Ingerenze che non aiutano la pace

E’ legittimo che paesi europei donino milioni a organizzazioni locali impegnate a delegittimare e demonizzare lo stato di Israele?

Di Itai Reuveni

Itai Reuveni, autore di questo articolo

Itai Reuveni, autore di questo articolo

Lo scorso 25 aprile un teatro di Haifa ha messo in scena uno spettacolo che può essere interpretato come una manifestazione di solidarietà verso un terrorista che nel 1984 sequestrò e assassinò il soldato israeliano Moshe Tamam. Uno degli organizzatori della rappresentazione è “Coalizione delle Donne per la Pace”, un gruppo che sostiene il boicottaggio contro Israele e che è finanziato da Unione Europea, Germania, Svezia e Paesi Bassi.

Sempre il mese scorso, nella Giornata dedicata alla memoria dei soldati caduti e delle vittime del terrorismo, mentre gli israeliani partecipavano alle cerimonie in onore degli israeliani uccisi, le organizzazioni “Combattenti per la pace” (finanziata da Spagna, Germania e Paesi Bassi) e “Parents Circle Families Forum” (finanziata da Stati Uniti, Unione Europea e Svizzera) hanno tenuto una cerimonia “alternativa” a cui sono stati invitati i famigliari dei terroristi. E particolarmente attiva è stata, nella Giornata dell’Indipendenza, l’organizzazione “Zochrot” (finanziata da Germania, Belgio, Finlandia, Regno Unito, Svizzera e Paesi Bassi), che persegue la dissoluzione dello stato d’Israele e il “ritorno” dei profughi palestinesi (e loro discendenti).

Nonostante le comprensibili proteste pubbliche suscitate dalle attività di questi gruppi, uno dei capisaldi di una nazione indipendente e sovrana è e rimane il diritto di dibattere, discutere e far valere la propria opinione: è l’unico modo attraverso il quale la popolazione può decidere del proprio futuro. In effetti il dibattito democratico dell’opinione pubblica israeliana, per quanto incandescente possa diventare, è uno dei maggiori punti di forza di questo paese.

Dal sito della ong Zochrot – Ipotetico documento del “palestinese di ritorno”: lo stato ebraico è cancellato dalla carta geografica

Dal sito della ong Zochrot. Ipotetico documento del “palestinese di ritorno”: lo stato ebraico è cancellato dalla carta geografica

I problemi iniziano quando importanti soggetti stranieri, che rappresentano interessi politici stranieri, interferiscono nel nostro dibattito interno in un modo totalmente sproporzionato.

Qualcuno riesce a immaginare Israele che finanzia un’organizzazione britannica che si identifica con gli assassini del soldato Lee Rigby (ucciso in una strada di Londra a colpi di mannaia da jihadisti musulmani nel maggio 2013)? Forse che Israele potrebbe finanziare ufficialmente un’organizzazione spagnola che tenesse una cerimonia “alternativa” in memoria non solo dei 191 cittadini uccisi dai terroristi nel marzo 2004, ma anche contemporaneamente dei terroristi di al-Qaeda che perpetrarono quegli attentati sui treni di Madrid? Non è difficile immaginare la reazione che si avrebbe se Israele osasse intervenire in questo modo nelle questioni interne di un’altra nazione, compromettendone la sovranità.

Dati raccolti dai rapporti delle stesse ONG, dal Registro delle Organizzazioni Non-Profit e da altre fonti indicano che tra il 2012 e il 2014 paesi stranieri hanno donato non meno 117 milioni di shekel (30 milioni dollari) a 24 organizzazioni israeliane che si occupano di conflitto israelo-palestinese (non necessariamente nella promozione di diritti umani o della pace). Sono organizzazioni che hanno promosso contro Israele boicottaggi, delegittimazione, demonizzazione, lobbying, azioni giudiziarie, petizioni alla Corte Penale internazionale.

Israele è l’unica democrazia dove il finanziamento pubblico straniero a questi livelli può permettersi di esercitare un impatto profondo sull’agenda dello stato, sul dibattito pubblico e sullo status del paese nella comunità internazionale. Questo sforzo palese da parte dei governi europei di influenzare l’opinione pubblica israeliana, in evidente violazione delle norme di comportamento nelle relazioni amichevoli fra nazioni e in contrasto con le regole diplomatiche, è ampiamente criticato da gran parte dello spettro politico israeliano.

L'International Film Festival on Nakba and Return, organizzato a Tel Aviv dalla ong

L’International Film Festival on Nakba and Return, organizzato a Tel Aviv dalla ong Zochrot. Israele è cancellato dalla carta geografica

Come si può affrontare questo fenomeno preservando il delicato equilibrio fra la libertà di espressione dei cittadini e il diritto di tutelarsi di uno stato sovrano? Una legge ad hoc sarebbe lo strumento più efficace per combattere questa situazione? Precedenti interventi legislativi volti a limitare e rendere più trasparente il finanziamento estero di queste organizzazioni si sono rivelati inapplicabili e dannosi per Israele sulla scena internazionale. Invece di rafforzare la sovranità israeliana di fronte a coloro che cercano di indebolirla, paradossalmente gli sforzi legislativi hanno aiutato questi gruppi a trovare fonti alternative di finanziamento.

Pertanto, mentre certamente bisogna far rispettare le leggi vigenti, l’attenzione deve essere spostata sul dialogo, la critica e su una strategia organizzata verso i governi stranieri che forniscono questi finanziamenti. Il che può essere fatto attraverso pressioni parlamentari, diplomatiche, dell’opinione pubblica e dei mass-media. Occorre una strategia condivisa da tutti i partiti politici israeliani, nella consapevolezza che la delegittimazione di Israele non è una questione di sinistra o di destra: è una questione che riguarda Israele in quanto paese indipendente. La leadership israeliana deve esigere risposte precise sui finanziamenti esteri che esercitano un tale impatto nel dibattito interno e sul finanziamento di organizzazioni che puntano a minare lo stato di Israele.

I leader eletti dovrebbero utilizzare le informazioni già disponibili per smascherare i paesi europei che violano la sovranità di Israele e che cercano di influenzare la nostra agenda: che è esattamente ciò che farebbero i dirigenti di quei paesi se Israele osasse violare in questo modo la loro sovranità.

(Da: Israel HaYom, 4.5.15)