Israele colpisce per evitare un’escalation

Da tempo i capi degli attacchi terroristici sono nel mirino dell’anti-terrorismo israeliano

Da un articolo di Amos Harel e Avi Issacharoff

image_1941Le azioni aeree israeliane sulla striscia di Gaza che martedì, nell’arco di meno di una giornata, hanno causato la morte di undici terroristi palestinesi tra i quali almeno due figure di spicco della Jihad Islamica, sollevano alcune domande. Si tratta di un cambiamento nella condotta israeliana? Queste incursioni indicano che Israele si sta preparando ad invadere tra breve la striscia di Gaza?
Per come appaiono le cose in questo momento, la risposta è no ad entrambe le domande.
Tra lunedì sera e martedì pomeriggio, le forze aeree israeliane hanno colpito quattro volte nella striscia. Nei primi due casi si è trattato di uccisioni mirate: gli individui colpiti erano stati presi specificamente di mira a causa del loro ruolo di punta nell’incessante campagna di attacchi con missili Qassam condotta dalla Jihad Islamica contro il territorio israeliano. Uno, Majed Harazin, viene descritto dai servizi di sicurezza israeliani come la persona responsabile dell’arsenale missilistico. L’altro, Karim Duhduh¸era responsabile della produzione di Qassam. Nei raid, sono stati uccisi altri quattro terroristi che viaggiavano con loro.
Il terzo attacco aereo è avvenuto martedì mattina e ha preso di mira una squadra addetta ai Qassam che si apprestava a lanciare missili su Sderot per vendicare i capi appena colpiti. Tre i terroristi morti in questa azione.
La quarta incursione è stata una reazione ad un attacco Hamas con granate di mortaio su Kerem Shalom, e ha preso di mira una postazione di Hamas presso Khan Yunis, nella parte sud della striscia di Gaza. Due i terroristi uccisi.
Nessun civile è stato colpito in tutte queste operazioni.
Dunque, cosa c’è di nuovo in queste azioni israeliane? In realtà, non molto. Già da tempo capi e mandanti delle squadre che lanciano Qassam sono nel mirino dei servizi anti-terrorismo israeliani. Ciò che è avvenuto lunedì sera è stato il concorso di diversi fattori: esatte informazioni di intelligence, il tipo giusto di opportunità operative, forse una motivazione in più da parte israeliana a sferrare un colpo alla Jihad Islamica a causa del ruolo guida del gruppo nella recente escalation di attacchi con razzi e granate. Ciò può aver comportato un investimento maggiore del solito in energie e risorse per la realizzazione delle operazioni.
Nondimeno, l’impressone è che attualmente Israele stia facendo di tutto pur di evitare un’operazione di terra su vasta scala nella striscia di Gaza. Potrà esservi un aumento di raid e uccisioni mirate proprio perché la dirigenza politica e militare vuole evitare, in questa fase, un’escalation generalizzata.
Con un avvertimento, tuttavia: nei territori è sempre difficile condurre una “escalation controllata”. Non si può mai sapere con precisione quale sarà il risultato di un’incursione delle Forze di Difesa israeliane. D’altra parte, naturalmente, è del tutto impossibile prevedere quando un qualunque attacco di Qassam potrà sferrare un colpo letale su Sderot o dintorni.
La Jihad Islamica ha già dichiarato che i raid costeranno caro a Israele. Non è ancora successo, e nella striscia di Gaza molti temono che Israele in realtà sia riuscito a penetrare il sistema di sicurezza della Jihad Islamica, esponendone gli aderenti. Per questo, tutte le figure più importanti del gruppo si sono date alla macchia, evitando per lo più di partecipare ai funerali dei colleghi uccisi.
(Da: Ha’aretz, 19.12.07)

L’annuncio del primo ministro di Hamas (deposto) Ismail Haniyeh, secondo cui il suo gruppo sarebbe disposto a intavolare negoziati con Israele per un temporaneo cessate-il-fuoco, è stato definito mercoledì dal presidente d’Israele Shimon Peres “un patetico e fraudolento tentativo di sviare l’attenzione internazionale dai crimini di Hamas e Jihad Islamica”. “Se Hamas e Jihad Islamica fermassero i lanci di missili su donne e bambini – ha detto Peres – Israele cesserebbe il fuoco immediatamente. Per cui non c’è bisogno di alcun negoziato. Hamas non offre alcuna speranza al popolo palestinese. Il suo solo scopo è seminare distruzione, guerra e spargimenti di sangue. Nell’attimo stesso in cui porrà fine ai suoi violenti atti criminali, la calma tornerà a regnare nella nostra regione”.
(Da: Jerusalem Post, 19.12.07)

Nella foto in alto: abitazione israeliana nel kibbutz Zikim centrata domenica da un Qassam palestinese: ferita una bambina di due anni