Il nuovo boicottaggio arabo

Il mondo arabo, come Israele, è sempre più consapevole che l'Iran è il problema principale. Perché l'Occidente progressista si rifiuta di capirlo?

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

La settimana scorsa era in programma un’importante conferenza economica. Non ci sono state proteste internazionali, non ci sono state manifestazioni nei campus e la consueta brigata anti-Israele del BDS non si è fatta vedere: eppure la conferenza è fallita a causa di un boicottaggio. Sorprendentemente, non si trattava di una conferenza a Tel Aviv o a Gerusalemme: si trattava del Quarto Summit Arabo sullo sviluppo economico e sociale, tenuto a Beirut e boicottato dai leader dei paesi arabi ad eccezione di Qatar e Mauritania. Il mondo arabo boicotta il Libano? Ufficialmente, no. In pratica, sì.

Come per tanti problemi in Medio Oriente, anche in questo caso la ragione è l’Iran. Il Libano potrebbe essere il paese più prospero del mondo arabo, ha scritto Abdulrahman al-Rashed, ex direttore del quotidiano Asharq Al-Awsat e attuale direttore generale di Al-Arabiya. Ma ciò non accadrà mai perché l’Iran controlla il Libano. “La nostra regione – ha scritto Al-Rashed – sta vivendo una serie di crisi il cui comun denominatore è un collegamento con l’Iran. Malauguratamente il Libano non sarà stabile, i palestinesi non otterranno né uno stato né una vita normale, in Yemen Iraq e Siria non ci sarà speranza in un futuro migliore finché l’Iran continuerà con la sua politica di alimentare il caos”.

A differenza dell’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter e dell’attuale ministra degli esteri svedese Margot Wallstrom, che condividono la convinzione che tutto ciò che non va in Medio Oriente sia “l’oppressione dei palestinesi da parte di Israele”, elementi coraggiosi nel mondo arabo, come Rashid, puntano il dito contro l’Iran.

Iran, Agosto 2018: enormi cavità causate dalla siccità e dall’eccessivo pompaggio di acqua

L’Iran, indipendentemente dal fiasco della conferenza di Beirut, è nei guai. Prima che si arrivasse all’accordo sul nucleare del luglio 2015, le sanzioni contro l’Iran avevano portato a un calo del Pil pro capite del paese dai 7.832 dollari del 2012 ai 4.862 dollari del 2015 (a titolo di confronto, il Pil pro capite israeliano nel 2015 era di 36.690 dollari). Nel 2017, due anni dopo l’accordo sul nucleare e l’allentamento delle sanzioni, la cifra era risalita a 5.593 dollari (in Israele era 40.270 dollari). Ma poiché gli Stati Uniti hanno deciso di rinnovare le sanzioni, la situazione dell’Iran si sta di nuovo deteriorando.

Da anni il paese soffre di siccità. L’area circostante la stessa Teheran è in deperimento, il che potrebbe causare un disastro ambientale di portata sconosciuta. L’unico dei suoi vicini che ha la capacità di far fronte alla siccità è Israele. Benjamin Netanyahu ha persino offerto aiuto. Sarebbe stato splendido per l’Iran scegliere la cooperazione regionale anziché lo sviluppo di armi nucleari e il finanziamento della sovversione in ogni possibile angolo del mondo arabo.

Ma non è andata così. Gli ayatollah preferiscono investire miliardi nell’industria della morte anziché risolvere il serio problema del loro naufragio socio-economico. Certo, è l’eterno problema dell’estremismo islamico, sia sunnita che sciita: sceglie sempre la distruzione invece dello sviluppo e della prosperità.

Hezbollah ha ottenuto il suo successo elettorale in Libano con la violenza (Da: Makkah, Arabia Saudita, 7.5.18)

Ed è qui che entra in gioco una delle truffe globali dell’età moderna.

Il movimento BDS (per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele) potrà anche intaccare l’immagine di Israele, ma certamente non può capovolgere la realtà come pretende di fare. Anziché riconoscere che il problema principale nel mondo musulmano è l’estremismo religioso e la jihad, i membri della élite istruita occidentale si adoperano per coltivare la visione cospirativa secondo cui tutto il problema è Israele. Il che non è di nessun aiuto ai musulmani in generale, e ai palestinesi in particolare. Al contrario, trasforma quelle élite occidentali nel braccio propagandistico di Iran, Hezbollah e Hamas: un ottimo sistema per perpetuare il problema, sicuramente non per imprimere un cambiamento.

Dal punto di vista arabo, le cose appaiono in modo diverso. E’ vero che la parola “profughi” è stata pronunciata più volte alla conferenza, ma questa volta si riferiva ai siriani, e i palestinesi non sono stati nemmeno menzionati. I palestinesi sono diventati una sorta di malattia cronica, senza alcuna reale aspettativa che il problema possa venire risolto. Giustamente Al-Rashed definisce l’Iran il problema centrale della regione. È una definizione accettata dalla maggior parte dei leader degli stati arabi, che prendono una posizione simile a quella di Israele. È un vero peccato che una cosa che sta diventando sempre più comprensibile al mondo arabo, sia sempre meno compresa da pacifisti e progressisti in Occidente.

(Da: YnetNews, 28.1.19)

L’Europa permette all’Iran di rimettere insieme l’accordo sul nucleare (Da: vari quotidiani, Arabia Saudita, 12.5.18)