Il Medio Oriente deve imparare a fare i conti con la storia e guardare a un futuro di convivenza

Non si può più tollerare che vi siano paesi in questa regione nei quali i giovani negano o semplicemente non sanno che è accaduta una cosa come la Shoà

Di Ali al Nuaimi

Ali al-Nuaimi, autore di questo articolo, presidente della Commissione difesa, interni e relazioni estere del Consiglio Nazionale Federale degli Emirati Arabi Uniti

In tutto il Medio Oriente, sulla scia degli Accordi di Abramo, stiamo vivendo un cambiamento storico che ci porta dentro un’era di maggiore empatia e compassione, e di una più forte consapevolezza del concetto di convivenza. E tuttavia, anche nel 2021 abbiamo ancora molte lezioni da apprendere e la Shoà ne è un pilastro essenziale. Storicamente in tutto il Medio Oriente è stata minimizzata o addirittura negata e ora, di fronte all’aumento dell’antisemitismo in tutto il mondo, è il momento di prendere di petto questa amara verità. Una lezione da trarre è certa: non si devono mai più vedere uccisioni ingiustificate, feroci e disumane di milioni di esseri umani innocenti. Eppure se ne continuano a vedere in tutta la regione, dai curdi agli yazidi. Permangono ideologie politiche che fanno da barriera alla convivenza, e l’umanità esige un cambiamento.

I tempi che stiamo vivendo diventeranno storia per i nostri figli, quando in futuro si volgeranno indietro. La storia diventerà la percezione che i nostri figli avranno delle esperienze dei loro genitori e nonni. Se vogliamo capire la storia, dobbiamo guardare alla nostra realtà presente perché la nostra realtà attuale sarà la storia del futuro. Non si tratta solo di imparare dalla tragedia della Shoà. Dobbiamo guardare alla storia in modo da trarre gli insegnamenti che ci diano un valore aggiunto e creino un futuro migliore per le nuove generazioni, promuovendo valori comuni che favoriranno la convivenza.

Ciò richiede il compito enorme di mettere da parte le nostre differenze politiche. Sei milioni di persone innocenti vennero uccise durante la Shoà semplicemente a causa della loro religione, e molte a causa delle loro opinioni politiche. Quindi ora, più di 70 anni dopo, dobbiamo chiederci come possiamo servirci di questa storia come base per mettere da parte le nostre controversie e affrontare i problemi che viviamo oggi con lo scopo di metterci in condizione di lavorare insieme per il nostro futuro collettivo come umanità.

“L’Olocausto è una grande bugia!”, “Preparatevi per il vero Olocausto!”

Per troppo tempo queste differenze politiche hanno permesso a intere nazioni di nascondere o ignorare i fatti. Non possiamo più tollerare che vi siano paesi, in questa regione, nei quali i giovani negano o semplicemente non sanno che è accaduta una cosa come la Shoà. Come possiamo garantire che queste cose non si ripetano se queste vicende essenziali della nostra storia in quanto umanità non vengono raccontate? Si tratta di qualcosa che va al di là di ogni razza o religione, etnia o nazionalità: è una questione di umanità. Nascondere o manipolare questi eventi significa permettere che quella vicenda rimanga una parte nascosta della storia, una vicenda che potrebbe riemergere in qualsiasi momento, invece di farla propria come una delle lezioni più importanti del XX secolo. Invece di usare la storia per dividere, dobbiamo usarla per unire.

La storia della Shoà è ancora viva e, come tale, deve occupare un posto stabile nei libri di storia anche del mondo arabo. Per troppo tempo i nostri sistemi educativi hanno omesso parti cruciali della storia in Occidente, negando persino l’esistenza di interi popoli o stati, e questo non può più andare avanti. Testimoni e sopravvissuti della Shoà sono ancora in mezzo a noi. Alcuni responsabili vengono tuttora portati davanti alla giustizia, a distanza di decenni. Quindi facciamo tesoro si tutto questo, portiamolo alla luce del sole e iniziamo a correggere i travisamenti dei nostri insegnanti di storia qui in Medio Oriente. Quelle vicende storiche, come le vicende di altri popoli perseguitati, devono essere ascoltate affinché tali atrocità non abbiano mai più a ripetersi.

