Israele entra nell’OCSE

Accolto all’unanimità come 32esimo stato membro, nonostante la campagna di gruppi anti-israeliani.

image_2820Israele ha ottenuto luce verde per il suo ingresso nell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico; nell’acronimo inglese: OECD) in un incontro dei 31 paesi membri tenuto lunedì a Parigi. Nel corso della riunione, i rappresentanti dei paesi OCSE hanno ricevuto dati dettagliati ed aggiornamenti sullo stato delle candidature, e hanno votato all’unanimità a favore dell’adesione di Israele come trentaduesimo stato membro. L’ingresso ufficiale di Israele avrà luogo in occasione della riunione annuale a livello ministeriale del Consiglio dei paesi OCSE, che si terrà il 26-28 maggio prossimi a Parigi. Con Israele, verranno accolte anche Estonia e Slovenia.
Parlando a radio Galei Tzahal, il ministro israeliano delle finanze Yuval Steninitz ha salutato la decisione dell’OCSE come “estremamente importante”, spiegando che essa riveste un grande valore sia sul piano economico, sia su quello politico.
Gruppi di pressione filo-palestinesi avevano progettato di inscenare proteste davanti alla sede OCSE di Parigi. Secondo il ministro israeliano per industria, lavoro e commercio Binyamin Ben-Eliezer, lo stesso primo ministro dell’Autorità Palestinese, il “moderato” Salam Fayyad, ha cercato di bloccare l’ingresso di Israele nell’OCSE. La settimana scorsa l’Autorità Palestinese ha inviato una lettera a tutti gli stati membri dell’Organizzazione con la quale chiedeva di sospendere l’ingresso di Israele. Stando il testo della lettera pubblicato sul sito web del ministero degli esteri dell’Autorità Palestinese, in essa si sosteneva che accogliere Israele significherebbe “accettare l’occupazione dei territori palestinesi”. La rappresentanza Olp a Parigi aveva fatto anche circolare un opuscolo dedicato a come formare nei vari paesi delle ‘lobby’ che agissero contro la candidatura di Israele, accusandolo tra l’altro di “crimini di guerra, genocidio e sfruttamento”.
Il ministro Ben-Eliezer ha biasimato i tentativi di Fayyad di sbarrare la strada a Israele sottolineando come la lettera ufficiale dell’Autorità Palestinese venisse diffusa proprio nel momento in cui “Israele è pronto ad avviare colloqui (per ora solo indiretti, come richiesto dai palestinese) per arrivare all’accordo e alla pacificazione fra le due nazioni”.
Nel quadro del processo di adesione all’OCSE, Israele ha dovuto adottare una serie di misure per soddisfare le norme e gli standard osservati dai trentun stati membri in materia di mercati finanziari, legislazione anticorruzione, tecnologia/innovazione e investimenti. Nella fase finale, durante i mesi scorsi, l’Organizzazione ha raggiunto accordi con Israele sulle modalità per trattare tre questioni critiche: le politiche anticorruzione con particolare riferimento all’industria della difesa, l’adesione alla legislazione sulla proprietà intellettuale che è comune ai paesi membri dell’OCSE e l’esclusione dalle statistiche dei dati relativi a territori che non sono considerati parte di Israele.
L’adesione all’OCSE, che conta fra i suoi membri i maggiori attori dell’economia globale, aumenterà la possibilità d’Israele di intrattenere un dialogo permanente con i rappresentanti di quelle economie, esigerà un profondo aggiornamento della pubblica amministrazione israeliana, migliorerà il management aziendale nel paese e ridurrà il tasso di rischio d’Israele, favorendo gli investimenti stranieri.

(Da: Jerusalem Post, 10.5.10)

Elenco aggiornato dei 34 paesi membri dell’OCSE:
Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Corea del Sud, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria.

Il sito dell’OCSE:

http://www.oecd.org