Il mondo arabo si è stancato dell’ostruzionismo dei palestinesi

Quasi tutti i paesi arabi hanno espresso sostegno all'accordo Israele-Emirati, lasciando Yemen Qatar e Autorità Palestinese accodati all’asse dell’estremismo islamista capeggiato da Iran e Turchia

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Ci troviamo di fronte a due campi: il campo della pace e il campo della distruzione, il campo del fanatismo e il campo della moderazione. La più grande sorpresa, dopo l’accordo di pace fra Israele ed Emirati Arabi Uniti, è che la spaccatura non passa attraverso il mondo arabo. In effetti, quasi tutti i paesi arabi hanno espresso il loro sostegno all’accordo e sono saltati sul carro della pace. Rimangono solo Yemen e Qatar che si oppongono all’accordo, accodandosi all’asse del male capeggiato da Iran e Turchia: l’asse dell’estremismo islamista, sia sunnita che sciita.

Dunque, cosa è successo realmente? E’ successo che il mondo arabo si è stancato. Guarda da una parte e dall’altra e si rende conto, anche se in ritardo, che ovunque sia implicato l’estremismo islamista – sciita o sunnita – il risultato è sempre distruzione e rovina. Iran, Turchia e i loro affiliati jihadisti sono implicati in Siria, Yemen, Libano, Somalia, Iraq, Afghanistan, Gaza, Sinai settentrionale e Nigeria settentrionale. Ovunque arrivino, è il caos. Non è che gli Emirati Arabi Uniti o l’Arabia Saudita siano improvvisamente diventati delle democrazie. Ma in Medio Oriente la scelta non è tra democrazia liberale e dittatura. La scelta è tra stabilità e devastazione.

E i palestinesi? La violenza aizzata dall’allora capo dell’Olp Yasser Arafat è stata sconfitta, e ha solo peggiorato i problemi dei palestinesi. Il successore di Arafat, Abu Mazen, si oppone ufficialmente alla violenza ma continua a sbagliare e fallire. Il mondo arabo si rifiuta di continuare ad assecondare ogni capriccio palestinese. Dopo il sostegno arabo quasi unanime alla normalizzazione, il fallimento palestinese diventa ancora più penoso.

Manifestanti palestinesi a Nablus calpestano e bruciano in effigie il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed al-Nahyan e il presidente Usa Donald Trump

Perché i palestinesi hanno perso il mondo arabo? A un certo punto, a partire dalla fine degli anni ’90, i leader arabi si sono resi conto che “la questione palestinese” non era più un vantaggio, ma un peso. Dopotutto, essere ostili a Israele non ha mai giovato a nessuno. Questo è il motivo per cui importanti stati arabi sostennero negli anni ’90 il progetto di pace dell’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Cercarono anche di fare pressione su Arafat affinché accettasse l’accordo, ma senza successo. Abu Mazen, pur dichiarando la fine delle violenze, si è attenuto alla politica diplomatica di Arafat di dire sempre “no”, indipendentemente da ciò che viene offerto. Fu “no” alla proposta della Commissione Peel del 1937, “no” al piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947, “no” al ritiro israeliano in cambio della pace nel 1967, “no” all’offerta di pace dell’allora primo ministro israeliano Ehud Barak nel luglio 2000, “no” all’offerta di pace di Clinton alla fine dello stesso anno, “no” all’offerta di pace dell’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert nel 2008, “no” alle offerte negoziali dell’allora presidente Usa Barack Obama nel 2014, e ovviamente “no” al piano di pace dell’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Non hanno mai voluto uno stato per il popolo palestinese, semplicemente non volevano che ce ne fosse uno per gli ebrei.

I paesi arabi sono stufi. L’iniziativa araba per la pace, sostenuta dalla Lega Araba nel 2002, è stata ridotta a una farsa perché è completamente diversa dal piano originale, cioè quella iniziativa saudita che era molto vicina ai parametri di Clinton per due stati per due popoli. A seguito delle pressioni dell’allora presidente libanese Émile Lahoud e dell’alto esponente palestinese Farouk Kaddoumi, divenne un’iniziativa di tutta la Lega Araba che non offriva una pace vera, ma un diritto palestinese al “ritorno” dentro lo stato d’Israele, con una clausola che stabiliva che i discendenti dei profughi palestinesi non avrebbero mai ricevono la cittadinanza nei paesi in cui vivono. Ora i palestinesi pagano il prezzo di queste loro vittorie di Pirro.

Manifestazione palestinese contro la normalizzazione dei rapporti fra paesi arabi e Israele. Sui cartelli, la consueta mappa delle rivendicazioni palestinesi: Israele è cancellato dalla carta geografica

E’ vero, hanno ancora il sostegno di certi campus universitari in Occidente e di “organizzazioni della società civile” e del movimento BDS (per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele) che insistono con testardaggine a schierarsi a fianco di Iran e Turchia contro la normalizzazione. Ma evidentemente ciò che fa presa su professori e opinionisti liberal in Nord America e in Europa non ha alcun effetto sui leader arabi: questi sanno che continuare a ficcarsi nella tana del coniglio palestinese non li porterà da nessuna parte. Hanno sostenuto la causa palestinese per molti anni inutilmente. Israele ha consegnato ai palestinesi la striscia di Gaza e ne è venuto fuori lo staterello di Hamas. Sanno che insistere con quel sostegno porterebbe al controllo da parte dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione madre di Hamas che odia i leader arabi quanto o più di quanto li odi l’Iran.

Ora, si immagini uno scenario in cui Abu Mazen, invece di richiamare l’ambasciatore palestinese dagli Emirati e dare la stura a virulente manifestazioni contro di loro, avesse ringraziato il principe ereditario Mohammed bin Zayed per aver fermato i piani di annessione unilaterale israeliana, avesse accolto con favore la normalizzazione e avesse cercato di aggregarsi a un’iniziativa di pace regionale che darebbe ai palestinesi l’autodeterminazione a fianco di Israele. Sembra una fantasia, vero? Questo è esattamente il problema. Chiunque scelga di far parte dell’asse turco-iraniano finirà per procurare a se stesso devastazione, non prosperità.

Quando i palestinesi opteranno per la pace anziché per la fantasia di eliminare Israele, la loro situazione migliorerà drasticamente. Non è ancora successo, ma per il bene loro e nostro speriamo che alla fine accada.

(Da: YnetNews, 18.8.20)