Israele e vaccini: vergognose (e insostenibili) le calunnie della congressista palestinese-americana

L’Autorità Palestinese accusa Israele di razzismo per coprire i propri fallimenti, e Rashida Tlaib si fa megafono della menzogna

La congressista palestinese-americana Rashida Tlaib. Sulla maglietta, la consueta mappa delle rivendicazioni palestinesi: Israele è cancellato dalla carta geografica

In un’intervista martedì scorso al programma di news Democracy Now!, la congressista palestinese-americana Rashida Tlaib ha definito Israele uno “stato razzista” e da “apartheid” perché, a suo dire, negherebbe ai palestinesi l’accesso a cure e vaccini contro il coronavirus. “Penso che sia davvero importante capire che Israele è uno stato razzista che nega a palestinesi come mia nonna l’accesso al vaccino, perché non credono che sia un essere umano eguale che merita di vivere e di potersi difendere da questa pandemia” ha detto Tlaib nell’intervista, aggiungendo che Israele avrebbe anche impedito ai palestinesi di accedere a test e risorse di tracciamento, misure preventive e farmaci. “Tutto questo non fa che ribadire che Israele è uno stato di apartheid”, ha concluso la congressista.

In realtà, checché ne dica Tlaib, sin dall’inizio della pandemia Israele ha direttamente fornito ai palestinesi, o agevolato la consegna da parte di donatori internazionali, di varie forniture mediche compresi test diagnostici e ventilatori terapeutici. Già lo scorso maggio, rispondendo a una petizione presentata alla Corte Suprema da Physicians for Human Rights, il Ministero della salute israeliano e il Coordinatore delle attività governative d’Israele nei Territori (COGAT) hanno fornito tutti i particolari, spiegando che stavano operando “in cooperazione e coordinamento con i soggetti competenti dell’Autorità Palestinese e vari soggetti internazionale per garantire aiuti importanti e diversificati alla popolazione palestinese, ben oltre ciò che è legalmente richiesto”. La risposta sottolineava inoltre che dal 1995, quando venne firmato l’Accordo detto Oslo Due, l’Autorità Palestinese ha chiesto e ottenuto la piena responsabilità dell’assistenza sanitaria nelle aree sotto sua competenza, mentre Hamas, che ha il controllo della striscia di Gaza dal 2007, rivendica la piena gestione dei servizi sanitari alla popolazione locale.

Dal testo dell’Accordo ad interim israelo-palestinese, Allegato III, Appendice 1, art. 17, comma 1 e 2, 28 settembre 1995: “I poteri e le responsabilità nella sfera della salute in Cisgiordania e nella striscia di Gaza saranno trasferiti alla parte palestinese, compreso il sistema di assicurazione sanitaria. La parte palestinese continuerà ad applicare gli attuali standard di vaccinazione dei palestinesi e li migliorerà secondo gli standard accettati a livello internazionale in questo campo, tenendo conto delle raccomandazioni dell’OMS. In questo quadro, la parte palestinese continuerà a vaccinare la popolazione”.

Il Ministero della salute israeliano ha tenuto incontri con la sua controparte palestinese, trasferendo materiale professionale tradotto in arabo. Il Magen David Adom (Stella Rossa di David) e lo Sheba Medical Center di Tel Hashomer hanno organizzato corsi di formazione per team medici e paramedici palestinesi. Un corso di formazione speciale si è tenuto presso l’ospedale di Gerico, che accoglieva pazienti covid-19 dalla Cisgiordania. Israele ha donato migliaia di tamponi e forniture e ha agevolato le donazioni della comunità internazionale sia in Cisgiordania che nella striscia di Gaza. Durante la prima ondata del virus, il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, elogiò in numerose occasioni quella che definiva “l’eccellente cooperazione” tra Israele e Autorità Palestinese nella lotta al coronavirus.

Vaccinazioni anti-coronavirus nel quartiere Beit Hanina di Gerusalemme est

In una corrispondenza pubblicata dalla rivista medica The Lancet, tre medici israeliani hanno testimoniato che spesso al personale sanitario palestinese è stato proibito di lavorare con colleghi israeliani e che spesso a pazienti palestinesi è stato vietato dall’Autorità Palestinese l’ingresso in Israele per cure mediche (erano i mesi in cui il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen aveva decretato la rottura di ogni forma di cooperazione con Israele).

