Israele avverte: attenti al “moderato” Rohani

Tra un sorriso e l’altro, il neo presidente iraniano avalla in tv il negazionismo di Ahmadinejad

L’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad e il neo presidente Hassan Rohani lo scorso 18 luglio a Teheran

L’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad e il neo presidente Hasan Rohani lo scorso 18 luglio a Teheran

Il primo ministro Benjamin Netanyahu interverrà martedì prossimo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in un momento particolarmente scomodo per Israele, giacché si troverà quasi da solo a cercare di frenare gli entusiasmi della comunità internazionale per la nuova presidenza iraniana. “Un accordo cattivo è peggio di nessun accordo”, ha detto domenica un’autorevole fonte israeliana citata dal New York Times. Secondo la fonte, l’intervento di Netanyahu delineerà un parallelo tra il programma nucleare iraniano e quello nordcoreano. “All’Iran non deve essere permesso di ripetere lo stratagemma della Corea del Nord per ottenere armi nucleari – ha spiegato il funzionario israeliano al quotidiano Usa – Proprio come fece la Corea del Nord, l’Iran proclama intenzioni apparentemente pacifiche e parla con il linguaggio della non-proliferazione mentre cerca di alleviare le sanzioni e guadagnare tempo per il suo programma nucleare”. Certo, riconosce la fonte, ha ragione il vice consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, Benjamin Rhodes, quando dice che le due nazioni non sono paragonabili perché, sebbene entrambe non si attengano alle norme internazionali di non proliferazione, la realtà è che la Corea del Nord ha già l’arma nucleare e l’ha testata all’inizio del 2006, mentre l’Iran ancora non dispone di arma nucleari. “Ma proprio per questo – insiste il funzionario israeliano – bisogna prendere misure per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare, in modo da non ritrovarci nella stessa situazione che abbiamo con la Corea del Nord, dove si cerca di denuclearizzare un paese che ha già superato quella soglia”.

“Il neo presidente iraniano Hasan Rohani sta cercando di ingannare il mondo, e tanti nel mondo hanno molta voglia di farsi ingannare”, ha detto il ministro israeliano per gli affari strategici, internazionali e di intelligence Yuval Steinitz, intervistato martedì da radio Galei Tzahal – Il compito del piccolo Israele è quello di battersi per la verità, e stiamo facendo del nostro meglio. Quella a cui assistiamo da parte del presidente iraniano è un’offensiva del sorriso, ma non registriamo nessun cambiamento nella sostanza”. (Da: Israel HaYom, 24.9.13)

 

La repressione delle manifestazioni studentesche davanti all’Università di Teheran nel giugno 2009

La repressione delle manifestazioni studentesche davanti all’Università di Teheran nel giugno 2009

Scrive Ruthie Blum, su Israel HaYom: «In vista della partecipazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente iraniano Hasan Rouhani ha lanciato quella che molti hanno definito una “offensiva del sorriso”. Sebbene il termine sia di per sé cinico, non lo sono i giornalisti ed opinionisti che lo utilizzano per descrivere le recenti aperture di Rohani verso gli Stati Uniti (per mezzo, tra l’altro, di un editoriale sul Washington Post e di un’intervista alla NBC): un’ingenuità perfettamente in linea con l’atteggiamento generale verso il nuovo presidente della Repubblica Islamica. In effetti, tutto quello che Rohani ha dovuto fare per convincere l’Occidente di essere un “moderato” è stato semplicemente definirsi tale. Il suo predecessore, Mahmoud Ahmadinejad, era meno rassicurante per gli utopisti della pace in Medio Oriente. Il suo atroce sarcasmo, la sua grandeur nucleare e le sue minacce di genocidio rendevano difficile minimizzare il pericolo rappresentato dal regime di Teheran controllato dai mullah, malgrado i generosi tentativi di concedergli il beneficio del dubbio e persino l’accesso a un podio della Columbia University. Paradossalmente, se non fosse stato per la schiettezza di Ahmadinejad sulla fine dell’Occidente in generale e sull’eliminazione di Israele in particolare, gli Stati Uniti non avrebbero potuto reclutare la cooperazione internazionale nella campagna per imporre sanzioni economiche contro l’Iran. E così Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran e vero burattinaio della presidenza del paese, ha finito col vedere in Ahmadinejad un serio inconveniente per le aspirazioni di egemonia regionale e globale di Teheran. Ed è arrivato Rohani. Poco importa che sia sempre stato un fedele della rivoluzione islamica che rovesciò lo Scià a favore di Khomeini nel 1979. Poco importa che suo figlio si sia suicidato perché si vergognava “di vivere in un ambiente in cui sono costretto a mentire ogni giorno ai miei amici dicendo loro che mio padre ama la nazione mentre so che la realtà è ben lontana da questo”. Poco importa che durante il suo mandato come Segretario del Consiglio Supremo di sicurezza nazionale iraniano abbia violentemente represso le dimostrazioni all’Università di Teheran facendo anche “scomparire” degli studenti di cui non si è saputo più nulla. Poco importa che, nel 2005, abbia vantato i suoi successi come capo negoziatore iraniano sul nucleare dicendo al Consiglio Culturale Supremo della Rivoluzione: “Mentre a Teheran parlavamo con gli europei, intanto installavamo apparecchiature in alcune parti dell’impianto di Isfahan: creando un’atmosfera tranquilla, abbiamo potuto completare il lavoro”. No, niente di tutto questo è sembrato contare granché quando Rohani ha vinto le elezioni presidenziali nel giugno scorso, accolto da tutto il mondo come un moderato. Insomma, un tipo con cui potrebbe esserci una reale possibilità di “negoziare”. Beh, almeno questo è vero: Rohani è ben felice di impegnarsi in negoziati. E’ quello che sa fare meglio, per coprire il rumore delle centrifughe che girano piene di uranio arricchito. Anzi, non fa che vantarsene. In lingua farsi. […]» (Da: Israel HaYom, 24.9.13)

 

Il “moderato” negazionismo di Rohani

Alla domanda se la Terra è piatta, rispondereste “e che ne so, non sono uno scienziato”?  Ebbene, in un’intervista trasmessa dalla NBC lo scorso 19 settembre (con intervistatrice Ann Curry coperta da hijab d’ordinanza), alla domanda: “Il presidente Ahmadinejad ha detto che l’Olocausto è un mito. Lei è d’accordo?”, il “moderato” neo presidente iraniano Hasan Rohani ha risposto: “Non sono uno storico. Sono un politico”.

Nella stessa intervista, alla domanda se sia vero che l’Iran “vuole cancellare Israele dalla carta geografica”, di nuovo Rohani ha glissato rispondendo: “Ciò che auspichiamo per questo paese è ungoverno basato sulla volontà del popolo. Noi crediamo nelle urne”. Ahmadinejad non avrebbe potuto dir meglio. L’ex presidente, infatti, ripeteva spesso che la questione andrebbe “risolta” facendo “tornare” milioni di palestinesi e discendenti di palestinesi nell’entità sionista e facendoli votare sulle sorti dello stato una volta che fossero diventanti ben più numerosi degli ebrei: con tanti saluti per l’unico stato ebraico che esiste al mondo e per la soluzione “a due stati”.   (www.israele.net)