Il Consiglio Onu per i diritti umani si appresta a ripetere la sua farsa anti-Israele

Gli stessi palestinesi accusano Hamas di indottrinare i minorenni e di usarli nelle violenze, ma l’Onu preferisce dare luce verde a terroristi e regimi repressivi

Maurice Hirsch, responsabile legale di Palestinian Media Watch

La ong Palestinian Media Watch (PMW) ha pubblicato domenica un rapporto che sconfessa le accuse del Consiglio Onu per i diritti umani secondo cui Israele sarebbe responsabile d’aver “intenzionalmente” causato morti e feriti fra bambini e adolescenti palestinesi durante le proteste ai confini della striscia di Gaza. “Se il Consiglio Onu per i diritti umani fosse sincero nella sua volontà di tutelare i minorenni e i diritti umani – spiega Maurice Hirsch, responsabile legale di Palestinian Media Watch – riconoscerebbe che le misure difensive adottate da Israele non sono altro che una risposta alla minaccia immediata e concreta rappresentata dai terroristi palestinesi, anche quelli adolescenti, e dai loro tentativi di infiltrarsi in territorio israeliano. Inoltre, condannerebbe Autorità Palestinese e Hamas per aver indottrinato intere generazioni di palestinesi a odiare gli ebrei e Israele, e per il reclutamento di palestinesi anche giovanissimi allo scopo di realizzare attacchi terroristici”.

Lunedì il Consiglio Onu per i diritti umani si riunisce a Ginevra, dove sarà chiamato ad approvare una serie di risoluzioni di condanna contro Israele, tra cui una dedicata in particolare a presunti “crimini di guerra” contro bambini palestinesi durante quasi un anno di violente manifestazioni ai confini fra Gaza e Israele. L’agenzia Onu è tenuta a discutere in ogni sua sessione le presunte violazioni israeliane dei diritti umani in base al punto 7 dell’ordine del giorno, un trattamento che non viene riservato a nessun altro paese al mondo.

Secondo Palestinian Media Watch (che è specializzata nel tradurre dall’arabo tutti i messaggi e articoli rilevanti di fonte palestinese), “Israele non può essere accusato per aver provveduto ad arresti o aver aperto il fuoco mentre si difendeva dagli attacchi terroristici palestinesi, anche quando il terrorista fosse un adolescente”. Il rapporto della ong documenta la sistematica e martellante opera di indottrinamento e i continui appelli a praticare la violenza terroristica da parte di Hamas e della stessa Autorità Palestinese. Sebbene il testo faccia riferimento a entrambe le fazioni palestinesi, l’azione e gli appelli di Hamas sono specificamente rilevanti in relazione alla accuse del Consiglio Onu per i diritti umani circa gli eventi a Gaza.

L’indottrinamento militare a cui sono sottoposti a Gaza bambini palestinesi di 3-5 anni d’età (clicca la foto per l’articolo e il video)

Il rapporto di Palestinian Media Watch si avvale delle denunce che giungono dallo stesso campo palestinese (regolarmente trascurate dalle “inchieste” dell’Onu). Ad esempio, viene citato un articolo pubblicato il 10 febbraio sul quotidiano ufficiale palestinese Al-Hayat Al-Jadida a firma di Muwaffaq Matar, un membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah, che critica apertamente l’abuso dei bambini palestinesi fatto da Hamas. “I nostri figli sono il nostro progetto nazionale per il futuro – ha scritto Matar – Giocare con le loro vite è un tradimento e un crimine. Accompagnare i bambini palestinesi sui luoghi dello scontro con l’occupazione, permettere loro di raggiungerli o trasportarli direttamente in quei luoghi pericolosi deve essere considerato come un aiuto indiretto al crimine contro l’umanità. La protezione dei nostri figli è un dovere morale, umano e nazionale che non deve scomparire dalle coscienze di coloro che sono responsabili dell’organizzazione delle manifestazioni, delle attività e degli scontri con le forze di occupazione. Il martirio (shahada) per niente non è eroismo”.

Un editoriale collegato a questo, pubblicato il giorno seguente, esorta a considerare Hamas responsabile per il suo abuso dei minori: “Non c’è altra scelta – dice l’editoriale – se non quella di perseguire coloro [Hamas] che continuano a mettere in pericolo la vita dei nostri figli attraverso le loro dimostrazioni populiste. Non dobbiamo più tacere su questo argomento. La Palestina ha il diritto che i suoi figli crescano e studino per diventare i pilastri di un futuro di libertà e indipendenza, e i bambini in Palestina hanno il diritto di essere protetti e difesi in modo da vivere la loro vita nella felicità”.

