In Italia e ritorno, seguendo il proprio fiuto

In un’atmosfera calda e famigliare, il ristorante “Cucina Tamar”, a Tel Aviv, offre agli israeliani i profumi e sapori d’Italia

Da un articolo di Abigail Klein Leichman

image_2984Il suo naso era più felice in Italia, ma il cuore di Tamar Cohen-Zedek appartiene a Israele, dove il suo ristorante di Tel Aviv, “Cucina Tamar”, offre un miscuglio armonioso dei due paesi. La cucina italiana è completamente fatta sul posto, dal gelato al pane alla pasta- pappardelle, ravioli, tortellini. E tutto è fatto a mano.
Nata a Tel Aviv in 1973, Cohen-Zedek partì per l’università di Bologna coll’intenzione di diventare veterinario. “Quello era il mio sogno – dice – Io amo gli animali”. Ma dopo un anno si rese conto che il corso di studi non faceva per lei. “Tuttavia rimasi in Italia perché amavo i suoi profumi e sapori, e volevo imparare a cucinare”.
Per un anno ha frequentato una scuola di cucina. “Poi incontrai qualcuno che mi disse che, se volevo imparare, avrei fatto meglio a lavorare che non ad andare a scuola, e mi suggerì alcuni buoni ristoranti vicino a Bologna. Ho lavorato gratis per un mese e poi ho iniziato ad essere pagata, a fare la pasta e tutto quello che si fa in una cucina italiana”.
Passarono cinque anni prima che Cohen-Zedek tornasse in Israele. Tornò in parte per ragioni pratiche – non aveva i documenti giusti per rimanere – ma soprattutto perché “io sono israeliana e patriota. La mia famiglia e i miei amici sono qui, e mi mancavano”.
Pur essendo tornata in patria, Tamar non vedeva ragioni per lasciarsi alle spalle gli amati profumi e sapori italiani. Insieme a un socio, ha gestito un’impresa di catering per due anni; poi nel 2006 aprì un ristorante con cinque tavoli. “Piano piano, come si dice in Italia, i tavoli divennero dieci; poi mettemmo altri tavoli all’esterno e assumemmo un nuovo chef”. Due anni fa, ha aperto “Cucina Tamar” dentro una ex farmacia ristrutturata.
Il suo nome compare sulla lista, breve ma in crescita, di bravi chef e ristoratori donna che operano nella città israeliana che non si ferma mai, ma Tamar non vede la sua professione come una questione di genere degli chef. “Quando decisi di aprire un ristorante – dice – non pensai: oh, sto entrando in un mondo di uomini. Lo feci e basta”.
Dice la stessa cosa circa l’apprendimento del lato imprenditoriale della sua carriera. “All’inizio non è stato facile. L’ho fatto e basta. Ho commesso errori, e alla fine si deve imparare da soli”.
Fino alla nascita della sua bambina, Ruth, Cohen-Zedek faceva da sola gran parte dell’attività in cucina, lavorando dalle 10 del mattino fino a mezzanotte. Ancora oggi viene ogni giorno a lavorare con le venti persone dello staff che lavorano in cucina e che servono ai tavoli e al bar.
Il ristorante, in Via HaTsfira, ha gli interni in legno ed è decorato con mobili che Tamar ha acquistato al mercato delle pulci di Giaffa Vecchia. Collocato lontano dalle strade principali, il ristorante da 60 posti si sta guadagnando la reputazione di vera meta gastronomica. “Si lavora molto, ma se ti piace, va bene – dice Tamar – E’ accogliente, è come una casa”. La cucina è aperta, così i clienti possono vedere la preparazione dei piatti.
Il prezzo delle portate va da 17 a 26$. “Il piatto più costoso di solito è la bistecca, a meno che non abbiamo tartufi freschi” dice Tamar, che porta con sé al lavoro la piccola Ruth. Quando la bimba aveva sei mesi, qualcuno portò un tartufo dall’Italia. “Lo misi immediatamente sotto il naso di Ruth: volevo che si abituasse al profumo”.
Cohen-Zedek vende anche salse e condimenti pregiati, come un aceto balsamico italiano di 25 anni che costa più di 300 shekel (60 euro) a bottiglietta. “Vendiamo anche vini italiani e israeliani”, aggiunge.
Quasi tutti i suoi ingredienti sono locali. “Mi piace il materiale che abbiamo in Israele: ci si possono fare molte cose. Il clima è un po’ diverso dall’Europa, ma abbiamo buone verdure e formaggi”. Dai suoi frequenti viaggi in Italia riporta funghi esotici, prosciutto e aceti. “Ci vado tre o quattro volte l’anno, per tre o quattro giorni: incontro i miei amici e mangio – racconta – Devo riassaporare tutti i profumi, e poi posso pensare a nuovi piatti”.
L’ultima volta è stata in Italia durante la gravidanza, e intende portarvi presto Ruth per il suo primo viaggio italiano. Cohen-Zedek è una madre single, e il suo mondo ruota attorno alla sua bambina, alla sua attività e ai suoi animali.
“La cosa peggiore dell’avere un ristorante è che non ho una vita mia – confessa – Non c’è tempo. I miei genitori vengono al ristorante. I miei amici vengono al ristorante. Ho molti clienti regolari ed è come una grande famiglia. Si lavora molto ma se ti piace, va bene così”.

(Da: Israel21c, 5.10.10)

Il sito di “Cucina Tamar”:

http://www.cucinatamar.rest-e.co.il