Indottrinamento alla cultura della guerra nelle scuole palestinesi finanziate dall’Unione Europea

Esaltazione degli attacchi missilistici, cancellazione di Israele dalla carta geografica, perpetuazione del mito di un “diritto al ritorno” infondato e impossibile

Di Maurice Hirsch

Maurice Hirsch, autore di questo articolo

L’Unione Europea contribuisce ogni anno con milioni di euro alle spese del Ministero dell’Istruzione dell’Autorità Palestinese. Queste donazioni comprendono, fra l’altro, l’aiuto per la costruzione di scuole. Ma l’Autorità Palestinese, anziché fare delle scuole luoghi protetti, dedicati all’istruzione e alla promozione di una cultura di pace, le usa come strumenti al servizio del suo sistematico indottrinamento delle nuove generazioni alla cultura della guerra.

Un esempio fra i tanti lo offre la scuola elementare femminile di Hawara, costruita grazie a donazioni della Commissione Europea. Una mostra recentemente organizzata nella scuola permette di mettere in evidenza tre elementi chiave dell’opera di indottrinamento operata sugli alunni dell’Autorità Palestinese.

Celebrare la violenza. Un poster posizionato in bella evidenza nel percorso della mostra presentava la figura di un razzo con la scritta “Ayyash 250”, con il proposito di glorificare uno dei 4.300 missili e razzi che Hamas e altri gruppi terroristi che fanno base nella striscia di Gaza hanno lanciato contro Israele nei combattimenti del mese scorso prendendo indiscriminatamente di mira la popolazione civile israeliana.

Cancellare Israele dalla carta geografica. Accanto al razzo, una grande mappa della “Palestina” con i colori della bandiera palestinese che coprono l’intera area tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, cancellando completamente Israele.

Cancellazione di Israele dalla carta geografica

Perpetuare il mito del “ritorno” dei cosiddetti profughi palestinesi. La mostra stessa era dedicata all’obiettivo di rafforzare il mito secondo cui un giorno milioni di palestinesi (discendenti dei profughi della guerra del ’48) potranno inondare Israele esercitando quello che i palestinesi definiscono “diritto al ritorno”. Il tema veniva graficamente illustrato con una decorazione che riproponeva l’immancabile mappa della “Palestina” che cancella Israele dalla carta geografica affiancata a una chiave, che nella pubblicistica revanscista palestinese simboleggia il presunto “diritto” dei palestinesi di insediarsi non in un loro stato indipendente, bensì dentro lo stato ebraico d’Israele. Sul cartello in basso a destra si legge: “La carovana della libertà. La mia patria è dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]. Il nostro ritorno è vicino e abbiamo già iniziato a fare i bagagli”.

Una targa sul muro esterno della scuola elementare femminile di Hawara mostra che è stata donata dalla Commissione Europea in collaborazione con COOPI, una ong italiana. Il testo in inglese sulla targa recita: “Finanziato da ECHO, Dipartimento per gli aiuti umanitari della Commissione Europea, attività comunitarie nella città di Huwwara”.

L’Unione Europea dovrebbe aiutare l’Autorità Palestinese nel quadro di uno sforzo teoricamente volto a promuovere coesistenza e pace fra palestinesi e Israele. Ma certamente non contribuisce alla costruzione della pace sottoporre i bambini delle elementari al lavaggio del cervello inculcando loro l’apologia degli lanci di missili sui civili, una falsa realtà in cui Israele non esiste e il dogma di un “diritto al ritorno” che è legalmente infondato, storicamente senza precedenti e che non sarà mai realizzato a meno che Israele non accetti di commettere un suicidio nazionale. Il fatto che questo tipo di indottrinamento abbia luogo in una scuola finanziata dall’Unione Europea (con l’aiuto di una ong italiana) dovrebbe essere motivo di seria preoccupazione.

(Da: palwatch.org, israele.net, 20.6.21)

Le foto seguenti sono state tratte il 14 giugno 2021 dalla pagina Facebook di Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen, Ramo di Nablus

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