Intanto, sui mass-media palestinesi: falsità e indottrinamento nel più intransigente massimalismo anti-israeliano

“Torneremo alla Palestina nella sua interezza". "Gli ebrei hanno solo due possibilità: tornare in Europa o essere sepolti nel cimitero palestinese”

Ecco un tipico esempio di come viene disinformata la popolazione palestinese dalla distorsione delle notizie ad opera dei mass-media dell’Autorità Palestinese. A seguito di una serie di sanguinosi attentati terroristici contro cittadini israeliani, e molti altri sventati in tempo prima e durante il mese di Ramadan, il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha dato disposizione alla polizia e alle Forze di Difesa israeliane di perseguire i “terroristi palestinesi ovunque si trovino”. Bennett ha specificamente sottolineato che l’obiettivo sono i “terroristi”. Ecco le sue parole riportate dal quotidiano israeliano Maariv lo scorso 17 maggio:

“Le istruzioni sono chiare: prendere di mira i terroristi ovunque si trovino, con ogni tipo di arma. Esercito e polizia hanno il nostro pieno appoggio nel prendere di mira ogni terrorista a Gerusalemme, in Giudea e Samaria [Cisgiordania] e in ogni altra parte del paese”.
(Da: Maariv, 17.5.22 – sottolineatura aggiunta)

Ed ecco come sono state riferite le parole di Bennett dagli organi d’informazione dell’Autorità Palestinese.

“Oggi la Presidenza palestinese ha messo in guardia contro le dichiarazioni del primo ministro israeliano Naftali Bennett che esorta il suo esercito d’occupazione ad assassinare e maltrattare i palestinesi a loro libero arbitrio“.
(Da: Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 17.5.22 – sottolineatura aggiunta)

Titolo: “Bennett ordina all’esercito d’occupazione di usare forza eccessiva contro i palestinesi ovunque si trovino!”. Testo “Il primo ministro dell’occupazione israeliana Naftali Bennett ordina di usare forza eccessiva contro i palestinesi ovunque si trovino e con tutti i tipi di armi”.
(Da: Al-Hayat Al-Jadida, quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese, 18.5.22 – sottolineatura aggiunta)

“Il Ministero degli Esteri e degli Espatriati [dell’Autorità Palestinesi] ha oggi attaccato le dichiarazioni con cui il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha esortato il suo esercito e la sua polizia a usare forza eccessiva contro i palestinesi ovunque si trovino, affermando che tali dichiarazioni costituiscono istigazione alla violenza contro la popolazione palestinese”.
(Da: Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 18.5.22 – sottolineatura aggiunta)

(Da: palwatch.org, 22.5.22)

 

“Gli ebrei hanno solo due possibilità: tornare in Europa o essere sepolti nel cimitero palestinese”
Intervista all’accademico palestinese Riyad Abu Ras sulla tv Al-Quds Al-Youm (Jihad Islamica, Gaza):

