Il coraggio di difendere la democrazia

In democrazia, i militari obbediscono al governo e non viceversa.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_764Il rifiuto politicamente motivato di eseguire ordini militari non è cosa di cui andare fieri, e lo sanno bene entrambe le parti. Quegli oppositori al disimpegno dalla striscia di Gaza che oggi spensieratamente fanno appello ai soldati perché si rifiutino di eseguire gli ordini di sgombero erano i primi a scandalizzarsi quando l’estrema sinistra chiedeva ai militari di rifiutarsi di servire nei territori. […]
Noi israeliani abbiamo un solo primo ministro, un solo parlamento, un esercito e una popolazione. Coloro che si rifiutano di eseguire ordini militari, più che promuovere la loro causa, in realtà minano alle fondamenta le istituzioni dalle quali dipende la nostra vita, la nostra sicurezza, la nostra stessa esistenza. […]
Il dissenso civile non mette a repentaglio l’istituto della democrazia, sebbene in qualche misura ponga una sfida alla legittimità delle istituzioni elettive. Viceversa, il rifiuto in ambito militare minaccia direttamente il principio di base che viene inculcato nella testa di ogni soldato: che gli ordini legali derivanti da decisioni democratiche devono essere eseguiti. Senza queste fondamenta, le forze armate che tutti, destra e sinistra, consideriamo cruciali per la sopravvivenza della nostra nazione, e con esse la democrazia stessa, non potrebbero funzionare. […]
Che il rifiuto derivi da ideologia o da ignoranza, la nostra società deve difendersi non solo punendo coloro che lo praticano, ma anche coltivando il biasimo contro il rifiuto politico e promuovendo i valori democratici attraverso l’educazione civica. Per difendere la democrazia bisogna mettere in campo altrettanto coraggio, tenacia e immaginazione di quella che usano coloro che, deliberatamente e per ignoranza, vorrebbero minare ciò che tutti dobbiamo avere di più caro.

(Da: Jerusalem Post, 28.06.05)