Purtroppo, alcuni musulmani hanno mischiato storia e religione, e la loro storia è diventata parte della loro religione. Cosa sarebbe successo se gli europei si fossero comportati come fanno alcuni arabi musulmani, nell’affrontare la propria storia? Se lo avessero fatto, sarebbe stato impossibile creare l’Unione Europea giacché i conflitti e le guerre che hanno lacerato la storia europea sono misurabili in decenni e secoli, e furono conflitti e guerre incredibilmente violenti che costarono la vita a decine di milioni di persone. Ciò nonostante, gli europei si sono lasciati alle spalle la parte negativa della loro storia e hanno fatto appello agli aspetti positivi che li uniscono e permettono loro di perseguire i loro interessi comuni, mentre il mondo islamico si è trasformato in una serie di movimenti, organizzazioni e gruppi animati da masse dalla mentalità chiusa, individui senza cuore che si sono dimostrati creativi solo nello sforzo di distruggere, mandare in rovina, intimidire e terrorizzare la gente.

Una visione delirante ha dominato gli atteggiamenti e gli orientamenti di alcuni pensatori ed educatori contemporanei, specialmente quelli che operano con i partiti politici che utilizzano la religione per raggiungere scopi politici. Partiti convinti che storia e retaggio costituiscano un blocco unico e solido che è perfetto e sempre vincente, fonte di arroganza per tutti.

La delegazione a Yad Vashem del Gulf-Israel Center for Social Entrepreneurship-Sharaka lo scorso 13 dicembre

Questa stessa gente è convinta che, per andare avanti, dobbiamo tornare alla storia passata, seguirla, applicare i suoi modelli e strumenti e impegnarci a ripeterla. Ecco dunque che i seguaci dei movimenti e dei partiti che hanno sequestrato l’islam per “difenderlo”, sostenendo di parlare a nome dell’islam, credono nella ripetizione della storia e nel far rivivere modelli passati di pensiero in fatto di cultura, politica, economia e organizzazione del società. Purtroppo, coloro che dominano la coscienza contemporanea dei musulmani impongono una loro versione della storia, trasformando la storia e il suo patrimonio in una prigione: un circolo chiuso dal quale le comunità musulmane non possono fuggire. Invece, dovrebbero affrancare se stessi dai fardelli della storia per andare avanti verso il futuro.

La civiltà europea ha utilizzato la storia, per quanto dura, come un punto di partenza dal quale muovere per trasformarsi in una civiltà globale. E’ ora che lo facciamo anche noi nel mondo arabo. Sebbene mondo musulmano e civiltà europee abbiano avuto interessi condivisi nella scienza, nella matematica e nella filosofia, poi hanno preso strade molto diverse. Vanno rivisti i programmi di studio, va aggiornata la metodologia di insegnamento. Dobbiamo capire che non è contro l’islam comprendere meglio il mondo non islamico, apprendere che siamo tutti una cosa sola, siamo tutti parte dell’umanità, qualunque sia il nostro credo o rango. La riforma dell’istruzione sarà la chiave per garantire che le generazioni future non crescano con il paraocchi come quelle odierne, cui è stata celata o negata la possibilità di vedere il mondo nel suo insieme anziché poche epoche accuratamente scelte.

Che la storia stia facendo strame di noi come musulmani o che contrapponga i musulmani ai non musulmani, in ogni caso dobbiamo cambiare questa narrativa limitata e progredire con coraggio, abbracciando il bene e il male del passato dell’umanità per avviarci coraggiosamente verso il suo futuro. La nostra unica opzione è vivere insieme, ed è per questo che la convivenza è fondamentale per creare un futuro migliore per tutti in questa nostra regione.

(Da: YnetNews, 6.3.21)