Riyad Abu Ras: “La Gran Bretagna si considerava il successore del Califfato islamico e del Califfo musulmano. La sua politica in Palestina era basata su due cose: in primo luogo, che questa era una terra senza popolo e gli ebrei un popolo senza terra. Volevano sbarazzarsi degli ebrei in Europa, perché là gli ebrei erano una grana. Erano un mucchio di assassini e cospiratori, e costituivano bande criminali”.
Intervistatore: “Sì, quindi [gli inglesi] aprirono la strada al loro trasferimento in Palestina”.
Abu Ras: “[Dissero:] ‘ci libereremo di loro mediante l’emigrazione in Palestina’. In secondo luogo, volevano che lo stato d’Israele continuasse a servire fino ad oggi come un pugnale nella schiena della nazione araba e islamica. […] Anche il nome della battaglia ‘Spada di Gerusalemme’ [termine con cui Hamas indica gli 11 giorni di guerra con Israele del maggio 2021 ndr] riveste un simbolismo molto importante nella nostra mente e nella nostra memoria: il conflitto non è semplicemente un conflitto su un pezzo di terra. Questo pezzo di terra rappresenta parte della nostra religione, storia ed eredità. Gerusalemme non può essere sotto il controllo degli ebrei che sono stranieri, estranei venuti a noi dall’Europa e dal Sud America per stabilirsi qui. Questa colonia deve essere smantellata. Questi ebrei… È uno stato, una colonia, un insediamento che deve essere smantellato. I pezzi di legno e gli edifici portatili con cui è stato costruito devono essere smantellati. Che vadano all’inferno! C’è molta terra in Sud America e in Europa, che vadano là. Se a loro piacciono tanto [gli ebrei], che se li prendano. Ma [gli ebrei] non hanno posto in questa terra palestinese. Come si suol dire, le piante non crescono nel deserto: è una cultura, un’identità e una storia diversa che non può crescere in terra islamica, una terra cui Allah ha dato un grado di santità. […] Il loro destino è uno di questi due: o andarsene, o morire ed essere sepolti nel suolo palestinese. Non c’è una terza opzione. O l’Europa, che li ha portati qui, li riporta in Europa, oppure la Palestina sarà il loro cimitero, come lo è stata per altri occupanti come i crociati e i tartari”.
(Da: tv Al-Quds Al-Youm,16.5.22)

(Da: memri.org, 16.5.22)

 

“Torneremo a Haifa, Jaffa, Lod, Ramla, Tiberiade, Nazareth e alla Palestina nella sua interezza”
Lo scorso 15 maggio, Palestine TV ha mandato in onda una manifestazione tenuta a Ramallah in occasione della giornata della Nakba. Durante l’evento, il presidente del Comitato Nazionale per la difesa del “diritto al ritorno”, Muhammad Alian, ha citato Yasser Arafat (deceduto di malattia in un ospedale presso Parigi) fra i capi terroristi palestinesi “uccisi da Israele” e ha portato sul palco una ragazzina a recitare il mantra dell’irredentismo massimalista palestinese che esclude l’esistenza dello stato d’Israele:


Muhammad Alian: “Abu Ammar [Yasser Arafat], Abu Jihad, Yassin, Shaqaqi, Abu Ali Mustafa e Abu Jandal non saranno mai dimenticati. Tutti i martiri della Palestina non saranno dimenticati, il sangue che ogni giorno viene versato nella terra di Palestina non sarà dimenticato. Ho notato una giovane ragazza con un mazzo di chiavi [che sarebbero quelle delle case abbandonate nel 1948 ndr] dal momento in cui è salita sul palco. Questa è quella per cui i sionisti hanno detto: ‘i vecchi moriranno e i giovani dimenticheranno’. Come ti chiami?”
Ragazzina: “Lian Ayman Qabha”.
Allian: “Di dove sei?”.
Ragazzina: “Vengo dalla Palestina nella sua interezza. Vengo dalla Jenin della fermezza, dalla Jenin della rivoluzione… Vengo da Haifa, Giaffa, Dir Yassin, vengo dalla Palestina nella sua interezza”.
Alian: “Perché sei venuta qui?”
Ragazzina: “Sono venuta per commemorare il 74esimo anniversario della Nakba e del nostro esilio. Sono venuta per portare un messaggio al mondo intero: non dimenticheremo mai, stiamo tornando e rimarremo finché rimarranno gli ulivi e il timo”.
Alian: “Grazie. Con questi [ragazzini], è mai concepibile che non torneremo a Haifa, Lod, Ramla, Tiberiade, Nazareth [tutte città all’interno di Israele ndr], a tutte le nostre città palestinesi, alle nostre terre e al nostro mare che ci aspetta con ansia?”.
(Da: Palestine TV, 15.5.22)

(Da: memri.org, 15.5.22)

 

