In nome della trasparenza

L’opinione pubblica ha il diritto di sapere chi sostiene finanziariamente ONG politiche che godono di poco o nessun credito all’interno della società israeliana

Editoriale del Jerusalem Post

La ministra israeliana della giustizia Ayelet Shaked

La ministra israeliana della giustizia Ayelet Shaked

Il governo israeliano sta studiando una nuova normativa che esige maggiore trasparenza dalle ONG (Organizzazioni Non Governative) che ricevono finanziamenti statali dall’estero. E l’Unione Europea si è arrabbiata.

L’ambasciatore dell’Unione Europea Lars Faaborg-Angerson ha incontrato alcune settimane fa la ministra israeliana della giustizia Ayelet Shaked per discutere la nuova legge sulle ONG. Sulla base di quello che viene definito “un documento interno UE trapelato”, radio Galei Tzahal ha riferito che l’ambasciatore europeo ha sostenuto davanti alla ministra Shaked che l’adozione da parte di Israele di questa proposta di legge lederebbe la libertà di espressione e di associazione. L’ambasciatore europeo avrebbe fatto riferimento al disegno di legge come qualcosa che “si vede più che altro nei regimi dittatoriali”.

Israele ha già una legge che obbliga le ONG a dichiarare i fondi che ricevono in donazione da paesi stranieri. La legge del 2011 “sulla divulgazione dei fabbisogni di gruppi supportati da enti governativi esteri” prevede che il “destinatario di aiuti ricevuti come donazione da un ente governativo straniero inoltri al Registro delle ONG, entro una settimana dalla fine del trimestre in cui la donazione è stata ricevuta, un rapporto su un apposito modulo on-line approntato dal Ministero della giustizia”.

Poster della ong BADIL per la cancellazione di Israele dalla carta geografica mediante il “ritorno” di profughi e loro discendenti. ll budget di BADIL non è trasparente. Di certo ha ricevuto 260.000 dollari (2014-2016) dallo Human Rights and International Law Secretariat (finanziati da Svezia, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi) e fondi da DanChurchAid (Danimarca) e Trócaire (Irlanda). Fonte: NGO Monitor

Cinque anni fa, quando venne discussa questa legge meritoria, numerose organizzazioni di estrema sinistra lanciarono una campagna internazionale di menzogne per impedire al governo israeliano di approvarla. I capi delle ONG di estrema sinistra e i loro propugnatori sostenevano che la normativa avrebbe compromesso la libertà di associazione e di azione degli organismi della società civile in Israele. Naomi Chazan, del New Israel Fund, sostenne che quella legge rappresentava “la più pericolosa minaccia per la società civile israeliana sin dalla sua nascita”. L’accusa più comune e più deleteria era che la legge fosse discriminatoria perché prendeva di mira le ONG di estrema sinistra. I capi delle ONG di estrema sinistra e i loro alleati avevano ragione a dire che la legge riguardava praticamente solo loro, ma questo non perché la legge fosse discriminatoria bensì perché le ONG che ricevono denaro da enti governativi stranieri sono praticamente solo quelle che promuovono programmi politici di estrema sinistra, senza pressoché alcun sostegno all’interno della società israeliana. In effetti, non si riesce a trovare una sola ONG israeliana di destra che riceva finanziamenti da un ente governativo straniero.

Ovviamente la legge del 2011 non ha affatto compromesso la libertà in Israele. Ma l’obbligo di rendiconto e la maggiore trasparenza introdotti da quella normativa portarono alla luce del sole l’enorme quantità di denaro trasferita da enti governativi stranieri a circa 24 ONG politiche di estrema sinistra. Il che non ha impedito ai governi stranieri, in particolare europei, di continuare a donare soldi. Secondo i dati compilati da “NGO Monitor”, tra il 2012 e il 2014 queste organizzazioni hanno ricevuto più di di 135 milioni di shekel (quasi 32 milioni di euro). L’Unione Europea, un organismo scarsamente democratico gestito da burocrati non eletti e che soffre di bassissimi livelli di popolarità, ha fornito il 17% di queste donazioni tra il 2012 e il 2014. L’idea che l’ambasciatore di un tale organismo faccia prediche di democrazia a Israele rasenta il ridicolo.

Come è avvenuto cinque anni fa, i capi delle ONG di estrema sinistra e gente come l’ambasciatore dell’Unione Europea sono di nuovo impegnati in una campagna in malafede contro la nuova proposta di legge sulle ONG. Eppure il disegno di legge della ministra Shaked, che ha ricevuto una prima approvazione questa settimana dal Comitato ministeriale per la legislazione, non vieta l’attività di nessuno e cerca solo di incrementare la trasparenza. Come spiegano i ricercatori “NGO Monitor”, la nuova legge porta a un ulteriore livello l’obbligo di comunicazione, chiedendo alle ONG non solo di riferire all’organo di controllo il sostegno finanziario che ricevono da governi stranieri, ma anche di renderlo noto durante ogni loro attività pubblica nel caso tale sostegno superi il 50% del loro budget.

Anche in questo caso come per la legge del 2011, la proposta della ministra Shaked non prende di mira solo le ONG di estrema sinistra: tutte le ONG che ricevono finanziamenti da enti governativi stranieri sono obbligate a registrarsi in quanto tali. Ma si dà il caso che le uniche ONG politiche che ricevono così cospicui finanziamenti governativi dall’estero sono quelle di estrema sinistra. L’opinione pubblica israeliana è giustamente preoccupata per le attività di ONG di estrema sinistra che puntano a minare la legittimità stessa dello stato ebraico. I politici israeliani, democraticamente eletti, sono sensibili a questa preoccupazione e stanno prendendo provvedimenti per aumentare la trasparenza in modo che sia chiaro a tutti che queste ONG godono di poco o addirittura nessun sostegno finanziario dalla base. Se non fosse per l’interferenza di governi stranieri negli affari interni israeliani, queste ONG probabilmente non esisterebbero nemmeno. Gli israeliani, e il resto mondo, hanno il diritto di saperlo.

(Da: Jerusalem Post, 28.12.15)