Il silenzio sull’assoluzione del ‘Capitano R

Poco scalpore , a differenza di quando era stato ingiustamente accusato.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_971L’inequivocabile assoluzione, la scorsa settimana, del “Capitano R” è stata appena menzionata dai mass-media, anche in Israele, senza suscitare grande scalpore. È stata doverosamente riportata, ma anche molto rapidamente archiviata. Un vero peccato, vista la vera e propria crisi di isteria che si era scatenata, un anno fa, quando a carico del capitano R erano emerse le prime accuse secondo le quali il 5 ottobre 2004 a Rafah egli aveva scaricato il suo mitra contro il corpo senza vita della tredicenne palestinese Iman el-Hams, in una sorta di superfluo e malvagio colpo di grazia. (…)
Il Capitano R, originario della comunità arabo drusa d’Israele, ha trascorso tre mesi in carcere ed è stato rilasciato solo lo scorso febbraio dopo che uno dei soldati accusatori ritrattò le accuse, rivelando che membri di quella unità l’avevano incastrato perché, essendo molto severo, era ben poco amato. (…)
È più che giusto che le Forze di Difesa israeliane puniscano qualunque militare violi gli sforzi fatti per evitare vittime palestinesi non-combattenti. Ma è non meno importante che tutti noi ricordiamo che la responsabilità morale per tutte le vittime non-combattenti, anche per quelle che si sarebbero potute evitare e certamente per quelle che sarebbe stato impossibile evitare, ricade pur sempre sui terroristi stessi, che non solo prendono di mira deliberatamente i civili israeliani, ma che sistematicamente si fanno scudo e sfruttano i civili della loro stessa gente.

(Jerusalem Post, 20.11.05)