“Grazie ai cosiddetti Accordi di Oslo, Arafat ha riportato la battaglia all’interno della Palestina”
Intervista di Sirhan Yousef, capo in Libano delle relazioni estere di Fatah (il movimento che fa capo ad Abu Mazen), sulla tv Al-Masirah (Houthi, Yemen):

Sirhan Yousef: “Noi crediamo che ciò che è stato preso con la forza sarà ripristinato solo con la forza. Anche se siamo entrati in un processo di accomodamento, non parlo di un processo di pace perché non può esserci pace con Israele… Un processo di accomodamento con l’entità sionista, ciò non significa che abbiamo rinunciato a due cose importanti: in primo luogo il nostro diritto alla terra; e in secondo luogo, il mio diritto di combattere e impegnarmi nella resistenza per riconquistare quella terra. […] Dopo la battaglia di Karameh [Giordania, marzo 1968], quello che ci è successo in Giordania nel settembre 1970, la sventurata guerra civile in Libano e l’invasione israeliana nel 1982, siamo stati esiliati in sette paesi, tra cui lo Yemen. Tutti quei paesi erano lontani dai confini palestinesi. Ma Yasser Arafat, attraverso i cosiddetti Accordi di Oslo che ormai ci siamo buttati alle spalle, ha riportato l’epicentro su Gerusalemme e sulla Palestina. Abbiamo riportato la battaglia dentro la Palestina. […] Speriamo che i paesi arabi aprano i loro confini [con Israele]. In questo modo gli attacchi non verranno solo da Gaza o da Hezbollah nel Libano meridionale. Apriteci i confini, e il nostro popolo palestinese è capace di conseguire vittorie. Dateci le vostre armi. Non vogliamo che voi combattiate. Combatteremo noi. Il nostro popolo combatterà. Possiamo ottenere vittorie e porre fine all’occupazione israeliana”.
Intervistatore: “Oppure lasciate che i palestinesi…”
Yousef: “O almeno lasciateci stare, non pugnalateci alle spalle; possiamo farcela con pietre, coltelli, bombe molotov e ordigni artigianali”.
(Da: tv Al-Masirah, 17.4.22)

(Da: memri.org, 17.4.22)

 

L’apartheid palestinese: chi vende terre ad ebrei commette un peccato per la legge islamica e un reato per la legge dell’Autorità Palestinese

In una recente riunione del Consiglio Supremo della Fatwa dell’Autorità Palestinese presieduta da Muhammad Hussein, Gran Mufti di Gerusalemme e dei Territori Palestinesi e Presidente del Consiglio Supremo della Fatwa, l’Autorità Palestinese ha ribadito che la vendita di terre da parte di palestinesi ad ebrei non è solo un reato penale, ma è anche proibita in base alla shari’a (legge islamica):

“La Palestina è terra kharaj (appartenente ai musulmani) ed è waqf (dotazione islamica inalienabile), per cui secondo la shari’a è proibito vendere le sue terre e le sue proprietà o permetterne il trasferimento a nemici. Questo perché in base ai termini della legge della shari’a è considerata proprietà pubblica islamica e non proprietà privata”.
(Dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 25.3.22).

Dopo aver ribadito la fatwa (sentenza religiosa), il capo del Consiglio Supremo Musulmano e predicatore capo della moschea di al-Aqsa, Ikrima Sabri, ha spiegato cosa accade esattamente a coloro che infrangono tale legge:

“Sabri ha sottolineato la fatwa secondo la quale chi vende o media [la vendita di proprietà a ebrei] non sarà sepolto, non sarà purificato, non riceverà preghiere e chiunque interagirà con esso è un traditore”.
(Dal quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 9.4.22)

Palestinian Media Watch sottolinea che, in base a una legge dell’Autorità Palestinese rafforzata nel 2014 dal presidente Abu Mazen, la vendita di terreni a ebrei è punita con l’ergastolo ai lavori forzati.

(Da: palwatch.org, 24.5.22)