Il virus mutante

L’attacco alla legittimità di Israele come stato del popolo ebraico è la manifestazione moderna dell’odio pregiudiziale anti-ebraico, cioè dell’antisemitismo

Di Arsen Ostrovsky

Arsen Ostrovsky, autore di questo articolo

Oggi, venerdì 27 gennaio, è la Giornata Internazionale della Memoria, che cade nel giorno in cui il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau venne liberato. E’ anche interessante notare che la scorsa settimana ricorreva il 75esimo anniversario della famigerata conferenza di Wannsee, in Germania, dove i nazisti si riunirono per pianificare la “soluzione finale”.

Incredibilmente, solo un paio di settimane fa un tribunale tedesco ha stabilito che l’attacco con bombe molotov a una sinagoga appena fuori Dusseldorf non costituisce un atto di antisemitismo, ma una forma di legittima protesta politica contro Israele. La stessa sinagoga era già stata attaccata durante la “Notte dei Cristalli” del 1938.

Questa è la triste e pericolosa realtà che si trovano di fronte oggi le comunità ebraiche in Europa, molte delle quali sono costrette a vivere nell’ombra con la paura costante dell’antisemitismo. Questa settimana, il Ministero israeliano per gli affari della diaspora ha pubblicato un nuovo rapporto che documenta l’allarmante aumento globale dei casi di antisemitismo, in particolare in Germania, dove il numero di incidenti antisemiti è raddoppiato durante lo scorso anno, e nel Regno Unito, che ha visto un aumento del 62%. In realtà sappiamo tutti molto bene che la situazione volge al peggio. Nessuno ha bisogno di un ulteriore rapporto che lo dimostri più di quanto si abbia bisogno di un nuovo rapporto che dimostri che il fumo fa male alla salute.

Sui cartelli: “Israele, i tuoi giorni sono contati”, “Per la pace mondiale Israele deve essere distrutto”

Ciò che occorre, semmai, è intervenire: interventi reali, tangibili, concreti per combattere questo odio antico e immarcescibile che prende di mira il popolo ebraico e per estensione, oggi, lo stato ebraico. Lo stimato rabbino lord Jonathan Sacks, in un discorso lo scorso settembre al parlamento europeo ha definito l’antisemitismo “un virus mutante”. “Nel Medioevo – ha spiegato – gli ebrei erano odiati a causa della religione. Nei secoli XIX e XX furono odiati per la razza. Oggi sono odiati a causa del loro stato nazionale, lo stato di Israele”.

Siccome i concetti vengono troppo spesso e troppo facilmente intorbidati, è importante chiarire bene e ripetere più volte, fino a quando il punto non viene capito, che l’attacco alla legittimità di Israele come stato nazionale del popolo ebraico, che comprende il ricorso a false accuse e distorsioni malevole della verità mascherate da legittima critica del sionismo e di Israele, costituisce la manifestazione odierna dell’odio pregiudiziale anti-ebraico, cioè dell’antisemitismo.

A questo proposito, è stato molto positivo che il mese scorso il Regno Unito, diventato un focolaio di antisemitismo in particolare nelle università e nel discorso politico, abbia formalmente adottato per primo la definizione operativa di antisemitismo della Holocaust Remembrance Alliance: un fatto importante, perché questa definizione è molto esplicita nel ribadire che gli attacchi alla legittimità di Israele e al sionismo, e l’applicazione di una doppia morale a danno di Israele, costituiscono una forma di antisemitismo. Sarebbe bene che altri paesi seguissero l’esempio del Regno Unito nell’adottare questa definizione, mandando il segnale chiaro e inequivocabile che non sarà tollerato né l’odio contro il popolo ebraico, né l’odio contro lo stato ebraico.

Sulla maglietta: “Hamas Hamas, ebrei al gas”

Senza questa corretta definizione di antisemitismo, che purtroppo manca sia al livello istituzionale dell’Unione Europea che in molti singoli paesi europei, come possono gli stati anche solo cominciare ad affrontare questo odio che non riescono nemmeno a definire adeguatamente?

I paesi europei dovrebbero riconoscere che il movimento BDS che propugna il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele, costituisce una incarnazione di questo moderno antisemitismo, e seguire dovrebbero l’esempio della Francia che ha adottato una normativa che mette fuorilegge le campagne BDS in quanto discriminanti nei confronti di un gruppo di persone in base alla loro origine o appartenenza a un gruppo etnico, nazionale o religioso.

Oggi, i social network e il mondo on-line stanno rapidamente diventando il veicolo primario per amplificare e favorire questa forma di odio. Si stanno prendendo provvedimenti, ma può essere fatto di più, molto di più, in fatto di controlli più rigorosi e più rapida rimozione del materiale che diffonde odio e calunnie, con una maggiore cooperazione tra le imprese on-line, i provider, le autorità statali e le comunità ebraiche.

Alla fine della Shoà, il capitolo più buio della storia europea, la comunità internazionale e il popolo ebraico dissero coralmente “mai più”. Eppure oggi, settantadue anni dopo, siamo qui di nuovo a dover ripetere: mai più. Per qualcuno questo può essere solo uno slogan vuoto. Non per noi: non per il popolo ebraico, non per lo stato di Israele. E non per quelli che hanno una chiara bussola morale, e un senso di urgenza.

(Da: Israel HaYom, 26.1.17)