Il ministro degli esteri (ufficioso) della Knesset

“E' cruciale spiegare Israele nei consessi internazionali” dice la neoparlamentare Einat Wilf.

Di Gil Hoffman

image_2909La parlamentare laburista Einat Wilf è alla Knesset da soli sette mesi, eppure è già stata mandata dal presidente della Knesset Reuven Rivlin (Likud) in Giordania, Belgio, Germania e Svizzera, ed ha anche tenuto conferenze da costa a costa negli Stati Uniti.
Rivlin si è fatto un punto di non andare egli stesso all’estero come gesto di protesta dopo i servizi di stampa che l’hanno criticato per aver portato la moglie all’estero durante il suo primo mandato come presidente del parlamento israeliano. Così invece ha inviato la Wilf, una brillante 40enne nata a Tel Aviv ma che ha studiato a Harvard e Cambridge e parla inglese come lingua madre, oltre a francese e tedesco.
“Wilf è una carta vincente per la Knesset – dice Rivlin – E’ diventata un importante ambasciatore della Knesset, e sta facendo un lavoro eccezionale. Mi piace il fatto che sta molto attenta a non focalizzarsi sulle proprie vedute politiche quanto piuttosto a spiegare il sistema democratico in Israele e tutti i diversi approcci presenti nel paese. Se la Knesset avesse un proprio ministro degli esteri, lei sarebbe il mio candidato, insieme a Nachman Shai, all’arabo druso Majalli Whbee e a Yohanan Plesner (che ha studiato a Harvard), tutti e tre di Kadima”.
Rivlin dice che Wilf ha preso il ruolo che in passato alla Knesset era svolto dalla laburista Colette Avital, una ex diplomatica che parla sette lingue, e da Michael Eitan del Likud, che è diventato ministro.
Wilf e Whbee hanno recentemente parlato a Ginevra a un convegno internazionale di presidenti parlamentari dove ha anche preso la parola anche il presidente del parlamento iraniano Ali Larijani. Interpellata a Ginevra, Wilf ha detto che Larijani ha usato il suo intervento per dare la colpa ai “sionisti” e gli americani d tutti i problemi del mondo a partire dalla guerra del Vietnam. “Ha elogiato la gloriosa vittoria dei valorosi guerrieri Hezbollah contro l’indebolito regime sionista, e ha espresso la speranza che altre ve ne siano – riferisce Wilf – Ma per la maggior parte del discorso si è lamentato delle sanzioni contro l’Iran, che evidentemente toccano sul vivo il suo paese”.
Wilf ha preso la parola in un gruppo di oratori immediatamente dopo che Larijani si era vantato della democrazia e dei diritti delle donne nel suo paese. “Un paese dove le elezioni sono truccate, i candidati al parlamento sono preselezionati e l’opposizione è messa a tacere con torture e assassinii non aiuta né la causa della democrazia né la causa delle donne – controbatte Wilf – Ho detto che tutto questo mi ricordava i bei tempi della vecchia guerra fredda, quando il fatto che un paese avesse nel proprio nome ufficiale i termini ‘repubblica popolare’ o ‘democratica’ era chiara indicazione che non era niente del genere”.
Il primo viaggio all’estero di Wilf in rappresentanza della Knesset è stato alla conferenza Euro-Med ad Amman, dove ha contribuito a convincere la commissione femminile che le donne palestinesi non vivono certo in condizioni peggiori rispetto alle loro controparti in paesi con alti tassi di violenza contro le donne, mutilazioni genitali femminili, analfabetismo. “Persuadendo i delegati europei ho constatato che non dobbiamo metterci in posizione difensiva – spiega Wilf – Sui diritti delle donne, i diritti e la libertà degli omosessuali ecc. abbiamo la possibilità di ribaltare i termini della discussione e di rompere l’isolamento creando nuove alleanze”.
Dopo di allora, Wilf è andata con Shai al Parlamento europeo di Bruxelles subito dopo l’incidente della flottiglia pro-Hamas del 31 maggio, e ha fatto uso del suo ottimo tedesco quando ha fatto parte della prima delegazione israeliana negli ultimi dieci anni al Bundestag di Berlino. Quando arrivano delle delegazioni in visita alla Knesset, Rivlin chiede anche a Wilf di tenere un discorso: tra queste, c’è stata di recente una nutrita delegazione guidata dal presidente della Camera dei deputati italiana Gianfranco Fini.
Dice Wilf che le costa parecchio mancare tante volte dai lavori parlamentari. Ma quando è all’estero in missione ufficiale per conto della Knesset, non è certo considerata un’assenteista anche se perde alcune votazioni chiave della seduta plenaria. “Faccio quello che posso per servire le relazioni estere della Knesset – dice – E’ certamente impegnativo, ma è una sfida che accetto volentieri. La difesa intellettuale di Israele nei consessi internazionali è un fattore assolutamente cruciale”.

(Da: Jerusalem Post, 22.07.10)

Nella foto in alto: la parlamentare israeliana Einat Wilf

Per ascoltare un chiaro ed efficace intervento di Einat Wilf (in inglese) sulla natura del conflitto arabo-israeliano: