Il valore della presidenza

Accogliendo e negando due domande di grazia, il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha dimostrato sensibilità e coraggio morale

Editoriale del Jerusalem Post

Reuven Rivlin, presidente d’Israele

Di tanto in tanto sorge la domanda: perché Israele ha bisogno di un presidente? Mantenere l’istituzione della presidenza costa ai contribuenti israeliani milioni di shekel ogni anno, sottolineano i critici. A differenza di paesi come gli Stati Uniti e il Messico dove il presidente viene eletto direttamente dalla popolazione e funge da potere esecutivo, Israele ha un sistema parlamentare e il presidente è una figura essenzialmente rappresentativa dotata di pochi poteri. Gli appelli per l’abolizione della presidenza si sono moltiplicati, in Israele, soprattutto dopo la condanna dell’ex-presidente Moshe Katsav per reati sessuali. Domenica scorsa, invece, il paese ha avuto modo di ricordare come mai ha bisogno di un presidente.

In due distinte decisioni su domande di grazia, non collegate fra loro, il presidente Reuven Rivlin ha dimostrato sensibilità e coraggio morale.

Nel caso di Yonatan Hailu, condannato per aver ucciso Yaron Eileen a Netanya nel 2010, nel concedere la grazia Rivlin ha tenuto conto del fatto che Hailu ha sempre affermato d’essere stato violentato da Eileen due volte e che temeva di subire violenza per la terza volta. La tesi di Hailu ha trovato diversi riscontri, a cominciare dai trascorsi criminali di Eileen, compresi casi di molestie sessuali a un minore.

Yonatan Hailu

Per contro, Rivlin ha respinto la richiesta di grazia di Elor Azaria (il soldato che nel marzo 2016 a Hebron sparò a un terrorista ferito), spiegando che il tribunale militare che lo aveva giudicato colpevole aveva già tenuto conto del suo eccellente curriculum militare. La corte lo ha condannato per omicidio non premeditato, e non per assassinio, nonostante sussistesse qualche dubbio sul fatto che il gesto di Azaria fosse realmente animato dalla convinzione che lui e altri corressero imminente pericolo da parte del terrorista, già a terra ferito. Rivlin ha sottolineato che il capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane, Gadi Eisenkot, ha già ridotto la condanna di Azaria di quattro mesi in considerazione delle circostanze in cui Azaria ha sparato (nei minuti immediatamente successivi a un attacco di due terroristi che avevano ferito un suo commilitone) e del suo curriculum militare fino a quel momento impeccabile.

Le due decisioni prese insieme mostrano quanto sia importante avere un presidente con un forte senso morale, che non subisce l’influenza di interessi politici ristretti o populistici, che ha il potere di concedere la grazia quando lo ritiene opportuno e di negarla quando sarebbe non solo inappropriata, ma potenzialmente deleteria per la fibra morale del paese.

Elor Azaria al momento dello sparo, il 24 marzo 2016 a Hebron

La decisione di Rivlin di accorciare di alcuni mesi la condanna di Hailu lo mette in condizione di inoltrare agli organi competenti la domanda di libertà condizionale. Hailu, che non aveva precedenti penali e si è sottoposto a un lungo percorso di riabilitazione durante più di sei anni di detenzione, ha ora l’opportunità di essere scarcerato e continuare la sua vita. Nel concedere la riduzione di pena, non è che Rivlin abbia ceduto alle pressioni dei membri della comunità etiope che sostenevano che Hailu fosse discriminato. Tant’è vero che aveva respinto la precedente richiesta di Hailu, spiegando che era stata avanzata troppo presto dopo una decisione della Corte Suprema che aveva parzialmente revocato una decisione del tribunale distrettuale.

Allo stesso modo, Rivlin ha resistito alle forze populiste di destra quando ha rifiutato la richiesta di Azaria. Il che è ancor più encomiabile considerando il fatto che Rivlin stesso viene dalla destra. La scelta più facile sarebbe stata quella di concedere la grazia ad Azaria, tanto più che gli avrebbe ridotto la carcerazione solo di tre mesi. Facendolo, Rivlin si sarebbe risparmiato la valanga di attacchi feroci (alcuni decisamente oltre il limite della decenza, come la foto che lo ritrae con indosso una kefiah) che ha inondato i social network da quando ha pubblicato la sua decisione, domenica scorsa.

Il presidente Rivlin in una foto contraffatta, circolata sul web, che lo ritrae con la kefiah e il logo di Hamas

Praticamente tutti i principali politici della destra gli avevano chiesto di concedere la grazia ad Azaria. Dal punto di vista politico, sarebbe stata la posizione più pagante poiché la grande maggioranza degli elettori di destra ritiene che uccidere un terrorista, in quelle circostanze, non sia sbagliato. A maggior ragione in un’epoca in cui Israele vive sotto la costante minaccia d’essere ricattato mediante rapimento di ostaggi per costringerlo a rilasciare terroristi incarcerati.

Ecco perché è importante che il presidente ricordi al paese che non spetta mai a un soldato fare giustizia con le proprie mani. Qualcuno deve salvaguardare il tribunale militare e il capo di stato maggiore, i quali si muovono nella convinzione che la stretta osservanza delle regole di ingaggio garantisca la disciplina e l’ordine alla base di una forza armata valida ed efficiente. I principi etici stabiliti nel Codice etico delle Forze di Difesa israeliane che limitano l’uso della forza letale ai casi di autodifesa non sono solo belle parole. Essi conferiscono alle forze israeliane la legittimità morale per combattere le sue guerre. Sono i principi che permettono al membro di un kibbutz di sinistra e all’abitante di un insediamento di destra di unire le forze sotto un codice morale condiviso. Se la presidenza esistesse anche solo per ricordarci questo, sarebbe già un motivo sufficiente.

(Da: Jerusalem Post, 21.11.17)