Interrogativi attorno a “una giornata di guerra”

Le risposte di un analista e consulente strategico, diplomato all’Accademia dello Stato Maggiore israeliano, pilota elicotterista per 25 anni e ufficiale di collegamento in varie posizioni internazionali

Di Reuven Ben-Shalom

Reuven Ben-Shalom, autore di questo articolo

Un UAV (veicolo aereo teleguidato) iraniano è penetrato nello spazio aereo israeliano nelle prime ore di sabato mattina provenendo dalla Siria lungo il confine con la Giordania, ed è stato intercettato e abbattuto da un elicottero Apache dell’aeronautica militare israeliana. Israele ha poi distrutto la centrale mobile iraniana che governava da terra il drone e altri obiettivi militari iraniani e siti della contraerea siriana, penetrando in profondità nel territorio siriano. Nel corso dell’operazione, un F-16 israeliano è stato raggiunto da un missile terra-aria siriano ed è precipitato in territorio israeliano. I piloti, feriti, si sono salvati gettandosi col paracadute.

L’abbattimento del jet israeliano è stato l’evento più significativo dello scontro di sabato?
No. Di tutti i fatti di sabato, il più significativo è lo smascheramento delle intenzioni iraniane. L’Iran non si limita più a finanziare, dirigere e influenzare i suoi surrogati, ma minaccia e affronta direttamente Israele mettendo – come si dice – “gli scarponi sul terreno”, e violando la sovranità israeliana. Il suo obiettivo è l’egemonia regionale, e sta costruendo e rafforzando la sua presenza e le sue risorse in tutto il Medio Oriente.

L’abbattimento di un jet israeliano non è un colpo devastante per Israele?
No. Esattamente come non lo sono stati l’abbattimento di un jet americano in Afghanistan e di un jet russo in Siria. Questi incidenti sono visti come un aspetto inevitabile e intrinseco della guerra, e lo stesso vale per Israele. Il predominio aereo israeliano è comunque schiacciante. Disponiamo di sistemi di rilevamento e deviazione all’avanguardia, e siamo in grado di effettuare missioni ovunque sia necessario, in tutto il Medio Oriente. Ma nulla è totalmente infallibile. In guerra si perdono carri armati, navi e aerei.

Ma questo non significa un bilancio svantaggioso nel rapporto costi-benefici? Un F-16 costa di più di un drone.
No. Perché l’obiettivo primo è la difesa della nostra sovranità, dei nostri cittadini e del nostro progetto storico di indipendenza nazionale. Tanto per dire, ogni razzo più o meno artigianale lanciato contro Israele dai terroristi di Gaza costa alcune centinaia di dollari e viene abbattuto (quando si dirige su centri abitati) da un missile intercettore molto evoluto che costa decine di migliaia di dollari. Va anche tenuto presente che, in linea di massima, la difesa è sempre più costosa dell’attacco perché è necessario mettere in campo una gamma di attività generali contro una minaccia sconosciuta e fortuita.

L’obiettivo dell’Iran era quello di raccogliere informazioni o poteva trattarsi di un drone armato con un bersaglio stabilito?
Né l’uno né l’altro. L’obiettivo dell’Iran era quello di testare ulteriormente le capacità e la determinazione di Israele, nel quadro delle sue operazioni in tutta la regione.

Non costituisce un problema il fatto che Iran e Hezbollah riescono a inviare droni in Israele?
No. Si è dimostrato ancora una volta che Israele dispone di un eccellente apparato di difesa aerea in grado di rilevare, localizzare e distruggere le minacce in arrivo. I droni sono facili da usare, ma nonostante il loro crescente valore, non rappresentano ancora una grave minaccia. Tuttavia abbatterli non è impresa facile, e questa sfida è stata vinta da Israele più e più volte.