Nelle scorse settimane i rappresentanti palestinesi hanno rilasciato dichiarazioni contraddittorie sulla presunta richiesta di ricevere vaccini da Israele. Il Ministero degli esteri dell’Autorità Palestinese ha affermato che Israele, in quanto “potenza occupante”, è obbligato a fornire vaccini ai palestinesi, mentre altri funzionari sostenevano che l’Autorità Palestinese non aveva affatto chiesto vaccini da Israele essendoseli procurati da sé e che l’Autorità Palestinese aveva persino respinto i vaccini offerti da ong israeliane. Da notare che a maggio l’Autorità Palestinese ha anche espressamente rifiutato dotazioni mediche donate dagli Emirati Arabi Uniti, come forma di protesta contro la normalizzazione tra paesi arabi e Israele.

(Da: Jerusalem Post, israele.net, 21.1.21)

Alle calunnie di Rashida Tlaib ha risposto, con un video postato su Twitter, la vice sindaca di Gerusalemme Fleur Hassan-Nahoum, titolare del portafoglio affari esteri della municipalità nonché co-fondatrice dell’UAE-Israel Business Council che si adopera per incrementare le opportunità di cooperazione economica tra la società degli Emirati e i cittadini israeliani (arabi ed ebrei).

La vice sindaca di Gerusalemme Fleur Hassan-Nahoum. Clicca la foto per vedere il video su Israel HaYom

«Nelle ultime due settimane Israele ha dovuto subire disgustose accuse circa il programma di vaccinazioni per la sua popolazione e i palestinesi. Mettiamo le cose in chiaro. Negli anni ’90 Israele firmò degli accordi di pace con l’Autorità Palestinese chiamati Accordi di Oslo. Con quegli accordi, i palestinesi divennero responsabili per la gestione della loro sanità: questo è ciò che volevano, volevano la loro autonomia, volevano l’autodeterminazione, e gli accordi facevano parte di questo processo. Se Israele entrasse nei territori dell’Autorità Palestinese per aiutarli ad affrontare la crisi da covid-19 o per vaccinarli, la cosa sarebbe vista come una violazione della loro autonomia. Sicché, si sbaglia comunque. Da una parte, se non ci intromettiamo e lasciamo che si gestiscano in autonomia, li abbandoniamo e non rispettiamo i nostri obblighi in base alla Convenzione di Ginevra. Dall’altra parte, se lo facciamo violiamo la loro autonomia. Da una parte, sono l’entità che riceve aiuti da tutto il mondo perché gestisca la propria popolazione. Dall’altra parte, prendono quei fondi, pagano vitalizzi ai terroristi e non si occupano della crisi sanitaria e dei vaccini per la loro gente.»

L’accusa secondo cui Israele negherebbe ai palestinesi l’accesso a cure e vaccini anti-coronavirus “perché non ritengono i palestinesi esseri umani che meritano di vivere” (come ha affermato la congressista palestinese-americana Rashida Tlaib) è tanto più assurda dal momento che gli stessi epidemiologi israeliani spiegano che ovviamente è nell’interesse generale d’Israele che i palestinesi vengano vaccinati il più presto possibile, poiché le due popolazioni sono troppo intrecciate fra loro per ottenere l’immunità di gregge di una senza l’altra. “Il messaggio è molto semplice: siamo un’unica unità epidemiologica”, ha detto a Times of Israel il direttore generale del Ministero della salute Moshe Bar Siman-Tov. “Ci sono molti palestinesi che vengono a lavorare tutti i giorni in Israele – spiega Amnon Lahad, presidente del Consiglio Nazionale per la salute di comunità –  E ci sono arabi israeliani che si recano nelle aree palestinesi molto più di quanto non si creda, per fare shopping, celebrare matrimoni e incontrare parenti. Inoltre, ci sono molti palestinesi che lavorano negli insediamenti israeliani in Cisgiordania”.
(Da: Times of Israel, israele.net, 21.1.21)

Palestinian Media Watch ha documentato come l’Autorità Palestinese stia cercando di incolpare Israele per la propria incapacità di procurarsi il vaccino anti-coronavirus in tempo utile. Per mesi l’Autorità Palestinese ha continuato a rassicurare la popolazione ripetendo che il suo Ministero della salute aveva il controllo della situazione, che aveva ordinato vaccini e che il loro arrivo era imminente senza bisogno di alcun aiuto da Israele. Quando ha visto che le cose non stavano andando in questo modo, l’Autorità Palestinese ha repentinamente fatto ricorso all’alibi standard con cui giustifica tutti i suoi fallimenti: incolpare Israele.

