Il “pacificatore” americano

Gli israeliani non sono più disposti ad andare come pecore al macello

di Shaul Rosenfeld

image_2489L’equazione della politica di appeasement (accondiscendenza) comporta un aspetto collaterale che abitualmente i fan della politica di appeasement utilizzano per cercare di mitigare la furia dei farabutti che li minacciano. Circa settant’anni fa all’appeaser “pacificatore” britannico Chamberlain sembrò che la regione (cecoslovacca) dei Sudeti sarebbe stata un prezzo sufficiente per soddisfare gli appetiti di un megalomane dittatore tedesco. Oggi agli appeaser americane sembra che la regione di Giudea e Samaria (o Cisgiordania) costituisca un prezzo sufficiente persino per placare alla minaccia nucleare iraniana.
E così, mentre il segretario di stato Hillary Clinton dichiara che “senza pace non vi sarà appoggio a Israele contro l’Iran”, il capo dello staff della Casa Bianca Rahm Emanuel afferma che le possibilità per l’America di fronteggiare l’Iran dipendono dalla capacità dell’amministrazione di esibire progressi sul fronte palestinese.
A quanto pare, il legame, in realtà infondato, fra “pace coi palestinesi” e neutralizzazione della minaccia nucleare iraniana sta diventando la massima priorità di Barack Obama e dei suoi collaboratori.
D’latra parte, cosa vi sarebbe di più semplice che spogliare Israele dei suoi più preziosi vantaggi territoriali in Giudea e Samaria trasformando i territori sgomberati in una nuova Hamas-land (dopo quella di Gaza) per poi diventare una vera e propria Ahmadinejad-land, se queste mosse si presume che mettano il vento in poppa agli sforzi per sventare il programma nucleare iraniano?
Per la verità, anche un novellino capisce che le probabilità che le belle maniere di Obama (con o senza Giudea e Samaria) convincano l’Iran a lasciar perdere la sua corsa all’atomica non sono maggiori delle probabilità che un criminale seriale torni sulla retta via con una sgridata di un esperto in galateo o un corso accelerato di morale kantiana.
Israele deve piuttosto mettere in chiaro con la nuova amministrazione americana che non muore dalla voglia di diventare la Cecoslovacchia degli anni ’30. Forse è tempo di iniziare a stendere un discorso per Obama che inizi con le parole che Churchill dedicò a Chamberlin: “Smentito dai fatti e raggirato dai farabutti”.
Ma è molto più importante che Israele spieghi agli americani in modo inequivocabile che andare come pecore al macello non fa e non farà mai più parte dei nostri programmi.

(Da: YnetNews, 7.05.09)

Nella foto in alto: Shaul Rosenfeld, autore di questo articolo