Il maggiore giornale tedesco chiede la fine dei commerci con l’Iran, che minaccia Israele di sterminio

Sui missili di Teheran c’è scritto “morte a Israele, morte agli Stati Uniti", slogan che "i mullah prendono maledettamente sul serio"

Missili iraniani lanciati verso la Siria

Un sorprendente editoriale pubblicato lunedì dalla Bild Zeitung, il quotidiano più venduto in Germania, esorta le aziende tedesche a interrompere gli scambi con l’Iran a causa del terrorismo e del dichiarato obiettivo di quel regime di annientare lo stato ebraico.

“Allo stato attuale – scrive il capo-redattore della politica estera, Julian Röpcke – l’Iran non può essere un alleato nella lotta al terrorismo, né un fornitore di petrolio o un partner commerciale”. Röpcke, che si occupa della guerra civile siriana, scrive che i lanci missilistici dell’Iran in Siria di lunedì, spacciati per “guerra al terrorismo”, costituiscono in realtà essi stessi “un messaggio terroristico”. Quei missili, ricorda Röpcke, portano scritte lunghe un metro che recitano: “Morte a Israele” e “Morte agli Stati Uniti”, slogan che “i mullah prendono maledettamente sul serio”. Röpcke sottolinea che “i missili iraniani non sono stati lanciati contro lo Stato Islamico (Isis), bensì contro coloro che ostacolano il regime corrotto di Teheran, contro coloro che non vogliono assistere inerti mentre i capi iraniani continuano ripetutamente a invocare lo ‘sterminio’ di Israele. Secondo la folle logica dei mullah – scrive – anche l’Isis è una creazione dell’odiato Occidente, degli Stati Uniti e di Israele”.

Il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica dell’Iran ha annunciato lunedì d’aver lanciato sei missili contro gruppi paramilitari posizionati vicino al fiume Eufrate. Il regime iraniano sostiene che l’attacco costituiva una risposta all’attentato terroristico del mese scorso contro una parata militare nella città iraniana di Ahvaz che ha causato 25 morti e 60 feriti.

Post di Julian Röpcke su Twitter

A quanto risulta, è la prima volta che la Bild prende posizione con un editoriale a favore dell’interruzione completa dei rapporti commerciali con la Repubblica Islamica d’Iran. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo ministro degli esteri, Heiko Maas, sostengono invece lo “special purpose vehicle” dell’Unione Europea: un meccanismo espressamente progettato per consentire transazioni finanziarie con l’Iran aggirando le sanzioni statunitensi contro i sistemi energetici e finanziari iraniani. Il governo federale tedesco fornisce garanzie di assicurazione del credito alle società che vogliono continuare a condurre affari con l’Iran.

Sabato scorso l’ambasciata americana a Berlino ha twittato una dichiarazione dal capo del Consiglio Centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, che afferma: “Approvo l’arresto immediato di qualsiasi rapporto economico con l’Iran: qualsiasi scambio con l’Iran significa un vantaggio per le forze estremiste e terroristiche nonché un pericolo e una destabilizzazione per la regione”. Angela Merkel e Heiko Maas (che afferma di essere entrato in politica “a causa di Auschwitz”) hanno ignorato l’appello di Schuster.

“La cancelliera Merkel – ha detto al Jerusalem Post Abraham Cooper, decano del Centro Simon Wiesenthal – continua a fare affari con l’ayatollah che odia gli ebrei, che finanzia il terrorismo in tutto il mondo e che minaccia oltre sei milioni di ebrei in Israele”. Angela Merkel, in arrivo questa settimana in Israele per una visita ufficiale, difende l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 che invece Israele respinge con forza accusandolo di aprire la strada a Teheran verso l’arma nucleare e di mettere a disposizione dell’Iran enormi somme di denaro grazie alla cancellazione delle sanzioni.

Schuster, che rappresenta circa 100mila ebrei in Germania, ha dichiarato al Jerusalem Post lo scorso agosto: “Da tempo il Consiglio Centrale degli ebrei in Germania critica le relazioni commerciali tra Germania e Iran. Sembra assurdo che la Germania, un paese che si dice abbia pienamente appreso la lezione del suo atroce passato e che sia fortemente impegnato a combattere l’antisemitismo, sia uno dei maggiori partner economici di un regime che nega clamorosamente la Shoà e vìola quotidianamente i diritti umani. La Germania – concludeva Schuster – considera un suo dovere nazionale la sicurezza di Israele. Ovviamente ciò dovrebbe escludere di fare affari con una dittatura fanatica che invoca l’annientamento dello stato ebraico, persegue armi nucleari e finanzia organizzazioni terroristiche in tutto il mondo. E’ giunto il momento di chiedersi dove vanno i soldi che l’Iran guadagna con questi commerci. Assistiamo in Iran a dimostrazioni di persone che desiderano libertà e uguaglianza. Dovremmo prendere le difese di queste persone che rischiano la vita per chiedere diritti che noi possiamo, fortunatamente, dare per scontati”.

(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, 2.10.18)

Eyal Zisser

Scrive Eyal Zisser: Sia Donald Trump che Benjamin Netanyahu hanno scelto di concentrare sull’Iran i loro discorsi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Netanyahu ha rivelato ancora una volta l’abilità operativa dei servizi israeliani, che ripetutamente smascherano l’Iran e Hezbollah, il suo lacchè regionale. Trump ha ribadito che gli Stati Uniti sono impegnati a impedire all’Iran di ottenere armi nucleari e di continuare a diffondere terrorismo e caos nel Golfo Persico e in Medio Oriente. Non avendo nessuna plausibile risposta da opporre alle accuse, il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha fatto ricorso alla solita retorica proclamando che la Shoà non giustifica la creazione dello stato d’Israele in terra palestinese (in realtà, la costruzione dello stato d’Israele in Terra d’Israele è iniziata almeno mezzo secolo prima della Shoà, ma la realtà storica non ha nulla a che fare con la retorica di Zarif). Dal canto suo, il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah ha optato per un suggerimento più “elegante”. “Non vogliamo distruggere o gettare a mare nessuno – ha dichiarato Nasrallah – Noi facciamo appello agli israeliani, nel modo più civile possibile, perché salgano a bordo di aerei o navi e se ne tornino nei paesi da cui sono venuti. Solo gli ebrei che vivevano in Palestina prima della Dichiarazione Balfour (1917) potranno restare. Gli altri devono andarsene”. Queste affermazioni sono un’ulteriore buona ragione per cui l’Iran e i suoi alleati devono essere fermati. I leader europei farebbero bene a prestarvi attenzione, prima di precipitarsi ad assecondare e accondiscendere il regime iraniano. (Da: Israel HaYom, 2.10.18)