieste di compensazioni finanziarie da entrambe le parti. Sebbene questo comitato non sia mai stato creato, i negoziatori israeliani dichiararono alla comunità ebraica egiziana che le loro richieste sarebbero state negoziate in un accordo di pace globale. “Questo può avvenire ora o non avverrà più – dice Zamir – Più di 7.000 domande di risarcimento sono state consegnate dagli ebrei d’Egitto al Ministero della giustizia, sul totale di 20.000 dossier degli ebrei di tutti i paesi arabi inoltrati quattro anni fa al Ministero per i cittadini anziani. Si tratta di dossier che assommano a perdite di beni per centinaia di miliardi di dollari”.

Ebrei nei paesi arabi: nel 1948 e nel 2000

Secondo Zamir, alcuni elementi della società israeliana non prendono abbastanza sul serio la situazione dei profughi ebrei dai paesi di lingua araba, sebbene siano circa un milione gli ebrei che furono costretti ad abbandonare nei paesi arabi le loro case e tutto ciò che possedevano, vuoi attraverso un’espulsione esplicita sulla scorta della dichiarazione d’indipendenza d’Israele, vuoi a seguito di intense ondate di violenza antisemita. “La settimana scorsa – aggiunge Zamir – il Controllore di Stato israeliano ha consegnato un rapporto molto critico su come i vari ministeri hanno trattato i diritti dei profughi ebrei dai paesi arabi, accusandoli con severità d’averli praticamente abbandonati a se stessi”.

Alcuni parlamentari sembrano ritenere l’eventuale risarcimento dei profughi ebrei dai paesi arabi come una sorta di “mazzetta” che costringerebbe Israele a ritirarsi dai territori. Dal canto suo, il Ministro israeliano della giustizia Tzipi Livni ha affermato che non vi è collegamento tra profughi palestinesi e profughi ebrei dai paesi arabi. Haim Saadun, dalla Open University, preferisce vedere i profughi ebrei dai paesi arabi come convinti sionisti che hanno fatto la aliyah (immigrazione) in Israele. A tutti costoro Zamir risponde: “Abbiamo perso tutti i nostri beni. Perché non dovremmo chiedere un risarcimento? Come può essere che ci sia gente che dice che noi non siamo profughi? Perché non posso reclamare il mio patrimonio, quello che è mio? Dobbiamo essere risarciti”. E prosegue: “Non vi sarà mai il ‘diritto al ritorno’: quattro milioni di arabi che venissero a stabilirsi qui ci ridurrebbero a dhimmi (cittadini di classe inferiore). Dovunque vi siano ebrei e arabi, gli ebrei sono dhimmi. Sarebbe di nuovo la guerra”. E per quanto riguarda l’idea che siano gli ebrei a tornare nei paesi arabi, dichiara: “Bruciano chiese e perseguitano i cristiani. Vi pare un posto adatto per noi ebrei?”.

Conclude Zamir: “Non vi sarà nessun ritorno: devono esserci invece risarcimenti per entrambe le parti, per i profughi ebrei e per i profughi palestinesi. Già Bill Clinton chiese di creare una commissione internazionale sugli indennizzi, e Israele accettò. Arafat disse di no a tutto. Ora John Kerry sta dicendo la stessa cosa di Clinton”. I profughi ebrei dai paesi arabi, sottolinea Zamir, si battono per i risarcimenti come parte di una giusta soluzione della annosa questione di tutti profughi del conflitto mediorientale, e ora è arrivato il momento di dare seguito ai risarcimenti.

(Da: Jerusalem On Line, 11.2.14)

Audizione di Levana Zamir alle Nazioni Unite, 21 novembre 2013 (in inglese, 18.5 minuti):

 

Documentario The Forgotten Refugees – I profughi dimenticati (in inglese, 49 minuti):