Drone iraniano

Andare a colpire la centrale mobile iraniana che comandava il drone da terra non è stata una inopportuna esagerazione?
No. E’ stata una scelta perfettamente coerente con la dottrina israeliana: se prendi di mira Israele, sarai preso di mira a tua volta. Non solo siamo stati capaci di rilevare e intercettare un piccolo drone, ma sapevamo esattamente da dove era stato lanciato e chi lo controllava. Il fatto che disponessimo di queste informazioni e che siamo stati in grado di agire grazie ad esse, e colpire questi elementi profondamente dentro la Siria, dimostra una notevolissima capacità operativa. Quindi, la mossa iraniana ha ricevuto come risposta un nostro messaggio forte e chiaro, e non ho dubbi che è arrivato fino a Teheran.

Tutto questo porrebbe degenerare in una guerra?
No. Gli attori in causa non sono interessati a un’escalation fino a una guerra a tutto campo con Israele. Siria, Hezbollah e Iran hanno troppo da perdere. Ovviamente un errore di calcolo può sempre innescare conseguenze più ampie del previsto, ma credo che non sia questo il caso. L’incidente rientra nella categoria “una giornata di guerra”.

L’obiettivo prioritario di Israele è ripristinare la pace e la tranquillità?
No. L’obiettivo prioritario di Israele è preservare la propria indipendenza e difendere tutti i propri cittadini e residenti. La nostra sovranità e la nostra stessa esistenza sono costantemente messe in discussione e minacciate. Di fatto, siamo impegnati da sempre in una continua e prolungata battaglia, di variabile intensità, che va da quella che chiamiamo “difesa routinaria della sicurezza” fino alla guerra totale. Negli ultimi anni, la “campagna militare tra una guerra e l’altra” è diventata un fattore chiave nella difesa degli interessi israeliani, per contrastare le minacce emergenti. Ovviamente noi desideriamo la pace e ci sforziamo di prolungare i periodi di “calma”, promuovendo la stabilità. Ma la “quiete” in se stessa non è certamente il nostro obiettivo prioritario: perlomeno non una quiete provvisoria, sfruttata dai nostri nemici per rafforzarsi e dotarsi di risorse molto pericolose.

10 febbraio 2018: il relitto in fiamme dell’F-16 israeliano vicino a Harduf, nel nord di Israele

È vero che non c’è molto che Israele possa fare per impedire uno schieramento militare iraniano in Siria?
No. Israele ha operato e continua a operare a stretto contatto con gli alleati sul fronte diplomatico, e ha compiuto mosse molto chiare sul terreno dimostrando quali sono le sue linee rosse e le conseguenze che comporta violarle. Naturalmente c’è un limite alla nostra influenza, e la nostra leadership deve prendere decisioni difficili. Ma abbiamo certamente una oggettiva influenza.

È vero che l’ambiente strategico in cui si trova Israele è più vulnerabile che mai?
No, al contrario. La maggior parte degli analisti valuta che la posizione strategica di Israele non è mai stata migliore per quanto riguarda le opzioni regionali, la potenza militare, il dominio tecnologico e gli alleati internazionali. Tuttavia, un posizionamento strategico positivo non significa necessariamente pace e tranquillità, e non si può mai escludere di trovarsi ad affrontare una guerra nel prossimo futuro.

Molti politici israeliani descrivono una prossima guerra come devastante. Si tratta di una minaccia esistenziale per Israele?
No. Una prossima guerra sarebbe certamente difficile, e il fronte interno israeliano subirebbe ondate senza precedenti di razzi e missili. Ma sono convinto che gli israeliani sarebbero in grado di superarla con la loro tradizionale resilienza. Sarebbe certamente doloroso, ma lo stato di Israele non rischierebbe la propria esistenza: una minaccia che potrebbe materializzarsi solo se l’Iran acquisisse armi nucleari. Questo è il motivo per cui dobbiamo fare tutto il possibile per impedire un tale sviluppo.

L’incidente di sabato ha determinato evacuazioni di civili dal nord di Israele?
No. Migliaia di turisti e di israeliani si sono goduti una bella giornata di sole, anche sulle alture del Golan e sul monte Hermon. E direi che questa è la risposta più importante alla mossa dell’Iran.

(da: Jerusalem Post, 12.2.18)