Il paradosso della forza e della debolezza

Ciò che in Medio Oriente è percepito come forza, rende deboli agli occhi delloccidente

Da un articolo di Guy Bechor

image_1404Le tragiche scene della guerra in Libano mostrate ogni giorno sulle televisioni di tutto il mondo durante il recente conflitto contro Hezbollah hanno rafforzato o indebolito Israele? E che effetto hanno avuto le immagini dello sgombero forzato, un anno fa, degli insediamenti israeliani dalla striscia di Gaza?
Siamo di fronte a vero e proprio paradosso. Ciò che viene percepito come un elemento di forza per Israele in Medio Oriente è ciò che ne indebolisce l’immagine in occidente, soprattutto in Europa. Ciò che viene percepito in Medio Oriente come un fattore di debolezza sembra invece rafforzare Israele davanti all’opinione pubblica mondiale.
Il forte viene temuto e ammirato, in Medio Oriente, che si tratti di Ahmadinejad, di Saddam o, all’estremo opposto, di Ariel Sharon, che era percepito come bellicoso. Al contrario, in Medio Oriente il debole viene disprezzato, mentre in occidente la debolezza viene considerata un vantaggio. Più Israele si impone nella scala di potere regionale, più la sua immagine ne soffre sull’arena internazionale, e viceversa.
Entrambi gli andamenti sono dinamici e dunque reversibili. Le cose possono spostarsi in entrambe le direzioni. Mantenere il controllo sui territori viene percepito a livello locale come una dimostrazione di forza, ma è deleterio a livello globale. Reagire con la forza a Gaza viene percepito nella regione come un potente fattore di deterrenza, ma nel resto del mondo viene largamente condannato. Le immagini dei bombardamenti in Libano sono state lette come dimostrazioni di potenza volte a dissuadere i nemici, in Medio Oriente. Ma hanno scatenato dure condanne in tutto il resto del mondo. Il disimpegno dalla striscia di Gaza ha fortemente indebolito la forza deterrente di Israele agli occhi dei suoi nemici locali, ma è stato accolto con grande calore dal resto del mondo. I missili lanciati su Israele da Saddam Husssein durante la guerra del Golfo del 1991 hanno suscitato un’ondata di simpatia a livello globale, ma hanno incoraggiato palestinesi e libanesi ad usare anche loro razzi e missili contro Israele.
La regola vale anche per i palestinesi. Finché erano percepiti come deboli e indifesi, l’opinione pubblica mondiale era tutta dalla loro parte. Non appena, con Hamas, hanno dato di sé l’immagine di avere formazioni armate e potenti, il mondo gli ha voltato le spalle.
Qualunque mossa israeliana nel prossimo futuro dovrebbe tenere attentamente in considerazione il paradosso delle quattro opzioni.
L’opzione peggiore, naturalmente, è quella in cui Israele si ritrovi percepito contemporaneamente come debole a livello regionale e condannabile a livello internazionale, come è avvenuto alla fine della campagna contro Hezbollah in Libano: Hezbollah celebrava la sua presunta vittoria mentre Israele veniva duramente attaccato dall’opinione pubblica mondiale.
Delle altre opzioni, è da preferire quella che garantisce un’immagine di forza a livello regionale rispetto a quella che garantisce un’opinione pubblica mondiale favorevole. L’esperienza insegna che le dimostrazioni di forza hanno effetti più duraturi nella coscienza collettiva del Medio Oriente di quanto non siano i favori e le antipatie dell’opinione pubblica mondiale.
Naturalmente l’opzione migliore è quella che vede insieme forza deterrente a simpatia mondiale verso Israele, come al momento della guerra dei sei giorni. Si tratta di qualcosa molto difficile da conseguire, oggi, ma questo non significa non continuare ad adoperarsi per questo risultato.

(Da: YnetNews, 16.10.06)