Il confine Siria-Libano è completamente aperto ai traffici di armi

Lo conferma l’ultimo rapporto della task-force nominata dal Segretario generale dell’Onu

image_2231Il confine orientale del Libano con la Siria è completamente aperto ai traffici illegali. Lo afferma un rapporto inoltrato lunedì al Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon da una task-force di esperti da lui nominata per analizzare la questione. Il rapporto critica aspramente sia il Libano che la Siria affermando che non si è registrato nessun miglioramento nel corso dell’ultimo anno, nonostante la promessa da parte di entrambi i paesi di affrontare la questione.
Israele da tempo sostiene che armi e munizioni provenienti da Siria e Iran e destinate a Hezbollah affluiscono liberamente attraverso il confine, nonostante l’embargo su tali forniture decretato dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, quella che pose termine alla seconda guerra in Libano dell’estate 2006. Questi traffici, dice Israele, hanno garantito a Hezbollah un arsenale quantitativamente e qualitativamente superiore a quello di cui disponeva prima della guerra; un arsenale che potrebbe comprendere anche sofisticati missili anti-aerei.
Inoltre, nel corso degli ultimi mesi Hezbollah ha costruito un’intera rete di sofisticati bunker sotterranei in circa 150 villaggi sparsi in tutto il Libano meridionale. Questi bunker possono ospitare fino a quindici miliziani, con razzi e lanciarazzi. In caso di conflitto con Israele funzionerebbero come basi sia per lanciare missili contro aerei e città israeliane, sia per tendere imboscate contro le truppe di terra israeliane. Né le forze Onu di stanza in Libano (Unifil), né l’esercito regolare libanese hanno fatto nulla per fermare la costruzione della rete di bunker.
La task-force di esperti, nominata una anno e mezzo fa, aveva pubblicato il suo precedente rapporto nel giugno 2007: in esso affermava che né la Siria né il Libano stavano facendo nulla per fermare il traffico di armi. Il rapporto odierno ribadisce la stessa conclusione.
Al valico di frontiera ufficiale, afferma il rapporto, l’equipaggiamento è antiquato, il personale male addestrato e le ispezioni del tutto inadeguate all’obiettivo di intercettare i traffici illegali. Vi sono poi diversi valichi di confine non ufficiali, ma ben conosciuti, ed è da questi che transita il grosso del contrabbando. La task-force afferma di aver potuto raggiungere questi luoghi senza incontrare nessun ostacolo. All’aeroporto e nei porti libanesi, aggiunge task-force, la situazione è leggermente migliore, ma comunque assai insoddisfacente.

(Da: Haaretz, 26.08.08)

Nell’immagine in alto: il simbolo di Hezbollah