“Israele falsifica i reperti archeologici scrivendoci sopra in ebraico”

Questa la fantasiosa tesi, necessaria alla narrativa palestinese, sostenuta da un “esperto” egiziano alla TV di Abu Mazen

Di Nan Jacques Zilberdik e Itamar Marcus

“…e vi scrive sopra in ebraico”

Dirigenti ed esponenti dell’Autorità Palestinese distorcono costantemente la storia pur di sostenere che gli ebrei non hanno alcun legame storico con Gerusalemme né con l’intera area della Terra di Israele.

Per sostenere questa tesi di pura fantasia, i palestinesi devono anche inventarsi un modo per spiegare la quantità di prove ed evidenze documentali e archeologiche della storia ebraica nel paese, molte delle quali portano testimonianza dell’antica scrittura ebraica. Invece di riconoscere la realtà della storia ebraica e l’autenticità dei reperti ebraici, l’Autorità Palestinese afferma che Israele “ruba” reperti archeologici “palestinesi” e vi incide falsi testi in ebraico. Questa negazione è parte cruciale e necessaria della narrativa con la quale i palestinesi rivendicano una sorta di “proprietà esclusiva” sul paese in base a una fittizia “storia esclusivamente palestinese” lunga migliaia di anni.

Questa calunnia, che nega l’autenticità delle inoppugnabili prove di migliaia di anni di storia ebraica in Terra d’Israele, è stata recentemente ripetuta da un funzionario egiziano e dalla conduttrice della televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese che l’ha ospitato:

Raja Ahmed Hassan, membro del Consiglio egiziano per gli affari esteri ed ex assistente del Ministro degli esteri del Cairo: “Se glielo consentiranno, Israele tenterà di cambiare la situazione sul campo, di cambiare i siti culturali. Cambia alcuni dei reperti archeologici esistenti e vi scrive sopra in ebraico. Prende il controllo di un gran numero di…”
Conduttrice della TV dell’Autorità Palestinese: “Una falsificazione della storia”.
Raja Ahmed Hassan: “Una contraffazione che contraddice le decisioni dell’Unesco. L’Unesco ha stabilito che né Israele né gli ebrei hanno alcun retaggio a Gerusalemme.”
(Da: TV ufficiale dell’Autorità Palestinese, 7.10.19)

In modo analogo, anche il Ministro degli esteri dell’Autorità Palestinese, Riyad al-Malki, ha affermato alla Conferenza generale dell’Unesco dello scorso novembre che Israele “la potenza occupante, si adopera per controllare e distruggere e falsificare la storia”.

Il 13 ottobre 2016, a Parigi, l’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) ha approvato una risoluzione sulla “Palestina occupata” con 24 paesi che hanno votato a favore, 6 contrari e 24 astensioni. La risoluzione è stata successivamente approvata dal Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco, il 26 ottobre 2016, con una votazione a scrutinio segreto in cui dieci paesi hanno votato a favore della risoluzione, due si sono opposti, otto si sono astenuti e uno, la Giamaica, si è assentato dal voto. Nella risoluzione l’Unesco fa riferimento al Monte del Tempio, il sito più santo dell’ebraismo, unicamente col termine arabo “Moschea Al-Aqsa/Al-Haram Al-Sharif” e lo presenta solo come un “sito santo musulmano”. La risoluzione condanna una presunta “escalation israeliana di aggressioni” e “violazioni” sul sito, ed esorta Israele a “rispettare l’integrità, l’autenticità e il patrimonio culturale della moschea di Al-Aqṣa/Al-Ḥaram Al-Sharif come luogo santo di culto musulmano”.

(Da: palwatch.org, 11.12.19)