Il 21 novembre 2020 la ministra della sanità dell’Autorità Palestinese, Mai Alkaila, incontra rappresentanti di OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), UNICEF, UNRWA, Ministero palestinese delle finanze, Ministero palestinese dell’informazione e Comitato Epidemiologico. Durante l’incontro, Alkaila annuncia che l’Autorità Palestinese “presenterà i documenti necessari all’OMS e alla Global Alliance for Vaccines and Immunization per garantire che la Palestina riceva vaccini adeguati contro il coronavirus” (Da: Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 21.11.20). Nessuno chiede il coinvolgimento di Israele. Anzi, a dicembre un alto funzionario del Ministero della salute dell’Autorità Palestinese, citato dal Jerusalem Post, afferma sdegnosamente che il suo Ministero “non è un dipartimento del Ministero della difesa israeliano” e che procurerà i vaccini per proprio conto.

Un’operatrice sanitaria parla con un’araba israeliana in un centro per vaccini anti-coronavirus a Gerusalemme est

Il 12 dicembre, Osama Najjar, funzionario del Ministero della salute dell’Autorità Palestinese, dichiara: “Circa quattro milioni di dosi del vaccino russo Sputnik V sono attese in Palestina tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo anno, e una volta arrivate saranno distribuite al popolo palestinese” (Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 12.12.20).

Sempre il 12 dicembre, la ministra della salute palestinese Alkaila afferma: “Il vaccino dovrebbe arrivare in Palestina all’inizio del prossimo anno. La Palestina è in contatto con la Russia e le società Moderna e AstraZeneca per quanto riguarda l’acquisto del vaccino, ma non Pfizer poiché il vaccino di quella azienda richiede la presenza di frigoriferi che conservino il vaccino a meno 80 gradi Celsius”. Il ministro aggiunge: “”Il meccanismo COVEX, che aiuta per i vaccini i paesi più poveri, coprirà i costi del vaccino per il 20% della popolazione palestinese, mentre il governo [palestinese] lo finanzierà per almeno il 50% delle persone di Cisgiordania e striscia di Gaza” (Da: Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 12.12.20).

Il 9 gennaio, le autorità sanitarie dell’Autorità Palestinese assicurano ripetutamente alla popolazione che i vaccini sono in arrivo. “La ministra della salute Alkaila afferma che il suo Ministero ha contattato quattro aziende produttrici di vaccini e che la fornitura in corso di consegna coprirà il 70% della popolazione palestinese in Cisgiordania e striscia di Gaza, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità fornirà i vaccini per il 20%” (Da: Wafa, agenzia di stampa ufficiale dell’Autorità Palestinese, 9.1.21). Dal canto suo, il direttore generale per la sanità pubblica del Ministero della sanità dell’Autorità Palestinese, Yasser Bouziya, dichiara: “Due milioni di dosi sono state ordinate a questa azienda [AstraZeneca] per vaccinare quasi un milione di residenti in Palestina. Abbiamo ricevuto una risposta ufficiale dall’azienda. Inoltre, la Ministra della salute ha contattato l’azienda russa Sputnik, è stato ordinato il vaccino e siamo in attesa di una risposta ufficiale dell’azienda. Non stiamo solo aspettando, stiamo lavorando a quella che viene chiamata la fase preliminare dell’arrivo del vaccino in Palestina” (Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 9.1.21).

Poi, improvvisamente, il 10 gennaio: “Il Ministero degli affari esteri e degli espatriati [dell’Autorità Palestinese] ha sottolineato ieri sera in una dichiarazione che l’obbligo di Israele come potenza occupante è di fornire al popolo palestinese i vaccini contro il coronavirus, e invece fornisce i vaccini ai suoi cittadini ignorando i suoi obblighi come potenza occupante, discriminando razzialmente il popolo palestinese e negandogli il diritto alla salute. Il Ministero degli esteri elogia le prese di posizione di stati, enti, parlamentari, giuristi e personalità internazionali che vedono le violazioni di Israele come un apartheid contro il popolo palestinese nel campo della salute” (Da: quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida, 10.1.21).

(Da: palwatch.org, israele.net, 13-21.1.21)