Sull’account Twitter ufficiale di Fatah, istruzioni per i bambini palestinesi su come andare allo scontro con gli israeliani

In effetti, gli alti dirigenti dell’Autorità Palestinese sono i primi ad accusare Hamas di mandare intenzionalmente i palestinesi di Gaza a morire al solo scopo di avere storie tragiche da raccontare ai mass-media. La volontà di usare i giovani per atti di terrorismo durante gli scontri al confine è stata rivelata in un post su Facebook scritto lo scorso 14 maggio dagli organizzatori delle “marce del ritorno”, che chiedevano specificamente ai giovani di prendere parte alle violenze. “Oh gioventù ribelle – vi si leggeva – prendi sul serio e non prendere alla leggera l’esortazione a portare un coltello, un pugnale o una pistola, se ne hai una, e tenerli sotto ai vestiti senza usarli né mostrarli eccetto quando identifichi un soldato o un colono israeliano”. E proseguiva: “Non uccidere i civili israeliani, piuttosto consegnali subito alla resistenza perché questo è ciò che Israele teme, giacché sa che il rapitore può imporre tutte le condizioni che vuole”.

Secondo Palestinian Media Watch, tutte le violenze che l’Onu attribuisce a Israele non avrebbero luogo se non fosse per i messaggi e le azioni di Hamas che “indottrinano i giovani palestinesi a Gaza, li militarizzano e li spingono a prendere parte attiva al terrorismo contro Israele e gli israeliani”. Le accuse come quelle dell’Onu, afferma il rapporto, “che ignorano il contesto più ampio, le intenzioni e le azioni dei terroristi palestinesi, di Hamas, dell’Autorità Palestinese e dei loro rappresentanti, assolvendoli da ogni responsabilità per le violenze e le vittime, sono la prova evidente del pregiudizio anti-israeliano che caratterizza il Consiglio Onu per i diritti umani”.

Da anni bambini e adolescenti palestinesi prendono parte attiva alle violenze e al terrorismo, sottolinea Itamar Marcus, fondatore e direttore di Palestinian Media Watch, pagandone il prezzo con la vita o finendo nelle carceri israeliane. “Il Consiglio Onu per i diritti umani, che è sempre pronto a condannare Israele per queste conseguenze, dovrebbe invece condannare coloro che non esitano a usare come combattenti i propri bambini e adolescenti, in violazione del diritto internazionale e di ogni norma morale”.

(Da: Jerusalem Post, 17.3.19)

La 40esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani che si aprirà questa settimana a Ginevra vedrà consumarsi un attacco pregiudiziale a Israele da “record mondiale”, per usare la definizione di Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch Watch. Saranno presentanti non meno di 6 o 7 rapporti contro lo stato ebraico, di cui uno volto specificamente ad accusarlo di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” per la risposta alla violente manifestazioni palestinesi e ai tentativi di infiltrazione terroristica dell’anno scorso ai confini fra Gaza e Israele, definiti nella parole dell’Onu “legittime proteste civili”. Altri rapporti accuseranno Israele di violazione dei diritti umani in Cisgiordania e sulle alture del Golan, e potrebbe anche essere varata una “lista nera” di tutte le aziende del mondo che fanno affari nei territori sotto controllo israeliano dal 1967. Focalizzandosi in modo ossessivo su Israele, spiega Neuer, il Consiglio Onu per i diritti umani di fatto “regala un lasciapassare ai peggiori violatori del mondo. L’assalto del 18 marzo culminerà in almeno cinque risoluzioni faziose contro Israele mentre Iran, Corea del Nord e Siria avranno una sola risoluzione ciascuno, e non vi sarà nessuna risoluzione contro le violazioni in Turchia, Zimbabwe, Cina, Pakistan e altri regimi oppressivi”. Mentre la commissaria del Bangladesh Sara Hossain tuonava che i soldati israeliani “hanno sparato intenzionalmente ai bambini, hanno sparato intenzionalmente ai disabili, hanno sparato intenzionalmente ai giornalisti”, la ong UN Watch ha espresso profonda delusione per il fatto che le sue dettagliate comunicazioni sulle azioni israeliane sono state totalmente ignorate dal Consiglio, che in questo modo preferisce “dare luce verde ai terroristi di Hamas”.
Israele non fa parte dei 47 paesi che compongono il Consiglio Onu per i diritti umani. Gli Stati Uniti si sono ritirati a giugno accusando il Consiglio, fra l’altro, di ” irriducibile pregiudizio” anti-israeliano.
(Da: Jerusalem Post, 17.3.19)