Il nuovo assedio di Israele

Il raid sul Golan siriano ha inviato un chiaro messaggio: Israele è pronto a premere il grilletto, se necessario

Di Boaz Bismuth

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Di solito in Medio Oriente i cambiamenti non sono per il meglio. L’incidente di domenica scorsa appena al di là del confine tra Israele e Siria, in cui sono stati eliminati Jihad Mughniyeh e una cellula di terroristi che comprendeva libanesi e iraniani, è un esempio del nuovo Medio Oriente in cui ci troviamo a vivere. Oggi, i nemici d’Israele sono solo diventati più pericolosi, più estremisti e più frammentati.

Il “nuovo Medio Oriente” che ci era stato promesso non ha prodotto altro che la disgregazione delle nazioni arabe di questa regione. Siria e Iraq hanno già capito da tempo che il mantenimento della sovranità su tutto il loro territorio è cosa del passato. Sciiti contro sunniti, forze governative contro milizie estremiste: tutti stanno combattendo per il controllo del mondo arabo, la cui mitica unità è ridotta a pura chimera. E’ persino difficile parlare di “mondo arabo”, visto quello che sta accadendo in Siria, in Iraq, nello Yemen, in Libia. Va tutto a pezzi, e il vuoto lasciato dagli stati che sono crollati viene riempito da gruppi molte volte più pericolosi dei governi che hanno rimpiazzato. In effetti, i nostri nemici non sono diminuiti di numero, nel “nuovo Medio Oriente”. Piuttosto, si sono moltiplicati.

La famiglia Mughniyeh è un esempio di ciò che è avvenuto e avverrà in Medio Oriente. Nessuno, nella famiglia Mughniyeh, ha mai cambiato strada per diventare medico o idraulico. La competenza in fatto di terrorismo viene tramandata di padre in figlio. Imad Mughniyeh si era specializzato in terrorismo globale, mentre a quanto pare il figlio, Jihad, con il sostegno del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, si stava concentrando sul terrorismo contro Israele.

Lo scorso dicembre alcuni ufficiali della Guardia Rivoluzionaria iraniana hanno postato su internet proprie foto (a volto oscurato) scattate in Libano a ridosso del confine con Israele, accompagnate da scritte come: “I soldati della Guardia Rivoluzionaria sono al confine della Palestina occupata” e “Stiamo arrivando vicini alla Madre della Corruzione, il maledetto Israele; presto passeremo sopra i loro corpi, ad Allah piacendo”.

Il “nuovo Medio Oriente” ha portato ai nostri confini l’Iran, Hezbollah, Al-Qaeda, lo “Stato Islamico” (ISIS) e il Fronte Nusra. Solo pochi mesi fa, il Fronte Nusra aveva preso il controllo per un breve periodo del valico di frontiera di Quneitra. Per tutta risposta, Assad ha subappaltato a Hezbollah la regione del Golan. Ora sappiamo che vi si aggirano anche i generali iraniani.

Per Israele, la situazione attuale rappresenta il materializzarsi di uno scenario da incubo. L’incidente di domenica serve a ricordarci che prima di arrivare all’agognata pace, molto probabilmente avremo altra guerra. All’orizzonte si profilano più azioni militari che iniziative diplomatiche. E quelli che dicono che dovrebbe essere il contrario devono spiegare come si fa a fare la pace con queste milizie terroristiche.

Auguriamoci che ciò che sta accadendo al di là del confine rimanga al di là del confine. Ma potrebbe non essere così. L’unica cosa che unisce tutti i gruppi che si massacrano fra loro al di là del nostro confine con la Siria è il desiderio di abbattere la recinzione di confine e attaccare Israele. Su questo non vi è alcuna controversia.

E all’Iran sembra che non basti più agire alle nostre frontiere attraverso i suoi emissari Hezbollah e Hamas. Sta inviando direttamente le proprie truppe a osservare le nostre città di confine. Raccolgono informazioni in vista delle operazioni future. Ma il colpo inferto domenica in Siria ha inviato un chiaro messaggio ai terroristi: Israele è in allerta ed è pronto a premere il grilletto, se necessario.

(Da: YnetNews, 20.1.15)