Il kibbutz che fiorisce, nonostante i missili

Al confine fra Gaza ed Egitto, eppure attrae nuovi membri e candidati

di Yanir Yagna

image_3386Il kibbutz Kerem Shalom, che si trova sul confine con la striscia di Gaza ed è adiacente al confine egiziano, incontrava molte difficoltà nell’attrarre nuovi membri a causa della problematica situazione della sicurezza. Poi però i leader della piccola comune hanno deciso di cambiare il loro approccio e di fare appello all’idealismo dei potenziali candidati. La campagna ha funzionato. Dalle 15 famiglie di due anni fa, il kibbutz ne conta ora 22 e 16 candidati.
Uzi Manor, residente di Be’er Yaakov, a sud di Tel Aviv, candidate membro, ha organizzato di passare lo scorso weekend al kibbutz. “Quando mi hanno invitato per lo Shabbat insieme alla mia famiglia, per vedere se ero veramente un candidato idoneo, ci sono andato con piacere, ma non dimenticherò mai questo Shabbat che ho passato per la maggior parte in un rifugio – racconta Manor – Ogni cinque minuti suonavano le sirene e sentivamo esplosioni. Era assolutamente terrificante”. Ma i missili, anziché dissuadere Manor dallo stabilirsi a Kerem Shalom, lo hanno motivato a rimanere.
Prima che Kerem Shalom cambiasse il suo approccio al reclutamento, incontrava parecchie resistenze nelle persone che non potevano dimenticare che il soldato israeliano Gilad Shalit, recentemente liberato dopo cinque anni e mezzo in ostaggio nella striscia di Gaza, era stato catturato nel 2006 da terroristi che avevano scavato un tunnel sotto il confine di Gaza proprio nei pressi del kibbutz. Alcuni, diffidenti all’idea di vivere nel kibbutz, si chiedevano perfino se coloro che avevano sequestrato Shalit in quel modo non potessero scavare un tunnel fin sotto la sala mensa del kibbutz.
Nonostante la problematica situazione di sicurezza, tuttavia, il Consiglio regionale della zona di Eshkol, che si estende della striscia di Gaza fino al confine egiziano e comprende anche Kerem Shalom, ha visto la sua popolazione aumentare negli ultimi due anni accogliendo ben 70 nuovi residenti, soprattutto nei moshav (villaggi cooperativi) della zona.
La maggior parte dei nuovi arrivati a Kerem Shalom sono professionisti. Uno è specializzato nel campo della difesa e ha rapidamente trovato un lavoro. Due sono artisti di murales. La spiegazione più diffusa data dai nuovi arrivati sul perché abbiano deciso di vivere nel kibbutz è il senso di comunità che questo offre e che non trovavano in città.
Fondato nel 1966 (quando la striscia di Gaza era sotto occupazione egiziana), il kibbutz Kerem Shalom era stato di fatto abbandonato nel 1996 ed è stato ricostituito solo nel 2001. “Ora il kibbutz è in ottima forma sul piano finanziario” dice il coordinatore, Ilan Regev, e aggiunge: “Qui c’è un grande potenziale economico”, sottolineando con fiducia che i piani prevedono che Kerem Shalom cresca fino a 50 membri l’anno prossimo, a 80 nel 2015 e a 150 membri nel 2025.

(Da: Ha’aretz, 12.03.12)